Diga di Genova, nuovo intoppo e ritardo per l’Adsp
L’incompatibilità di un membro del collegio di esperti, scoperta dall’ente a valutazioni effettuate, causerà uno slittamento di un mese. Ma rischia d’essere solo una delle frecce nella faretra delle due cordate in lizza

L’aggiudicazione dell’appalto integrato per la progettazione definitiva, esecutiva e la realizzazione della nuova diga foranea del porto di Genova slitta ancora.
In base alla procedura seguita dall’Autorità di Sistema Portuale di Genova (stazione appaltante) e dai due commissari all’opera (il presidente dell’ente portuale Paolo Emilio Signorini e il sindaco Marco Bucci), entro il 30 giugno le due cordate invitate a farlo (cioè quelle che avevano risposto alla manifestazione di interesse a partecipare a una procedura negoziata senza previa pubblicazione di bando) avrebbero dovuto presentare una proposta tecnico-economica. Per motivi mai ufficializzati (si è parlato di caro materiali, problematiche tecniche della progettazione preliminare, timore delle penali legati ai tempi di realizzazione, etc), Webuild (insieme a Fincantieri, Fincosit e Sidra) e il Consorzio Eteria (con Gavio, Caltagirone, Acciona e Rcm) hanno marcato visita. Al che l’ente, malgrado la procedura negoziata si fosse così esaurita, ha deciso di proseguire la negoziazione con le due succitate cordate, dando loro un altro mese per presentare ulteriori “proposte tecnico-economiche” da sottoporre al vaglio (solo tecnico) di un collegio di esperti esterno e indipendente all’ente, formato alla fine di luglio con i tre accademici Renata Archetti, Felice Arena e Claudio Di Prisco.
Senza ufficializzare termini, il presidente Signorini aveva più volte pubblicamente affermato che – risolta intanto per via governativa la problematica degli extracosti (con la creazione di un fondo ad hoc da 7,5 miliardi di euro, anche se non è mai stato ufficialmente stimato l’ammanco presunto dalle cordate rispetto ai 950 milioni di euro disponibili) – a fine agosto o nei primi giorni di settembre si sarebbe arrivati ad aggiudicare l’appalto.
Col passare dei giorni, però, è apparso chiaro che qualcosa non sia andato come previsto e stamane l’Adsp ha diffuso una nota per annunciare che “all’esito delle verifiche effettuate da parte degli uffici dell’Autorità di sistema è emerso un potenziale rischio di conflitto di interessi da parte di uno dei componenti del Collegio degli esperti individuato per la valutazione delle proposte tecniche presentate dagli operatori economici”.
Vano provare a chiedere ulteriori informazioni all’ente su una nota che lascia parecchi interrogativi.
Dal web si scopre ad esempio facilmente come Arena, ordinario dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, sia il responsabile di uno spin off dell’ateneo (Wavenergy) creato per seguire lo sviluppo di un brevetto (Rewec3, strumento per la creazione di energia da moto ondoso da applicare a dighe e moli foranei) cui da 10 anni sta lavorando insieme a Fincosit (e Itinera, ex società di Gavio confluita in Webuild) e Rina Consulting (project manager, sub judice, della diga).
Ammesso che una situazione come questa possa essere condizione ostativa a svolgere la funzione e che non ci siano anche ulteriori casi, inevitabile chiedersi come sia possibile che per verificare i potenziali conflitti dei componenti il collegio ci siano voluti 40 giorni, più di quanto richiesto allo stesso collegio per il proprio incarico. La cosa avrebbe potuto forse essere risolta subito e portare in pochi giorni alla soluzione poi adottata stamane (“nomina di un nuovo collegio di esperti per la valutazione delle due proposte tecnico economiche presentate, prevedendo l’aggiudicazione entro 1 mese”).
Il fatto è che, secondo quanto ricostruito da SHIPPING ITALY, il problema sarebbe più articolato, come del resto parrebbe testimoniare la tensione creatasi in queste ore fra il sindaco Marco Bucci e lo stesso Signorini, non certo ascrivibile a uno slittamento di un mese su un iter che ne ha già una decina di ritardo. Dato che sembra impensabile che ci siano voluti 40 giorni per le suddette verifiche, parrebbe che il conflitto di interessi sia emerso solo ora perché solo ora è maturato un interesse a farlo emergere da parte di una delle parti in causa. E l’unico interesse maturato ora a farlo emergere può esser quello di una delle due cordate (o di entrambe), insoddisfatta(e) dell’esito cui le valutazioni del collegio avrebbero portato.
Il guaio vero, però, sarebbe un altro. E cioè che il conflitto è solo una delle motivazioni su cui una o entrambe le cordate ventilerebbero di poter impugnare uno schema di aggiudicazione non gradito. Più grave e non sanabile con 30 giorni di rinvio sarebbe infatti un altro presunto vizio: come summenzionato, la procedura negoziata senza pubblicazione del bando – che già è un’eccezione, ammessa dalla normativa europea e dal Codice degli Appalti solo per presunte emergenze (la diga vi è stata fatta rientrare ‘a forza’ prima come opera compensativa post Morandi e poi come opera Pnrr) – si è chiusa il 30 giugno senza esito. Cosa che, secondo questa tesi, avrebbe dovuto portare a una riedizione ex novo, pena la nullità dell’aggiudicazione.
In altri termini, dopo 40 giorni di approfondimenti senza una soluzione soddisfacente, Webuild e Eteria avrebbero cominciato a presentare gli assi in mano: il conflitto di interessi di Arena è risolvibile anche in tempi relativamente brevi, ma rischia d’esser solo un antipasto.
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