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Il traghetto Drea torna in Italia: dalla Croazia sta ora facendo rotta verso Crotone

Al traino del rimorchiatore Protug 75 arriverà in Calabria ma ancora non è noto quale sarà il destino finale (geografico e commerciale) della nave ceduta da Moby

di Nicola Capuzzo
3 Settembre 2025
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Moby Drea

Il traghetto Drea ceduto a inizio estate da Moby alla società Med Fuel di Messina, dopo le polemiche per lo smaltimento dell’amianto a bordo scoppiate in Croazia, è ripartito al rimorchio verso l’Italia; il rimorchiatore Protug 75 della società greca Promarine lo sta infatti trainado verso il porto di Crotone in Calabria. A SHIPPING ITALY l’amministratore delegato di Med Fuel, Davide Prestopino, si limita solo a confermare che il traghetto sta rientrando in Italia e che i programmi futuri della nave verranno resi pubblici non appena definiti. Il rientro nel nostro paese è stato coordinato e concordato con il Comando generale del Corpo delle Capitanerie di Porto.

E’ stata così soddisfatta la richiesta (intimazione) del Ministero dei trasporti croato, sorta a seguito delle proteste dalla cittadinanza locale, affinchè lo scafo lasciasse il porto di Spalato e nessuna lavorazione (in particolare lo smaltimento di pannelli di amianto) venisse condotta presso il cantiere navale Brodosplit.

Nei giorni scorsi sulla questione era intervenuta la Ong Shipbreaking Platform che da anni si occupa di demolizioni in sicurezza del naviglio denunciando cantieri e condizioni sub-standard in giro per il mondo. Secondo l’associazione la nave sarebbe “nuovamente sul mercato per essere demolita”.

“Da settimane – si legge in una nota di Shipbreaking Platform – a Spalato cresce l’indignazione dell’opinione pubblica, con l’iniziativa civica ‘Zdravi Split’ che guida le proteste per chiedere che la nave lasci la Croazia, poiché si temeva che la rimozione di 400 tonnellate di amianto sarebbe stata effettuata localmente nel cantiere Brodosplit, esponendo i lavoratori e i residenti a rischi ingiustificabili”. Per questo è stato chiesto un suo allontanamento. “Le lettere aperte al governo sottolineano che la rimozione dell’amianto costituisce un’operazione di riciclaggio navale, strettamente regolamentata dal diritto dell’Unione europea (regolamento 1257/2013) e dalla Convenzione di Basilea. Il cantiere Brodosplit non è autorizzato a svolgere operazioni di demolizione, pertanto la nave non avrebbe mai dovuto essere autorizzata a entrare in Croazia” per quei lavori, secondo la Ong.

“Due inventari ufficiali dei materiali pericolosi datati 10 settembre 2024 e 20 gennaio 2025 hanno ulteriormente minato la fiducia” dicono. “Il primo dichiarava la presenza di 64,30 tonnellate di amianto a bordo, mentre il secondo ne stimava quasi 400 tonnellate. Questa enorme discrepanza solleva serie preoccupazioni in merito alla supervisione e alla trasparenza e rafforza la sensazione che il caso della Moby Drea sia stato gestito in modo errato sin dall’inizio”.

“Drea trasporta un enorme carico di amianto e non deve finire in una struttura che non è in grado di gestirlo in modo sicuro” afferma Benedetta Mantoan, responsabile delle politiche presso la Ong Shipbreaking Platform. La piattaforma avverte che la Turchia, probabile destinazione per la demolizione, non può essere considerata un’opzione responsabile. “I cantieri di riciclaggio navale turchi sono stati ripetutamente criticati per pratiche non sicure, in particolare nella gestione e nello smaltimento di sostanze tossiche come l’amianto. Inviare una nave con quasi 400 tonnellate di amianto a tali strutture metterebbe in pericolo la salute dei lavoratori e delle comunità circostanti. L’armatore e le autorità italiane, in qualità di Stato di bandiera, hanno ora la responsabilità di garantire che la nave lasci la Croazia senza indugio e venga riciclata in un impianto europeo certificato in grado di gestire i suoi materiali pericolosi nel pieno rispetto della legge” aggiunge Mantoan. L’addio alla coste croate si è nel frattempo materializzato.

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