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Per la nuova diga di Genova extra-costi a 302 milioni e termine lavori nel 2028

Secondo Bucci i cassoni posati, per quanto ad oggi “non collaudabili”, non dovranno essere sostituiti

di REDAZIONE SHIPPING ITALY
13 Maggio 2025
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Dopo un fine settimana caratterizzato da scambi al vetriolo sullo sviluppo dei lavori della nuova diga foranea del porto di Genova, il commissario straordinario all’opera Marco Bucci, presidente della Regione, ha oggi fornito ulteriori chiarimenti nell’ambito di alcune interrogazioni poste dai consiglieri regionali.

Il primo argomento trattato è stato naturalmente quello dei 302 milioni di euro di extracosti ufficializzati da Bucci pochi giorni fa. Circa metà, 142 milioni di euro, sono quelli che, come anticipato da SHIPPING ITALY oltre un mese fa, serviranno a coprire il gap relativo alla Fase B: “Avremo la gara appena arriverà il foglio del Mit che ci autorizza per gli ultimi 142 milioni di euro” ha annunciato Bucci, senza dettagliare con quale provvedimento il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti finanzierà tale spesa.

“Gli altri 160 milioni sono per l’ulteriore negoziazione per la fase A. La differenza è dovuta all’aumento dei prezzi e a qualche imprevisto”. Secondo quanto dichiarato in un’intervista di sabato scorso a Il Secolo Xix da Edoardo Rixi, viceministro alle infrastrutture, i sovraccosti rimandano al fatto che “non erano disponibili le aree di stoccaggio. Per riempire i cassoni è arrivato più materiale dalla Spagna ed è stata modificata la profondità delle colonne che sorreggono la diga per il limo trovato: da 6 a 12 metri. E ovviamente le materie prime sono rincarate”.

Detto che quest’ultima voce è coperta in ‘automatico’ dal Decreto Aiuti del 2022, prorogato con l’ultima legge di bilancio a tutto il 2025, né Bucci né Rixi hanno spiegato perché la responsabilità di tali varianti ricada sull’appaltante invece che sull’appaltatore né è possibile desumerlo dai documenti del Collegio consultivo tecnico (organo chiamato a dirimere le controversie dell’appalto), mai pubblicati né forniti dalla stazione appaltante (l’Autorità di sistema portuale di Genova). Se infatti il rischio geologico fu ribaltato sull’appaltante già in occasione dell’aggiudicazione, l’onere di reperire adeguate aree di stoccaggio e sufficienti materiali di riempimento avrebbe dovuto essere in capo all’appaltatore.

Venendo al tema dell’ipotetica esigenza di dover rifare i cassoni ad oggi posati, ventilata da Rixi, Bucci ha smentito il viceministro: “Non è vero che vanno sostituiti, le ultime osservazioni tecniche non lo richiedono le riparazioni per mettere il cemento dove si è staccato si potranno fare con i sommozzatori. Non c’è bisogno di rifarli” ha detto il presidente della Regione, senza commentare la rivelazione odierna de La Repubblica in merito alla definizione di “non collaudabilità” dei cassoni rilasciata dalla commissione di collaudo all’Adsp (che però, anche in questo caso, non pubblica né fornisce i documenti della commissione).

Quanto ai tempi di realizzazione, senza dettagliare il perché a bilancio l’Adsp valuti al 2,5% lo sviluppo di fase A, il commissario-presidente ha detto che “per la posa del materiale sul fondo siamo all’80%, per le colonne al 45%, per lo scanno all’11%, per i cassoni all’8% e per il loro riempimento al 3%. La fase A sarà completata entro la fine del 2027, la fase B terminerà per la fine del 2027, al massimo all’inizio del 2028” ha detto Bucci, sorvolando sul cronoprogramma di Fase B definito dall’appaltatore del progetto (Pergenova Breakwater, che valuta in 39 mesi dall’aggiudicazione, il tempo necessario) e vantando un anticipo rispetto al 2030 (il termine definito nel 2021 all’atto del progetto preliminare) ma non citando il fatto di aver poi presentato al Mase in occasione della variante per l’accorpamento di fase A e B (febbraio 2024) un cronoprogramma (progetto definitivo) che fissava il termine dell’intero progetto nel novembre 2026.

A.M.

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