Usb chiarisce che “queste operazioni non rientrano tra i servizi essenziali tutelati dalla legge 146/1990, che garantisce solo le funzioni legate ai diritti fondamentali come salute, istruzione e comunicazione. Al contrario, la stessa normativa riconosce la legittimità dello sciopero quando è finalizzato a difendere l’ordine costituzionale e la sicurezza collettiva. Fermare la logistica di guerra non è quindi solo una scelta politica e morale, ma anche un diritto pienamente esercitabile”.
La protesta (che ancora non è chiaro se verrà comunque confermata o meno) è in programma a partire dalle ore 22 del 4 agosto fino alle 21:59 del giorno successivo, con un’astensione di otto ore consecutive per il personale amministrativo e turnista. Saranno comunque garantiti i servizi minimi previsti dal contratto e dalla legge. La proclamazione potrebbe subire variazioni in base alla programmazione della nave, ma il messaggio dei portuali è chiaro: “Non lavoreremo per la guerra”.
Questa non è un’azione isolata. “Negli ultimi mesi Usb – si legge ancora nella nota – ha moltiplicato le iniziative per spezzare la catena logistica che alimenta conflitti e massacri. A giugno i lavoratori hanno incrociato le braccia all’aeroporto di Brescia Montichiari per bloccare un carico di armi, e a luglio il presidio davanti al Comune di Genova ha rilanciato la richiesta di dichiarare i porti liguri off limits per le spedizioni belliche. La mobilitazione è parte di un fronte internazionale che unisce i portuali di Francia, Grecia, Germania e Nord Africa”.
Il sindacato dei portuali porta avanti anche una battaglia sul piano legale. “Dopo che la Commissione di Garanzia – scrivono – ha tentato di limitare il diritto di sciopero, Usb ha ribadito che considerare le armi un servizio essenziale è un’idea inaccettabile e contraria ai principi costituzionali. Da qui nasce la campagna ‘Il lavoro ripudia la guerra’, che rivendica un principio semplice: i porti italiani non devono diventare basi logistiche per i conflitti, ma restare luoghi al servizio delle comunità”.
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