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Grimaldi firma per altre due nuove navi e pensa a progetti di propulsione (anche) elettrica

Il presidente dell’International Chamber of Shipping torna a invocare regole chiare e uniformi anche “per i piccoli armatori che devono fare i loro investimenti tra carburanti bio, metanolo, ammoniaca e idrogeno

di Nicola Capuzzo
24 Maggio 2023
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Il Gruppo Grimaldi scommette ancora sulle nuove costruzioni di navi porta auto portando a 27 il portafoglio ordini complessivo.

Lo ha annunciato all’evento “Un caffè a Villa Borghese…per lo sviluppo di un’Italia sostenibile” organizzato da Alis l’amministratore delegato del gruppo, Emanuele Grimaldi, parlando del ruolo della sua azienda nella sostenibilità dei trasporti marittimi: “Ieri sera – ha detto – abbiamo firmato per altre due navi, siamo a 27 navi nuove per un investimento attorno ai 2,5 miliardi di euro, un investimento veramente importante. Ma soprattutto dobbiamo investire solo in navi che hanno almeno un 50% di efficienza maggiore, che quindi producono il 50% di emissioni. Questo porta a un maggior rendimento e più sicurezza della nave”.

Secondo quanto appreso da SHIPPING ITALY si tratta dell’esercizio dell’opzione per ulteriori due unità Pctc (pure car truck carrier) compresa nell’ordine annunciato lo scorso gennaio ai cantieri Shanghai Waigaoqiao Shipbuilding Company Limited (Sws) e China Shipbuilding Trading Company Limited (Cstc), due società parte di China State Shipbuilding Corporation Limited (Cssc), per la costruzione di cinque nuove unità, con l’opzione appunto per due ulteriori, a fronte di un investimento complessivo (per 7 navi totali) da oltre 630 milioni di dollari.

Sempre dall’evento organizzato a Roma da Alis Emanuele Grimaldi ha aggiunto: “Il nostro ufficio studi  ha come obiettivo massimo la riduzione delle emissioni, che poi significa anche riduzione delle emissioni con un beneficio sia ambientale che in termini di riduzione dei costi e quindi risparmi economici. Ben 700mila sono le tonnellate di carburante risparmiate grazie a quel che facciamo, ed è un progredire continuo; tra 350 e 400 milioni di euro, il che ci permette poi di fare questi investimenti. Per quanto riguarda India e Cina, se è vero che sono 1,5 miliardi di persone, ma c’è da dire che il grosso dell’inquinamento viene dai paesi sviluppati, il Co2 è ascrivibile soprattutto ai paesi occidentali. Se è vero che il 50’% delle auto elettriche sono prodotte in Cina, ci dobbiamo fare l’esame di coscienza e correre più veloce”.

Particolarmente interessante anche un altro passaggio dell’intervento di Grimaldi all’evento di Alis in cui ha parlato dell’esigenza di una normativa globale: “Stiamo parlando di un momento storico unico e irripetibile nel quale si devono scrivere le regole in un quadro di incertezza. Pensiamo ai piccoli armatori che devono fare i loro investimenti. La scelta tra carburanti bio, metanolo, ammoniaca, idrogeno, non è facile. Devono fare delle scelte e si migliora solo con gli investimenti, ma l’incertezza sul futuro non giova. Come armatori dobbiamo fare scelte con regole chiare, altrimenti si rischia di investire nelle modalità sbagliate. L’elettrico può essere utile per tratte brevi, ma non risolve il problema delle tratte lunghe. L’elettrico può convenire solo se le navi vanno piano e vicino, per esempio nel golfo di Napoli. Alla Brindisi-Igoumenitsa, 6-7 ore, ci stiamo pensando, sicuramente faremo dell’ibrido. Dovremmo aiutare i paesi in via di sviluppo a investire in carburanti più puliti, seguendo i pionieri”.

In tema di transizione l’esperto armatore europeo, nonchè presidente dell’International Chamber of Shipping, ha aggiunto: “L’Europa ci ha chiesto di accelerare. Il punto è che dobbiamo fare dei regolamenti che non siano locali. L’Imo può costruire questi fondi e permettere di trovare soluzioni, poi i Paesi devono convenire. Ma se facciamo regole europee potrebbero creare caos: siamo sicuri che l’Europa può tassare navi in mari non europei? Dal punto di vista giuridico ci sono delle falle, quindi è essenziale fare regole globali, aiutando i pionieri che vanno avanti con nuove tecnologie. Sono gli armatori per la prima volta che suggeriscono ai governi di prendere questi provvedimenti: sfruttiamo questa finestra di opportunità”.

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