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Sulla nuova diga di Genova ultimatum propositivo del Mase sui dragaggi

Documentazione “incoerente” con quanto finora preventivato: l’Adsp ha 10 giorni per rimediare o chiedere una proroga per la procedura autorizzativa. Al via i lavori in porto per la Gronda

di Andrea Moizo
3 Settembre 2024
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Astra (Ekohidrotechnika) dragaggio in porto a Genova

I rilievi sollevati dalla Regione Liguria sulle modalità di utilizzo dei materiali di risulta del dragaggio collegato alla realizzazione della nuova diga foranea del porto di Genova (circa 1 milione di metri cubi) sono stati almeno in parte raccolti dal Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica e costringeranno l’Autorità di sistema portuale a produrre documentazione integrativa adeguata entro 10 giorni o a chiedere una proroga.

Il verdetto è stato emesso oggi dalla sotto Commissione di Via del Mase, nell’ambito della procedura di verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale dell’accorpamento in un’unica soluzione delle Fasi A e B della nuova diga. I funzionari ministeriali in particolare rilevano che “i documenti presentati dal Proponente, in merito alla gestione dei materiali afferenti o prodotti dal nuovo progetto, non siano coerenti con le espressioni pregresse di valutazione ambientale statale e regionale, variandone gli assunti”.

Il riferimento particolare è ai cambiamenti apportati dall’Adsp alle modalità di gestione dei materiali di risulta dell’altro megaprogetto dello scalo – il ribaltamento a mare e la creazione di un nuovo bacino al cantiere navale di Sestri Ponente – con la previsione di conferire un maggiore quantitativo dei medesimi ai cassoni della nuova diga. Una previsione bocciata dallo stesso Mase e a tutt’oggi in sospeso, in attesa (al Ministero) di delucidazioni da parte dell’Adsp.

Il fine del Mase, espresso dalla coordinatrice della sotto Commissione Paola Brambilla (già occupatasi dei progetti genovesi), sembrerebbe esser quello di dipanare l’intreccio fra diversi progetti e le modifiche ad essi apportate dall’Adsp negli ultimi due anni, tanto da offrire una precisa via d’uscita (e nel contempo sollevare la Regione) vale a dire: “La predisposizione preliminare, in linea con quanto proposto dalla Regione Liguria, (…), di un documento in forma tabellare che rappresenti il bilancio e la gestione delle materie necessarie alla realizzazione della nuova diga (materiale, provenienza, caratteristiche, eventuali valutazioni o autorizzazioni rilasciate, distinti per utilizzi previsti e relativi quantitativi massimi). In questo documento dovranno essere evidenziate le parti (materie/provenienze/caratteristiche/utilizzi etc.) che comportano variazione di precedenti espressioni di valutazione o autorizzazione ambientale già rilasciate”.

Non solo, perché il Mase dà un altro suggerimento per la redazione di tale documento: “In particolare il Proponente dovrà curare, in detto documento, la distinzione tra cessato rifiuto e sottoprodotto, nozione che, secondo gli ultimi orientamenti del giudice di legittimità, non può applicarsi ai materiali prodotti da demolizioni e non potrà designare quali depositi o luoghi di stoccaggio dei materiali di cui non è stata ancora accertata la composizione chimico-fisica o che devono essere ancora caratterizzati secondo le procedure di volta in volta applicabili, siti suscettibili di non confinare eventuali inquinanti; ancora non potrà prevedere immersioni di materiali di cui non siano state operate le analisi dirette ad accertare che non sia arrecato alcun deterioramento ambientale o rilascio di sostanze”.

Una conferma delle succitate motivazioni di bocciatura relativa al ribaltamento nonché del niet degli uffici della Regione all’utilizzo del canale di calma dell’aeroporto quale deposito temporaneo dei fanghi di dragaggio (già oggetto di un’inchiesta della Procura chiusa con 8 indagati fra funzionari di Adsp e Regione inerente al dragaggio del porto passeggeri).

A proposito di canale di calma, da rilevare come un mese fa la Capitaneria di porto genovese abbia autorizzato Autostrade per l’Italia (e la subappaltratrice Fincosit) ad avviare i lavori propedeutici all’opera a mare della nuova Gronda di ponente, consistenti in un campo prova con posa di cassoni nel suddetto braccio di mare (per testare la tenuta del fondale), di cui il progetto prevede il tombamento. La realizzazione del campo prova, non essendo prevista nel progetto autorizzato ai sensi della Via, era stata sottoposta da Aspi a febbraio al Mase per una valutazione preliminare, il cui parere non è però mai stato pubblicato (ancorché la procedura risulti conclusa sul database del Mase). Aspi non ha spiegato tale incongruenza né chi finanzierà il campo prove, considerato che al momento, stando alle recenti parole del viceministro delle infrastrutture Edoardo Rixi, la Gronda non è finanziariamente coperta.

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