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Sono agitate più che “protette” le acque dei piccoli armatori

Ai non pochi che imputano al Governo Draghi una scarsa condivisione delle proprie decisioni, anche in presenza di inviti istituzionali al riguardo, si sono aggiunte in queste ore le sigle padronali Aiatp (Associazione Italiana Armatori Trasporto Passeggeri) e Acap (Associazione Cabotaggio Armatori Partenopei) insieme alle associazioni sindacali Cisal e Federmar. Oggetto del contendere lo schema […]

di Nicola Capuzzo
18 Novembre 2021
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Ai non pochi che imputano al Governo Draghi una scarsa condivisione delle proprie decisioni, anche in presenza di inviti istituzionali al riguardo, si sono aggiunte in queste ore le sigle padronali Aiatp (Associazione Italiana Armatori Trasporto Passeggeri) e Acap (Associazione Cabotaggio Armatori Partenopei) insieme alle associazioni sindacali Cisal e Federmar.

Oggetto del contendere lo schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2019/1159 in materia di requisiti della gente di mare. E, in particolare, l’articolo 2 che fra le altre cose introduce una definizione di “acque protette” in funzione del limite posto alle “navi non adibite alla navigazione marittima”: stagionalità (maggio-settembre), diurnità, particolari condizioni meteo-marine e rispetto della distanza di 0,5 miglia dalla costa (che diviene un miglio con la definizione di “acque adiacenti alle acque protette”, entro cui le “navi non adibite alla navigazione marittima” possono operare coi medesimi limiti).

In sostanza, chi vorrà operare oltre questi limiti dovrà adeguarsi alle previsioni della “navigazione marittima” anche in termini di certificazioni sulla formazione dei propri equipaggi. Cosa che rischia di complicare la vita di armatori e marittimi, non solo secondo le suddette associazioni, ma anche nell’opinione dell’ottava Commissione (Lavori Pubblici) del Senato.

Che a inizio ottobre aveva rilasciato parere positivo sullo schema di decreto con, fra le altre, le seguenti osservazioni: “Valuti il Governo, al fine di salvaguardare l’occupazione di figure professionali impiegate su navi inferiori a 500 GT o in navigazione costiera e, al contempo, garantire un’adeguata operatività di tali unità navali che attualmente soffrono la mancanza di specifiche figure professionali per il settore, l’istituzione in tempi relativamente brevi di un Tavolo interministeriale presso il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims) che, nel rispetto delle disposizioni della sez. A/1-3 del codice STCW, in materia di istruzione e formazione per i lavoratori marittimi, abbia l’obiettivo di individuare alcune norme di semplificazione più favorevoli per il personale marittimo che presta la propria opera a bordo di unità adibite esclusivamente a viaggi costieri, ai sensi dell’articolo 8 del decreto legislativo n. 71 del 2015, anche attraverso l’analisi di specifici percorsi formativi; valuti il Governo di ampliare lo spazio di definizione delle acque protette e delle acque adiacenti alle acque protette compatibilmente con gli aspetti di garanzia della sicurezza della navigazione ed in coerenza con i principi eurocomunitari”.

Una doppia chance, insomma, suggerita al Governo: alleggerire gli oneri per il rilascio di titoli abilitativi, previa istituzione di un tavolo di confronto con le parti, o, più direttamente, alzare i limiti previsti per le navi non adibite alla navigazione marittima. L’esecutivo però ha “valutato” di tirare dritto, col Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili – hanno ricostruito le 4 succitate sigle – che non ha risposto alla loro richiesta di incontro, “portando il 4 novembre lo schema di decreto legislativo in consiglio dei ministri per la definitiva approvazione” e invitando solo l’8 novembre Aiatp, Acap, Cisal e Federmar a un confronto.

Invito a quel punto rifiutato, essendo ormai i giochi fatti: “Fare passare un provvedimento sotto silenzio sfuggendo al confronto è una cosa molto grave e non fa altro che aumentare il clima di diffidenza e di sfiducia verso le istituzioni. Siamo a dir poco sconcertati da questo comportamento, che finisce oltre tutto per ingenerare il dubbio che su questa questione esistano interessi personali all’interno delle varie articolazioni del ministero. a questo punto pretendiamo che il ministro Giovannini ci riceva personalmente dando un segnale di trasparenza”.

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