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Anche la logistica lombarda denuncia una grave carenza di personale negli uffici Usmaf e Pcf del Nord Italia

La proposta è assumere o intanto impegnare nei controlli documentali anche personale libero, dislocabile anche a grandi distanze, come sperimentato nel periodo pandemico

di REDAZIONE SHIPPING ITALY
6 Febbraio 2024
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Alsea denuncia con una nota una carenza drammatica di personale cui devono far fronte nel Nord Italia gli uffici dei Pcf (posti di controllo Frontalieri) e dell’Usmaf (uffici di sanità marittima e aerea e di frontiera), ambedue dipendenti dal Ministero della Salute, concordando con l’allarme sullo stesso tema lanciato dal direttore generale di Spediporto, Giampaolo Botta.

Gli uffici in questione – spiega nella sua nota l’associazione lombarda degli spedizionieri e degli autotrasportatori – svolgono una funzione strategica per il Paese nei controlli, in particolare in importazione, poiché sono addetti al controllo su prodotti di rilevanza sanitaria come dispositivi medici, cosmetici e farmaci non autorizzati in Italia, importati da Paesi non appartenenti all’Unione Europea (gli Usmaf) e su animali, prodotti di origine animale e mangimi di origine animale, oltre che partite di alimenti e mangimi di origine vegetale e di materiali e oggetti a contatto con alimenti (Moca) – ad esempio posate e piatti.

“Quanto sta avvenendo in Liguria sta penalizzando gli importatori italiani ed, in ultima analisi, i consumatori. I ritardi che si registrano ai porti di Genova e Vado rallentano le procedure e possono avere ripercussioni sui prodotti e sui loro costi.”  ha dichiarato il segretario generale di Alsea, Andrea Cappa.

“Da oltre tre anni abbiamo un tavolo aperto, tramite Confetra e Fedespedi, con il Ministero della Salute che sta effettivamente producendo uno sforzo importante per trovare medici, veterinari e tecnici. La verità, però, è che, nonostante i concorsi e lo scorrimento delle graduatorie, pochi di quelli che hanno vinto il concorso poi accettano la proposta di lavoro del Ministero.

Evidentemente – prosegue Cappa – questi posti non sono attrattivi o perché pagati in maniera insufficiente o per altre ragioni che non conosciamo. Le aziende milanesi e lombarde scontano grosse difficoltà poiché non si può dimenticare che oltre il 50% dell’import export delle merci della Lombardia passa dai porti liguri.

Inoltre, in questo momento, grazie all’abnegazione del personale di Usmaf e Pcf lombardo, non abbiamo ritardi strutturali per le merci che transitano da Malpensa o arrivano via camion ma siamo consapevoli che anche in Lombardia vi è una cronica mancanza di personale che al primo raffreddore o ai prossimi pensionamenti genererà nuovi ritardi nel rilascio delle merci, come è avvenuto negli scorsi anni.

È frustrante pensare che, con poche decine di persone e quindi ad un costo estremamente ridotto per lo Stato, si potrebbe sanare il problema. Oppure si potrebbe adottare in modo strutturale il modello nato durante la crisi generata dal Covid.

In quel periodo i controlli, che per la stragrande maggioranza sono anche oggi solo documentali, non venivano svolti solo dal personale dislocato nel porto o aeroporto di riferimento ma veniva svolto dal personale libero che poteva essere dislocato anche a centinaia di chilometri di distanza.

Ecco, quindi, che se si adottasse questo modello si potrebbero superare tante criticità, affidando i controlli documentali anche a personale distante, che in altre regioni può abbondare, lasciando il controllo fisico sulle merci ai funzionari in loco”.

“Capiamo che si tratta di un modo nuovo di lavorare, che presuppone intese sindacali e dotazioni digitali adeguate, ma si può fare, con l’impegno e la dedizione di tutti.”  conclude nella nota Andrea Cappa.

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