Si riattizza il fuoco dell’autoproduzione in banchina a Genova
Portuali e sindacato chiedono chiarimenti su due casi a Terminal San Giorgio e a Calata Sanità, dove una porzione del Sech è stata adibita ad area di cantiere per i lavori del ribaltamento a mare di Fincantieri

Il fronte del lavoro nel porto di Genova torna ad accendersi a valle di un paio di episodi di autoproduzione verificatisi nelle ultime settimane.
Il primo caso è scaturito dalle ispezioni effettuate dagli Rls (rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza) di sito in testata al terminal Sech dove è emerso che l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale (dopo aver a lungo glissato sul fatto che, nell’ambito della gara organizzata dall’ente, la cordata aggiudicataria dei lavori del ribaltamento a mare di Fincantieri aveva offerto la disponibilità di aree di cantiere indisponibili da utilizzare, ovvero Ponte San Giorgio e Ponte Ex Idroscalo) ha sospeso una porzione della concessione del Terminal Sech, assegnandola al consorzio che sta lavorando all’ampliamento dello stabilimento navalmeccanico di Sestri Ponente.
Non solo, quindi, la testata di Calata Sanità è diventata il molo di ormeggio per lo scarico di materiale destinato al ribaltamento, ma nella parte interna è stato installato un cantiere dove si svolgono operazioni di sabbiatura e verniciatura dei materiali scaricati, le cui esternalità negative sono appunto state la ragione della segnalazione e dell’intervento di Rls e ispettori della port authority. Che, giunti sul luogo, hanno anche segnalato (si veda la fotogallery pubblicata) come alle operazioni di sbarco sembri prendere parte, insieme al personale di Vernazza autogru (dotato di autorizzazione ex articolo 16 e quindi legittimato all’imbarco/sbarco) e forse del consorzio, anche personale di bordo.
Al che, constatata l’impossibilità di contattare i responsabili della sicurezza dell’area di cantiere, sono state le segreterie locali di Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti a indirizzare una richiesta di chiarimenti all’Adsp. Richiesta che, a quel che consta, è in attesa di risposta: dell’argomento si sarebbe parlato un paio di giorni fa, ma un nuovo incontro è in programma per la settimana prossima.
Sul tavolo arriverà, annunciata dal segretario della Filt Cgil Enrico Poggi, un’ulteriore richiesta di riscontro su un’altra autorizzazione rilasciata dal segretario generale di Palazzo San Giorgio pochi giorni fa, “dal momento che a noi non vengono comunicate e non abbiamo quindi potuto valutarne la compatibilità con lo stretto perimetro in cui è possibile operare in autoproduzione”.
Si tratta di una comunicazione a Terminal San Giorgio e all’agenzia marittima Medov con la quale a fine aprile il segretario generale Paolo Piacenza ha autorizzato, per il singolo caso, ma anche “in ogni caso successivamente alla presente autorizzazione”, la nave Eemslift Hendrika, “sotto la responsabilità del comando nave, all’impiego di personale specializzato di bordo per la manovra delle gru”. Secondo Maurizio Anselmo, amministratore delegato di Tsg, “trattasi di situazione abbastanza usuale quando, per caratteristiche dei bighi di bordo, questi non possono essere operati dal nostro personale né da quello della compagnia. Nello specifico si trattava dell’imbarco spot di un trasformatore che per caratteristiche necessitava l’utilizzo di gru di bordo, ci capitano casi simili 4-5 volte l’anno”.
In particolare, secondo quanto ricostruito, la peculiarità sarebbe consistita nella movimentazione in combinata, cioè con le due gru di bordo in azione coordinata sullo stesso pezzo. “Non conosco la tipologia di gru di quella nave, ma farò approfondimenti, perché i nostri gruisti sanno manovrare pressoché qualunque strumento e anche operare in combinata” ha commentato Antonio Benvenuti, console della Culmv. “Un chiarimento – ha continuato – si rende necessario, perché esistono casi, ad esempio il traffico degli yacht al Genoa metal Terminal, in cui per molteplici ragioni, assicurative o altro, l’autoproduzione è richiesta e assentibile. Ma la precondizione è che i portuali, del terminal e della compagnia, cui per legge spettano le operazioni di imbarco/sbarco, ne siano messi quantomeno al corrente. Tanto più se, come nel caso della Hendrika, l’autorizzazione si estende oltre l’imbarco spot dei giorni scorsi”.
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