“Dumping predatorio”: 18 parlamentari francesi attaccano Gnv
L’espansione della compagnia, possibile malgrado le perdite grazie all’appartenenza a un gruppo extra-europeo svincolato dagli obblighi sociali e fiscali vigenti per i concorrenti oltralpe, spia di un “capitalismo senza bussola” secondo i detrattori

Hanno scelto la testata di settore Le Marin, del gruppo Ouest France, 18 parlamentari francesi eletti per diversi partiti (dal Partito comunista francese ai Repubblicani) in Provenza-Alpi-Costa Azzurra, Corsica e Occitania per pubblicare un appello contro la strategia di “dumping predatorio” attribuita a Gnv – Grandi Navi Veloci, società italiana della svizzera Msc, da qualche tempo direttamente attiva sul mercato francese dal porto di Sète con collegamenti verso Marocco e Algeria.
“Da diversi anni, nel Mediterraneo si combatte una guerra silenziosa. Non si contrappongono solo le navi, ma anche due visioni del commercio: da un lato, quella degli operatori marittimi attenti alla redditività, all’equità sociale e alla sovranità nazionale. Dall’altro, quella di un attore sostenuto da un colosso finanziario che, linea dopo linea, sta sconvolgendo l’equilibrio di attività commerciali naturalmente sostenibili” è scritto nel documento. Che poi esplicitamnete aggiunge: “Questo attore è Gnv, una controllata del gruppo Msc. In tre anni, Gnv ha perso oltre 500 milioni di euro, di cui 257 milioni nel 2024, senza mai rallentare la sua corsa all’espansione. Perché? Perché se lo può permettere: Msc sta iniettando ingenti capitali (290 milioni di euro nel 2024), coprendo le perdite abissali senza pretendere una redditività a breve termine. Questo comportamento, completamente slegato dalle regole economiche standard, ha un nome: dumping predatorio” accusano i parlamentari.
“Dal Marocco e dall’Algeria, da Sète alle Isole Baleari, Gnv applica la stessa ricetta: aggressività commerciale unica, una flotta numerosa e zero obblighi sociali locali. In un normale mercato concorrenziale, questo porterebbe al fallimento. Nel caso di Gnv, porta alla conquista di quote di mercato, anche se ciò significa la scomparsa di concorrenti rispettosi delle norme fiscali, sociali e commerciali. In Francia, le aziende francesi, paladine dell’impiego di marinai francesi e della bandiera francese, stanno vivendo questa situazione in modo brutale. La Francia sta perdendo terreno, la bandiera nazionale sta declinando, a vantaggio di un’azienda che opera sotto bandiera italiana, con marinai con contratti a basso costo e pienamente supportata da un azionista con sede in Svizzera” proseguono gli esponenti politici d’oltralpe.
Dopo l’analogia col recente caso P&O nella Manica (non del tutto coerente: i licenziamenti in quel caso preludevano a una contrazione di un’attività ritenuta non più proficua) e il richiamo all’iniziativa Antitrust italiana relativa all’operazione Msc-Moby (indagine su una presunta intesa restrittiva della concorrenza), il testo si conclude con un appello alle istituzioni francesi ed europee a intervenire: “Accettare il modello Gnv significa rinunciare alla nostra capacità di controllare i flussi di passeggeri e merci e cedere i nostri porti a interessi stranieri senza alcuna richiesta di reciprocità. È tempo di agire. Chiediamo un risveglio normativo e strategico, in Francia e in tutta Europa. È urgente: subordinare l’accesso ai porti francesi a chiari impegni sociali, fiscali e ambientali; porre fine all’ingenuità commerciale di fronte a strategie predatorie sostenute da conglomerati ultracapitalizzati; e proteggere le linee di interesse nazionale con gli strumenti di sovranità autorizzati dalla legge. Il Mar Mediterraneo non può diventare un parco giochi di un capitalismo senza bussola. È uno spazio di vita, di servizio pubblico, di sovranità. È tempo di difenderlo”.
A precisa richiesta di una replica da parte di SHIPPING ITALY sull’argomento, Gnv ha fatto sapere che al momento non intende replicare alle accuse ricevute.
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