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Banchine vuote a Gioia Tauro: lo sfogo di Agostinelli

Contributo a cura di Andrea Agostinelli * * Commissario straordinario dell’Autorità portuale di Gioia Tauro   Le continue, talvolta assillanti, procedure sindacali di “raffreddamento”, la cui gestione è devoluta alla Autorità Portuale, mi impongono una riflessione, tanto più necessaria quanto più è stridente l’immagine delle banchine del porto di Gioia Tauro in questi giorni desolatamente vuote. […]

di Nicola Capuzzo
6 Febbraio 2021
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Contributo a cura di Andrea Agostinelli * * Commissario straordinario dell’Autorità portuale di Gioia Tauro

 

Le continue, talvolta assillanti, procedure sindacali di “raffreddamento”, la cui gestione è devoluta alla Autorità Portuale, mi impongono una riflessione, tanto più necessaria quanto più è stridente l’immagine delle banchine del porto di Gioia Tauro in questi giorni desolatamente vuote.

Dopo un 2020 straordinario nonostante l’emergenza sanitaria, ed in assoluta controtendenza nel panorama nazionale, in queste prime settimane del 2021 i traffici portuali hanno registrato un brusco calo, e importantissime linee di navigazione trans-oceaniche sono state temporaneamente dirottate altrove.

Congestione delle banchine, lavori portuali cui contribuisce anche questa Autorità, una parziale inoperatività dei mezzi meccanici ed una eccessiva lentezza delle operazioni portuali: queste le cause del momento negativo che il porto sta attraversando.

Non sarà inutile ricordare come il terminalista stia rispettando alla lettera un robustissimo piano di investimenti, ed ulteriori 3 grues di ultima generazione saranno posizionate in banchina durante il 2021, e come l’Autorità Portuale stia supportando questo sforzo sotto il profilo della agibilità dei fondali e nell’adeguamento tecnico-funzionale delle banchine.

Così come non dobbiamo dimenticare come il terminal – con l’impegno ed il sacrificio di tutti, maestranze in primis – sia rimasto operativo anche nei momenti peggiori della pandemia e non un’ora di Cassa Integrazione sia stata richiesta.

Ma allo stesso tempo dobbiamo sapere con assoluta chiarezza – e le circostanze di questi giorni lo confermano con durezza -, come Gioia Tauro non sia il terminal contenitori al centro del mondo dello “shipping”, e soprattutto non sia il riferimento imprescindibile per le esigenze dell’armatore, tutt’altro; altre soluzioni sono ben possibili, al di là del Mediterraneo, dove se non il costo del lavoro, la speditezza delle operazioni portuali è un fattore decisivo nelle scelte degli armatori.

E lo stesso vale, a maggior ragione, anche per il terminal automobilistico, per il quale l’alternativa è anche più prossima e si chiama Salerno.

Abbiamo messo a disposizione del porto un nuovo gateway ferroviario, una nuova, strategica opportunità, al prezzo di inenarrabili difficoltà burocratiche, dovute a nodi irrisolti fin dai tempi della costruzione del porto e ad atavici contenziosi che stiamo faticosamente cercando di portare a soluzione con il supporto della Regione Calabria ed il dialogo con il Commissario del CORAP, Consorzio Regionale per lo Sviluppo delle Attività Produttive.

Ed abbiamo, in ogni modo ed in ogni circostanza, sollecitato la “politica” nazionale a sciogliere quei nodi infrastrutturali che ad oggi impediscono al porto di Gioia Tauro di esprimere e mettere a frutto la strategicità della sua posizione al centro del Mediterraneo.

E ancora. Fra due settimane l’impresa aggiudicataria inizierà i lavori di completamento della banchina di ponente, primo passo per l’insediamento di un polo per le riparazioni navali nel porto di Gioia Tauro, fino a 5 anni fa un sogno proibito chiuso in un cassetto.

Ma è sul “capitale umano” che mi voglio conclusivamente soffermare. Se è vero che non mancano, da parte dei terminalisti e della Autorità Portuale, investimenti assai importanti e cospicui nei mezzi e nelle infrastrutture, credo che ci sia un percorso ancora da compiere sulla qualificazione e sulla valorizzazione delle maestranze. Investimenti “immateriali”, nella forma della attenzione alla “formazione” ma anche a processi finalizzati a farli sentire “comunità portuale”, la chiave a mio parere per far funzionare bene e in continuità il nostro porto.

Noi per primi chiederemo alla Regione Calabria un indispensabile supporto per la formazione delle maestranze attualmente iscritte in Agenzia, in vista di una possibile trasformazione della Agenzia in Impresa allo spirare dei termini previsti dalla legge costitutiva della stessa.

Ai lavoratori portuali ed alle organizzazioni sindacali che li rappresentano chiediamo di avere la nostra stessa visione, di sentirsi parte di un progetto che fino a due anni, fra crisi e licenziamenti, sembrava una chimera irrealizzabile e che oggi fa di Gioia Tauro un “paradosso” nazionale. Chiediamo loro impegno, responsabilità, abnegazione, assicurando loro il nostro impegno, la nostra responsabilità, la nostra abnegazione.

Quel sogno oggi è davanti a noi, è il sogno antico di questo territorio. Aspetta solo di essere tradotto in investimenti, produttività, retro-porto, ferrovia, nuovi posti di lavoro.

Non perdiamo questa occasione irripetibile.

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