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I sindaci savonesi chiedono maggiori risorse alla port authority di Genova

“Lo sbilanciamento delle risorse tra portualità savonese e genovese è inaccettabile, ed è segno della grave mancanza di volontà a investire in termini di progettualità sui nostri territori, di un atteggiamento che si ostina a non porsi il tema del porto oltre le sue banchine”

di Redazione SHIPPING ITALY
4 Novembre 2022
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reefer Terminal – Vado Ligure (phto credit Merlo – AdSP MLO) (1)

Le istituzioni locali savonesi vanno all’attacco dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale lamentando il fatto che poche risorse sono destinate al porto di Savona rispetto a quanto stanziato invece per Genova. I sindaci di Savona Marco Russo, di Vado Ligure Monica Giuliano, di Bergeggi Maria Rebagliati, di Quiliano Nicola Isetta, di Alibissola Marina Gianluca Nasuti e di Albisola superiore Maurizio Garbarini, in un comunicato congiunto hanno così commentato il bilancio previsionale 2023 dell’Autorità Portuale genovese: “Il bilancio previsionale vede la progressiva crescita degli scali Savona-Vado grazie alla definizione di un moderno sistema infrastrutturale coordinato dai Comuni. Il bilancio dà conto del consolidamento di importanti volumi di risorse sia nella parte corrente sia in conto capitale. Il porto Savona-Vado vede una crescita del traffico di oltre il 26% mentre le risorse finanziare contribuiscono per oltre il 25% a quelle complessive derivanti da tasse portuali e canoni demaniali. Ma a questi dati non corrisponde un corretto sistema perequativo delle entrate generate dai porti. Il bilancio penalizza fortemente il porto di Savona-Vado non prevedendo investimenti che corrispondano, nemmeno in minima parte, alle risorse generate”.

I sindaci poi aggiungono: “Assistiamo ogni anno al riproporsi di progetti che avrebbero dovuto trovare copertura più di 10 anni fa, progetti definiti nel 2008 attraverso un accordo di programma che vengono finanziati soltanto nel bilancio 2022/2023. Alla volontà dei Comuni di rilanciare con investimenti puntuali infrastrutture a terra, aree retroportuali, il fronte costiero da Bergeggi ad Albissola Superiore, non corrispondono adeguate coperture finanziarie. Lo sbilanciamento delle risorse tra portualità savonese e genovese è inaccettabile, ed è segno della grave mancanza di volontà a investire in termini di progettualità sui nostri territori, di un atteggiamento che si ostina a non porsi il tema del porto oltre le sue banchine. Se il porto è risorsa, deve esserlo anche in termini di investimenti diretti sui territori che lo ospitano” concludono. Aggiungendo infine che “tale disattenzione verso il bacino savonese sta rallentando i processi di sviluppo di molte realtà produttive. A breve convocheremo l’imprenditoria locale per condividere le opere che dovranno necessariamente trovare copertura finanziaria nel bilancio di Autorità Portuale”.

Interpretando queste parole sembra di poter dire che i sindaci savonesi chiedono risorse non tanto per opere interne al porto ma per potenziare il sistema infrastrutturale che circonda le banchine dei due scali marittimi nel Ponente ligure.

Sul tema è intervenuto Luca Becce, presidente (savonese) dell’associazione nazionale Assiterminal, dicendo di condividere la posizione dei sindaci ma proponendo loro un punto di vista diverso per arrivare allo stesso obiettivo. “Un equilibrio diverso negli investimenti tra i due porti si può raggiungere in due modi” ha commentato Becce. “1) aumentando la conflittualità da parte del territorio savonese verso Genova, cioè la vecchia strada sempre seguita; 2) proponendo un’integrazione vera tra le due portualità che sono diventate istituzionalmente UNA, purtroppo senza alcuna reale integrazione. Un’integrazione che deve partire dal Piano Regolatore portuale, anche per discutere scelte genovesi che sono oggi portate a giustificazione del divario di risorse tra i due porti. Ma, soprattutto, per affermare che il sistema portuale Genova, Pra’, Savona, Vado può, unito e integrato, diventare la porta di accesso e di partenza per tutte le merci dell’intero comparto che va da Milano a Torino e si estende fino alla Svizzera, al Sud della Francia e alla Savoia, alla Germania del Sud, all’Austria, portando quindi merci che oggi scelgono i porti del Nord a usare il Mediterraneo”.

Secondo il presidente di Assiterminal “perché questo sia possibile ci vuole una forte e coesa comunità portuale che convinca il Governo a un adeguato investimenti in infrastrutture di collegamento da Genova (in corso) e da Savona verso l’area Nord Occidentale (più indietro). Si vince uniti, senza logiche di campanile”.

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