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Becce (Assiterminal): “Sul supporto alla Culmv l’AdSP faccia la sua parte”

Contributo a cura di Luca Becce * * presidente Assiterminal   Le organizzazioni sindacali ci stanno chiedendo di riattivare la trattativa per il rinnovo del CCNL. A questa richiesta, insieme alle altre Associazioni datoriali, abbiamo risposto con disponibilità a incontrarci anche a breve, pur non ritenendo prioritaria questa esigenza, per la fase drammatica che il […]

di Nicola Capuzzo
4 Novembre 2020
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Luca Becce

Contributo a cura di Luca Becce *

* presidente Assiterminal

 

Le organizzazioni sindacali ci stanno chiedendo di riattivare la trattativa per il rinnovo del CCNL. A questa richiesta, insieme alle altre Associazioni datoriali, abbiamo risposto con disponibilità a incontrarci anche a breve, pur non ritenendo prioritaria questa esigenza, per la fase drammatica che il paese sta attraversando.
Vorremmo essere ben compresi in questa nostra affermazione. Assiterminal è stata l’associazione datoriale che più di ogni altra, ce lo si consenta, ha creduto e voluto un CCNL valido, funzionante; abbiamo sempre dato ai tavoli un contributo essenziale per trovare i giusti compromessi e le intese conseguenti. Sono fatti, questi.
Non abbiamo cambiato opinione. Continuiamo a pensare che il CCNL sia lo strumento essenziale per regolare le relazioni tra aziende e lavoratori.
Ma oggi non vedere che esiste in modo prepotente un tema che riguarda il contesto nel quale in CCNL agisce ci sembra davvero miope. E non ci riferiamo solo alla drammaticità nella quale diuturnamente la pandemia ci colloca. Questa emergenza, anche nel nostro campo, non fa che evidenziare lacune ormai radicate. Infatti ci riferiamo al fatto che, nemmeno di fronte a questa, la portualità italiana sappia fare sistema, come la riforma della 84/94 pareva volere, con, ad esempio, l’istituzione del Tavolo Nazionale di Coordinamento dei Presidenti delle ADSP dotato di competenze dirette e significative.
Niente è invece cambiato rispetto allo scenario precedente. Il Gattopardo ancora una volta ha avuto ragione.
Il tema del lavoro, della organizzazione del lavoro nel contesto portuale, insieme alle questioni connesse alle scelte infrastrutturali e alle concessioni, è uno di quelli che più soffre questa mancanza di visione di sistema cui facciamo riferimento.
Assiterminal, consapevole della propria natura di associazione nazionale, si astiene normalmente dall’entrare nella dialettica locale.
Ma la situazione genovese non può essere considerata una questione solo locale; troppo spesso e a sproposito si è parlato di “modello Genova” riferendosi alla organizzazione del lavoro; invece il maggior porto del Mediterraneo, simbolo della portualità italiana, sta manifestando tutti i sintomi di questo disagio generale che, come ovvio, si ripercuotono ancora maggiormente sull’organismo più rilevante del sistema.
Per questo non riteniamo un’invasione di campo il commentare la situazione.
Leggiamo dai giornali che è in atto un confronto difficile tra terminalisti, Compagnia Portuale e ADSP in occasione dell’approvazione del bilancio del 2019 della CULMV e alla conseguente esigenza, manifestata dalla Compagnia, di un intervento di sostegno economico e finanziario da parte dei terminalisti.
Leggiamo dai giornali e ci viene riferito dai nostri associati che gli accordi stipulati nel 2019 a fronte dell’ennesimo intervento a supporto (dal 2013 ogni anno è così) non hanno trovato applicazione.
Ci dicono i nostri associati che non esiste in alcun modo la volontà di minare la CULMV ma, al contempo, gli stessi rivendicano di aver pienamente rispettato gli accordi commerciali sottoscritti e che l’attuale ennesimo (l’ottavo) intervento economico richiesto non è generato dal mancato rispetto di alcun impegno contrattuale liberamente sottoscritto tra le parti.
Leggiamo e sappiamo che una delle condizioni inserite negli accordi connessi all’intervento economico del 2019 consistesse nella elaborazione di un piano industriale che ponesse le basi per il raggiungimento dell’equilibrio economico gestionale che è necessario per qualunque impresa, CULMV compresa. Un piano industriale che dovrebbe anche definire le linee dell’assetto organizzativo in CUMLV, perché, nella situazione attuale, non è stato possibile affrontare scelte decisionali esiziali per la sopravvivenza di CULMV.
Leggiamo dai giornali che oggi i terminalisti vengono pressati particolarmente da ADSP, che di quell’accordo avrebbe dovuto essere garante, a concedere l’ennesimo supporto senza aver potuto vedere approvato dalla CULMV alcun piano con quei contenuti e garanzie. Sappiamo che i terminalisti, ma la stessa CULMV, hanno avanzato proposte ad esempio sulla struttura tariffaria aderenti alle diverse esigenze operative connesse alle specificità dei traffici portuali, che richiedono quantità e qualità di avviamenti di personale assai differenti. E sappiamo che questa richiesta è rimasta inevasa.
ADSP chiede di chiudere la partita e concedere i supporti subito, senza indugio, per la crisi pandemica. Ma è proprio la crisi pandemica e la situazione del 2020 che, invece, richiederebbe che questi strumenti di pianificazione e controllo fossero completati e su questa base si chiudesse la partita del supporto economico. Senza questi strumenti i terminalisti genovesi, che sono vittime a loro volta della crisi economica causata dalla pandemia, non possono che chiedersi come sarà risolta la chiusura del bilancio della CULMV del 2020 che si preannuncia assai più onerosa di quella del 2019, anno nel quale, occorre ricordarlo, CULMV ha segnato il risultato di fatturato migliore possibile.
Pensiamo che ADSP non possa sottrarsi a questo compito.

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