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Tre anni dopo il Morandi è ancora d’oro per Adsp Genova

Malgrado i flussi di traffico abbiano ampiamente dimostrato come l’impatto del crollo del Ponte Morandi sia stato molto relativo per il porto di Genova e il ponte sia stato rimpiazzato da più di un anno, dopo il miliardo di euro mal contato incassato fra Decreto Genova e legge di bilancio 2019 e nonostante il bilancio […]

di Nicola Capuzzo
15 Ottobre 2021
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Malgrado i flussi di traffico abbiano ampiamente dimostrato come l’impatto del crollo del Ponte Morandi sia stato molto relativo per il porto di Genova e il ponte sia stato rimpiazzato da più di un anno, dopo il miliardo di euro mal contato incassato fra Decreto Genova e legge di bilancio 2019 e nonostante il bilancio quantomeno controverso sul suo utilizzo (a dispetto dei superpoteri concessi), un’altra pioggia di denari pubblici sta per riversarsi da Roma sull’Autorità di Sistema Portuale di Genova.

Il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili ha reso noto di aver sottoscritto con Autostrade per l’Italia “un accordo con cui, a seguito del crollo del Ponte Morandi, si definisce la procedura avviata dal Ministero nell’agosto 2018 per grave inadempimento agli obblighi di manutenzione e custodia della rete autostradale da parte del concessionario Aspi”.

La nota spiega che “L’accordo, raggiunto dopo un lungo iter, recepisce integralmente le condizioni definite in occasione del Consiglio dei ministri del 14 luglio del 2020, durante il Governo Conte 2. In quella sede, infatti, anche sulla base delle valutazioni del Gruppo di lavoro interistituzionale appositamente costituito e dell’Avvocatura dello Stato sui rischi per gli interessi dello Stato e della collettività derivanti dalle ricadute operative e dall’eventuale contenzioso innescato dalla risoluzione del rapporto concessorio, il Governo valutò positivamente la proposta di ASPI di rivedere il rapporto convenzionale, integrato con specifici impegni, tra cui la vendita dell’intera partecipazione detenuta dalla famiglia Benetton in ASPI e l’esecuzione da parte della società di misure per la collettività per un importo di 3,4 miliardi di euro interamente a carico della società”.

Colpo gobbo, in questo contesto, delle amministrazioni locali coinvolte, facilitato dall’assoluto silenzio delle relative opposizioni, alleate del resto nel Governo che sembrerebbe aver sottoscritto l’accordo all’unanimità: “La procedura che ha portato all’Accordo è stata definita grazie alle continue interlocuzioni tra le amministrazioni del Mims, del Ministero dell’Economia e delle Finanze e della Presidenza del Consiglio dei ministri e alla collaborazione dei rappresentanti del territorio, in particolare della Regione Liguria, del Comune di Genova e dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale. In considerazione dell’impatto subìto dal territorio ligure a causa del cedimento del Ponte Morandi, infatti, nell’ambito delle risorse previste dall’Accordo le citate amministrazioni hanno concordato con Aspi un insieme di interventi per complessivi 1,45 miliardi di euro orientati alla realizzazione di opere fondamentali per lo sviluppo della regione e della città, come il tunnel sub-portuale di Genova e il collegamento della Val Fontanabuona, oltre che iniziative per il Porto di Genova e misure a sostegno di categorie economiche penalizzate dalla situazione determinatasi a seguito del crollo del Ponte Morandi e degli interventi di manutenzione della rete autostradale ligure. Gli interventi finalizzati alle opere di cui sopra verranno realizzate da società individuate attraverso bandi pubblici. Tre milioni di euro saranno destinati alle famiglie residenti nelle abitazioni sottostanti il viadotto Bisagno”.

I dettagli non sono ancora noti e le uniche cose certe sono la mancata menzione delle vittime e il fatto che fra le suddette “categorie economiche penalizzate” dal crollo non rientrerà l’unica certamente danneggiata dalla fantasiosa matematica che ne è scaturita per valutarne la portata, cioè quella dei contribuenti italiani.

Quel che filtra da Adsp è che la sua quota servirà per “ammodernamento infrastrutturale del nodo attraverso il tunnel subportuale e l’autoparco per i mezzi pesanti, interventi di digitalizzazione dei flussi veicolari in arrivo e partenza dal porto di Genova, significativi sconti per l’utenza per il prossimo quinquennio”. Al netto del tunnel subportuale, sorta di babau dell’urbanistica genovese uso spuntare all’approssimarsi di elezioni, interventi programmati e già finanziati in più soluzioni da almeno tre lustri quelli dell’autoparco (accordo aree ex Ilva del 2005) e della digitalizzazione, mentre gli sconti afferiscono presumibilmente al previsto aumento di oltre il 1000% delle sovrattasse sulla merce deciso per finanziare la nuova diga foranea: non sia mai che chi ne beneficerà rischi di sborsare qualcosa, il contribuente è pronto a fare la sua parte.

Andrea Moizo

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