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Calderan (Vpc): “Stop attacchi strumentali al porto di Venezia e no alla lotta con la città”

Dura replica alle posizioni dei comitati che protestano contro lo sviluppo delle attività portuali attraverso intervento di escavo dei canali come il Vittorio Emanuele

di REDAZIONE SHIPPING ITALY
23 Maggio 2025
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Calderan Davide (Rimorchiatori Riuniti Panfido) NC 0096

“Come ha detto ieri il presidente dell’Autorità portuale Fulvio Lino di Blasio, è del tutto evidente che si tratta di posizioni soggettive e, probabilmente, anche pretestuose, mancanti di informazioni necessarie. Davvero la città vuole eliminare l’unica vera alternativa al turismo di massa, cioè il porto? Perché da quanto affermano questi comitati, sembra che l’unico desiderio sia quello di chiudere il porto, senza ascoltare né proporre alternative”. Così si è espresso il presidente di Venezia Port Community (Vpc), Davide Calderan, intervenendo nel dibattito che ancora una volta si è acceso sui destini della portualità veneziana.

L’analisi di Calderan prosegue: “Al vaglio ci sono provvedimenti che servono a salvaguardare la laguna. Forse chi sbandiera pericoli si è dimenticato di quello che è successo negli oltre 1.600 anni di storia di Venezia. Se non si agisce con l’intelligenza umana, le lagune spariscono. Quali sono le alternative che propone chi protesta? Vogliono una Venezia senza futuro?”. Per la comunità portuale non è una questione di filosofie e di dicerie, perché sul piatto della bilancia ci sono i destini di oltre 20mila famiglie: “Visto che è necessario fare informazione, partiamo dallo studio ‘L’impatto economico e sociale del sistema portuale Veneto’ realizzato nel 2020 da Adsp Mar Adriatico Settentrionale e Cciaa Venezia Rovigo. Da questo si evince che all’epoca l’economia portuale generava 6,6 miliardi di fatturato, dando lavoro a 21.175 addetti. Numeri che parlano da sé”.

Per quanto riguarda il tema ambientale, per la Venezia Port Community anche qui è opportuno fare informazione: “Partiamo dal Vittorio Emanuele. Pulizia e manutenzione dei canali si sono sempre fatti. Sempre. Cosa c’è di anomalo nel richiedere il ripristino dei livelli di dimensione del progetto per il quale era stato destinato, che a causa dei mancati interventi nel corso degli anni, si è interrato. Chiediamo che, per rispetto alla nostra laguna, questo canale sia manutentato in maniera opportuna”. Sulle Tresse, la comunità portuale specifica: “Sono un esempio preciso di salvaguardia della laguna. Se davvero ci fossero fanghi inquinati, sarà meglio levarli dalla laguna, piuttosto che lasciarli dove stanno, o no? E questi, come ha ben spiegato Di Blasio, avrebbero una destinazione a discarica fuori dalla laguna”.

In ottica di programmazione, il presidente aggiunge: “I progetti presentati dall’autorità portuale non servono unicamente a far transitare le navi e per rivitalizzare, per quanto possibile, la Marittima, ma anche per sviluppare il traffico commerciale e industriale di Porto Marghera. Non ci sarebbe comunque niente di male nel valorizzare la Marittima, si tratterebbe di un turismo regolato, conosciuto e programmato, proprio quello di cui ha bisogno la città”. Calderan prosegue con un inciso sul turismo navale: “I gruppi che arrivano in nave sono gestiti nel migliore dei modi: si sa quando arrivano, l’ora precisa in cui iniziano il tour, quando salgono in gondola, dove e quando vanno a mangiare, con quale guida turistica si muovono. Dando lavoro a tutte quelle figure professionali. Cosa si vuole di più? Tanto che alla Marittima tornerebbe solo il 10% di quello che era una volta”.

Da ultimo Calderan conclude difendendo l’economia portuale: “Basta ad attacchi strumentali e volti solo a provocare, senza spesso conoscere a fondo i temi. Che i comitati lo dicano, vogliono solo uccidere il porto, e così facendo, uccidere Venezia, sotto la massa di turismo incontrollabile. Si sta cercando una lotta porto-Venezia che non ha senso di esistere. Venezia è nata, cresciuta e sviluppatasi attorno al porto. La cultura di Venezia è frutto degli scambi con l’Oriente che arrivavano alla Dogana, la città è un crocevia di popoli da sempre, ma oggi c’è chi si nasconde dietro alla foglia di fico dell’Ambiente, senza però conoscere a fondo i temi. Si pensi a coloro che dicevano che il Mose non serviva, che non avrebbe funzionato. Evidentemente c’è un problema di memoria legata ai sacrifici che i residenti e i negozianti hanno fatto nel corso degli anni a causa delle levatacce imposte dall’acqua alta”.

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