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Scarpa (Fedespedi): “Il gigantismo navale sta penalizzando tutto il settore dello shipping”

“La scelta di puntare sul gigantismo navale per sfruttare economie di scala sta penalizzando tutto il settore dello shipping”. A dirlo è Andrea Scarpa, vicepresidente della federazione nazionale degli spedizionieri Fedespedi, secondo il quale l’incidente della Ever Given e il conseguente blocco del canale di Suez hanno rivelato agli occhi del mondo la fragilità della […]

di Nicola Capuzzo
1 Aprile 2021
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“La scelta di puntare sul gigantismo navale per sfruttare economie di scala sta penalizzando tutto il settore dello shipping”. A dirlo è Andrea Scarpa, vicepresidente della federazione nazionale degli spedizionieri Fedespedi, secondo il quale l’incidente della Ever Given e il conseguente blocco del canale di Suez hanno rivelato agli occhi del mondo la fragilità della supply chain marittima. Una fragilità dovuta “a colli di bottiglia naturali ma anche ad alcune precise strategie di mercato”.

Il vicepresidente della federazione con delega allo shipping ha così commentato la vicenda: “Le compagnie di navigazione hanno stravolto la supply chain marittima mondiale. La scelta di puntare sul gigantismo navale per sfruttare economie di scala sta penalizzando tutto il settore dello shipping. Navi enormi hanno bisogno di scali idonei per essere accolte: questo costringe le autorità dei singoli paesi e i  terminalisti ad adeguarsi con ingente impiego di risorse pubbliche e private”.

Secondo Scarpa questo tuttavia sembra non bastare: “Il Canale di Suez, ampliato solo qualche tempo fa, è già troppo piccolo rispetto alle esigenze delle shipping line, le uniche a trarre vantaggio dalle economie di scala, visti gli spropositati aumenti dei noli degli ultimi mesi. Basti pensare alle barriere in ingresso imposte da questo trend: come ha fatto acutamente notare il presidente di Assiterminal, Luca Becce, nell’arco di una decina d’anni si è passati da 18 operatori a tre grandi Alleanze che controllano di fatto il mercato sulle principali tratte commerciali, soprattutto da e per l’Europa. È una situazione sulla quale operatori logistici e autorità dovrebbero riflettere, per non dover affrontare nuovamente una crisi come quella della scorsa settimana”.

Il vicepresidente degli spedizionieri italiani aggiunge che “gli incidenti avvenuti negli ultimi mesi e che hanno causato perdite in mare di centinaia di Teu (anche senza il coinvolgimento di mega portacontainer) hanno messo in evidenza come, a seguito dei cambiamenti climatici, gli eventi atmosferici sono e saranno sempre più violenti”. Questo in prospettiva “comporterà maggior rischio, tanto più per le mega navi da 24.000 Teu ed oltre che, come risultato evidente nell’evento di Suez, sono molto sensibili ai venti a causa dell’enorme ‘effetto vela’, dovuto alle spropositate dimensioni dello scafo ma ancor più dei container imbarcati sopra coperta che arrivano fino all’ottavo tiro”.

Le parole di Scarpa hanno innescato la reazione di Gian Enzo Duci, vicepresidente di Conftrasporto, che ha così commentato: “Appare quantomeno singolare che a criticare le economie di scala generate dal gigantismo navale sia chi rappresenta l’unico soggetto che ne ha goduto negli scorsi 10 anni”. Vale a dire i caricatori per i quali gli spedizionieri lavorano.

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