Salpato il nuovo contratto Castalia – Mase per l’antinquinamento marino
Russo: “Servizio rimodulato sulla base di una analisi molto dettagliata, che ha permesso di mantenere qualità e aumentare l’efficienza”
Da ieri, lunedì 1 settembre, è effettivo il nuovo contratto tra il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e Castalia per il servizio di antinquinamento marino, più precisamente per l’intervento rapido in mare volto alla riduzione, al contenimento e al recupero di idrocarburi e simili. Assegnato al termine di una gara che ha preso il via a fine 2024, questo ha un valore di 41,78 milioni di euro Iva esclusa per due anni (con eventuale proroga di altri due).
Anche se per il consorzio delle ‘navi gialle’ l’attività non è certo di per sé una novità, la nuova convenzione porta con sé alcune innovazioni, come ha spiegato a SHIPPING ITALY il presidente Alessandro Russo, che ha poi commentato: “Siamo soddisfatti di poter continuare a offrire i nostri servizi, è per noi un privilegio e un motivo d’orgoglio”.
Nonostante il Mase nella procedura abbia avuto necessità di ridefinire i compiti richiesti anche per via di un budget ridotto rispetto al passato, secondo Russo la configurazione del servizio che ne è seguita è stata il frutto di una analisi, da parte del dicastero, “molto dettagliata, con una determinazione a rimodularlo mantenendo un alto livello e maggiore efficienza”, condotta anche sulla base dello storico degli anni passati.
Nel dettaglio, come si apprende dal contratto siglato lo scorso luglio, il servizio in capo a Castalia prevede ora la messa a disposizione di 23 unità navali, di cui 9 d’altura e 14 costiere, che staranno in stand by in vari porti nazionali con una dislocazione – approvata dallo stesso Mase – atta a permettere la copertura in pronto intervento sul mare territoriale, delle Zpe, Zsc e in alto mare e che potrà cambiare in corso di contratto per esigenze di carattere strategico/operativo connesse a situazioni di emergenza o mutate condizioni di espletamento del servizio (attività remunerata dal ministero nel biennio con 37,28 milioni più Iva).
“Come operatori del consorzio, abbiamo potuto concentrarci su una maggiore qualità, sostituendo alcune unità con altre più moderne migliorando la dotazione tecnica per il recupero degli idrocarburi, ad esempio con l’introduzione di current buster, sorta di ‘imbuti a poppa’ che permettono di convogliare e filtrare gli olii e ci consentono di operare in modo più agevole”.
A supporto dell’operatività in mare, è sempre presente una struttura a terra organizzata in un centro di coordinamento (a Roma) e di 5 magazzini in altrettanti porti, “con funzioni anche di rendicontazione della attività di raccolta, fondamentale anche per lo stesso Ministero ad esempio per il recupero dei rimborsi presso le assicurazioni o le compagnie”, attività remunerata dal contratto per 4,5 milioni di euro nel biennio.
Da aggiungere infine che il contratto prevede anche che alcune navi del servizio, su richiesta del ministero, possano doversi recare nei mari di altri paesi del Mediterraneo o della Ue nel caso in cui questi chiedessero assistenza, cooperando con le autorità locali.
Come già noto, nel contratto non è invece incluso il compito di raccolta del marine litter (introdotta in via sperimentale nella precedente convenzione, ma che secondo lo stesso Mase “non ha dato i risultati attesi”). Così come non è presente quello di pattugliamento delle piattaforme offshore, attività che il dicastero prevede ora di espletare tramite un mix di monitoraggio via satellite e da parte di unità della Guardia Costiera nonché per mezzo del servizio Clean-Sea-Net dell’Emsa (ovvero l’Agenzia europea per la sicurezza marittima), variazione che però secondo Russo non ha comportato una diversa articolazione – in particolare in senso geografico – del servizio rispetto al passato.
F.M.
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