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“Semplificazioni, regolazione, investimenti e cultura del lavoro per potenziare la competitività dell’import-export”

Il commento di Alessandro Pitto ai numeri contenuti nel 22° “Fedespedi economic outlook”, l’osservatorio quadrimestrale sull’andamento del trasporto merci internazionale di Fedespedi

di REDAZIONE SHIPPING ITALY
14 Febbraio 2024
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Italia Marittima container NC 8685

La debolezza del ciclo economico e le politiche restrittive di contrasto alla spinta inflazionistica hanno impattato negativamente sul commercio internazionale, che ha chiuso il 2023 con un aumento lievissimo (+1,1%). In questo scenario si è registrato un crollo delle quotazioni di materie prime, con il gas naturale, ad esempio, che ha visto un calo del 48%. È questa la fotografia che emerge dal 22o “Fedespedi economic outlook”, l’osservatorio quadrimestrale sull’andamento del trasporto merci internazionale della Federazione Nazionale Imprese di Spedizioni Internazionali (Fedespedi).

“Per quanto riguarda l’Italia il commercio internazionale si conferma una forza trainante dell’economia del Paese anche in uno scenario internazionale colpito da una nuova crisi geopolitica” dichiara Alessandro Pitto, presidente di Fedespedi (Federazione Nazionale Imprese di Spedizioni Internazionali). “Si tratta di una crisi scoppiata in un contesto economico già caratterizzato da scarsa dinamicità, come si evidenzia dal livello di crescita del traffico container a livello mondo (appena +1,7% nei primi 9 mesi del 2023). La performance delle nostre esportazioni, che hanno registrato una crescita superiore al 3% nei primi 10 mesi del 2023, ci dice che la nostra come Sistema-Paese è lavorare sull’efficienza del nostro sistema logistico. Semplificazioni, regolazione, investimenti e cultura del lavoro sono gli strumenti che servono al sistema logistico nazionale per garantire e potenziare il livello di competitività dell’import-export del Paese”.

L’ultima edizione deI report quadrimestrale “Fedespedi economic outlook” contiene anche un focus sulle conseguenze derivanti dalla crisi geopolitica nel Mar Rosso che da dicembre 2023 impatta sulle rotte del commercio internazionale via mare.

Italia. Il 2023 è stato un anno caratterizzato dalla debolezza delle attività industriali. Nel periodo gennaio-ottobre 2023, la produzione è infatti diminuita del 2,5% rispetto allo stesso periodo del 2022, risultato della flessione, sia delle attività manifatturiere (2,1%), sia di quelle estrattive (-5,3%). A questo si aggiunge la discesa del boom inflazionistico: in forte flessione soprattutto i prezzi all’industria, diminuiti del 4,6% tra gennaio-novembre 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022.I primi dieci mesi del 2023 hanno tuttavia evidenziato un buon andamento delle esportazioni (+3,1%), nonostante il ciclo economico poco brillante. In netta flessione invece le importazioni (-9,9%), sulla cui dinamica pesa però la flessione dei prezzi delle materie prime, in particolare petrolio e gas.

Sulla base dei dati Istat il PIL italiano dovrebbe crescere di un modesto 0,7%, sia nel 2023 sia nel 2024, rispetto al +3,7% del 2022.

Shipping. Il traffico container globale, al netto delle attività di trasbordo e feeder, è stimato in 173,8 milioni di Teu, sostanzialmente stabile rispetto al 2022. La matrice degli scambi di container evidenzia, nel periodo gennaio-ottobre 2023, un calo negli scambi dello 0,8%. Il mese di ottobre 2023 con la sua ottima performance (+9,3%),sembra segnare una svolta positiva che potrebbe tuttavia essere frenata dalla crisi che si è aperta nel Mar Rosso. Infatti dal 19 dicembre 2023 al 7 gennaio 2024 le navi passate da Suez sono diminuite del 60% circa, con alcune compagnie che hanno deciso di abbandonarlo totalmente (l’israeliana ZIM,  e la coreana HHM, ad esempio): l’alternativa è la rotta che doppia il Capo di Buona Speranza, circa 5000 miglia in più, con un aggravio di 11-12 giorni di viaggio e anche in termini di costi, a cui si sommano anche gli aumenti per l’entrata in vigore dell’ Emission Trading System – ETS che comporterà aggravi compresi tra i 25-60 EUR/Teu a seconda dei servizi. Nelle ultime settimane si è registrata, infatti, un’inversione di tendenza dei noli (in decrescita da febbraio 2022) che hanno subito un’impennata nella seconda settimana di gennaio 2024.

Nei primi nove mesi del 2023 il traffico container nei principali porti italiani si è ridotto del 4,2%, passando da 6,1 a 5,8 milioni di Teu. Nello stesso periodo, i porti non italiani censiti del Mediterraneo hanno movimentato complessivamente 24,5 Mio.Teu, con un incremento dell’1,4% rispetto allo stesso periodo del 2022 (in forte crescita il porto turco di Ambarli (+12,1%) e Tanger Med (+9,3%), che nel 2023 supera abbondantemente i 6 milioni di Teu). I porti del North Range, invece, hanno evidenziato una significativa riduzione della movimentazione, pari al -5,0%(28,568 milioni di Teu movimentati).

Cargo aereo. Sulla base dell’ultimo report di IATA (Air cargo market analysis, novembre 2023), il traffico cargo espresso in ton-km (CTK cargo tonne-kilometres) di dicembre è aumentato dell’8,3% rispetto allo stesso mese del 2022.  La contrazione del ciclo economico e del commercio internazionale ha pesato sul cargo aereo nazionale, in flessione dell’1,6% rispetto al 2022. Milano Malpensa, 8° nel ranking degli aeroporti UE, continua a concentrare oltre il 60% del traffico nazionale ma registra una flessione del -6,8%; in crescita invece Roma Fiumicino (+35%).

Valichi alpini. Nei primi 9 mesi del 2023 il traffico di veicoli pesanti sulla rete autostradale italiana (in milioni di veicoli-km) ha registrato una modesta crescita dello 0,9%. ll traffico attraverso principali valichi alpini (quelli svizzeri del Gottardo, Sempione, San Bernardino e San Bernardo, cui si aggiungono Brennero, Monte Bianco e Frejus), si è leggermente ridotto nel 2023, passando dai 4,973 milioni di veicoli pesanti del 2022, ai 4,816 del 2023 (-3,2%).

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