Gugliotti prova a cogliere la palla del rigassificatore per l’ex Ilva a Taranto
Il neocommissario dell’Adsp pugliese propone l’ormeggio sulla diga e chiede, nel caso, lo small scale. Ma il Comune è contrario
Se Taranto ospiterà un rigassificatore dipenderà dall’esito della discussione dell’accordo di programma sul futuro dell’ex Ilva, in agenda oggi a Roma, ma di certo, in caso positivo, a ospitarlo non sarà nessuna delle banchine commerciali dello scalo.
Lo ha chiarito il neocommissario della locale Autorità di sistema portuale Giovanni Gugliotti, audito dalla commissione del consiglio regionale convocata in vista dell’incontro romano odierno. Come è noto, la bozza elaborata dal Ministero delle imprese e del made in Italy prevede una produzione annua di 6 milioni di tonnellate di acciaio, la decarbonizzazione completa del complesso siderurgico entro il 2039, l’installazione di un desalinizzatore e di una nave rigassificatrice per l’alimentazione energetica degli impianti.
Secondo quanto riferito, Gugliotti ha valutato sia l’opzione portuale (la prima bozza ministeriale ventilava l’attracco al Polisettoriale, ipotesi però già rimossa nell’ultima versione) che quella dell’attracco offshore a 12 miglia dalla costa, ma si sarebbe orientato su una terza via per evitare interferenze con i progetti di eolico offshore al Polisettoriale e in generale con le attività commerciali del porto: “Abbiamo perciò individuato quest’opzione della diga foranea che protegge anche dal mare la nave, mettendola in posizione di tranquillità, senza compromettere le attività all’interno del porto”.
Uno scenario che, qualora scelto, Gugliotti vorrebbe allargare allo small scale gnl, in modo da “poter fare bunkeraggio con il gas per migliorare l’appeal del porto, dando un servizio ulteriore agli operatori internazionali interessati al porto di Taranto”.
Resta ferma la contrarietà del Comune del neosindaco Piero Bitetti, tanto sull’accordo nel suo complesso che sull’opzione rigassificatore.
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