Il rigassificatore del Molo Polisettoriale di Taranto approda al Mase
Progetto da 600 milioni di euro di investimenti per una struttura onshore da 12 miliardi di metri cubi di capacità annua promossa dalla misteriosa Denali Gas Trading
Ancora priva della documentazione di dettaglio, è da qualche giorno depositata al Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica la domanda relativa alla Valutazione di impatto ambientale per il “Progetto Rigassificatore Gnl da 12 Mld mc/anno nell’area portuale di Taranto”.
Titolare dell’istanza è la società Terminale di rigassificazione Gnl Taranto s.r.l. Al momento l’Autorità di sistema portuale del porto ionico, che nelle scorse settimane, prima che le trattative per l’ex Ilva registrassero l’ennesimo naufragio, aveva offerto una disponibilità di massima per ospitare un rigassificatore galleggiante in porto, non ha chiarito il proprio coinvolgimento e neppure la propria consapevolezza dell’iter avviato. Ma il progetto sembra cosa diversa da quello di cui si parlò in estate.
Da una lettera firmata dall’amministratore della summenzionata società, Alberto Leopizzi, datata 7 agosto e indirizzata a Comune, Regione e Ministero delle imprese e del made in Italy per comunicare “l’avvio dell’iter autorizzativo” col deposito presso la Direzione regionale dei Vigili del fuoco della relazione specialistica per il rilascio del Nof (nulla osta di fattibilità), si apprende innanzitutto che il progetto di Terminale è per un rigassificatore onshore, ancorché sito “alla testa del Molo Polisettoriale”, di cui recupererebbe parte dell’operatività, dato che, secondo l’autore, esso verserebbe “in stato di abbandono”.
La lettera spiega poi che l’investimento sarebbe di 600 milioni di euro e la capacità di 12 miliardi di metri cubi l’anno, e dà conto della disponibilità della società ad aprire al Comune per una partecipazione degli utili del Terminale, mentre Rina Consulting ha riscontrato la notizia, circolata su stampa locale, della sua partecipazione alla redazione del progetto precisando di aver “predisposto e consegnato solo la relazione tecnica ai fini del rilascio del nulla osta di fattibilità”.
Al progetto si accennò nel 2023, quando La Verità evidenziò come la francese Belenergia, società del cui board era stato membro Claudio Stefanazzi (ex portavoce del governatore Michele Emiliano e oggi deputato), dopo aver avviato il progetto di parco eolico tarantino Beleolico poi realizzato dalla Renexia del gruppo Toto, avesse acquistato una quota del 15% di Terminale di rigassificazione Gnl Taranto s.r.l.
L’iter sembra però aver subito ora un’accelerazione, in coincidenza con una netta mutazione della compagine azionaria, perché a luglio non solo Belenergia ha ceduto un 10% di quella quota, ma anche i due fondatori, Leopizzi appunto e l’ex manager Eni Giuseppe Ciccarelli, hanno venduto le loro due tranche paritetiche alla società anonima svizzera Denali Gas Trading, che oggi quindi detiene il 95% del capitale.
A Ginevra Denali ha solo una sede legale, presso lo studio legale Croce & Associés, ma la testa sembrerebbe essere quella di Denali Investment & Energy Resources, gruppo africano avente sede fra Ciad e Nigeria. In Africa, del resto, ha operato per anni nel settore energetico la Medea Development, la società, anch’essa svizzera, di Ciccarelli, cui faceva capo anche una società omonima con sede alle Virgin Island, dove pure erano residenti diverse entità intermediate dallo studio Croce, come evidenziato dalle ricostruzioni sulle società offshore effettuate dall’Icj – International consortium of investigative journalist.
In attesa di chiarimenti istituzionali, non resta che attendere lo sviluppo dell’iter.
A.M.
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