Studio del Censis sulle Autostrade del Mare: “27 miliardi di km risparmiati alla rete stradale”
Emerse dal rapporto luci ed ombre: il network ha tolto 2,2 milioni di tir dalle autostrade ma l’aumento dei costi ambientali minaccia la tenuta del sistema e favorisce i porti extra-Ue

Il rapporto del Censis presentato al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti fotografa due decenni di sviluppo del trasporto marittimo; l’Italia è leader nel Ro-Ro, ma gli armatori chiedono tutele contro i costi della transizione ecologica per evitare il ritorno dei tir su asfalto.
Il sistema delle Autostrade del Mare nei suoi primi vent’anni ha realizzato numeri che ne certificano la centralità per l’economia italiana, ma guarda al futuro con cautela. È questa la sintesi che emerge dal Rapporto Censis presentato oggi a Roma, alla presenza dei vertici del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e di Ram S.p.A.
Se da un lato i dati confermano un successo logistico indiscusso, dall’altro il comparto lancia l’allarme sui nuovi oneri che derivano dalle normative europee e minacciano la competitività del settore.
Più nel particolare, il bilancio tracciato dal Censis dal 2004 a oggi, evidenzia che il network marittimo ha permesso di sottrarre all’asfalto ben 27 miliardi di chilometri di percorrenza; ciò significa che ogni anno 2,2 milioni di mezzi pesanti vengono tolti dalle autostrade e imbarcati sulle navi, con un taglio netto di 2,4 milioni di tonnellate di CO2.
La rete si è espansa fino a coprire 52.007 km di rotte, coinvolgendo 18 porti nazionali e 23 destinazioni finali, inclusi hub esteri strategici in Spagna, Grecia, Malta e Croazia. La geografia del trasporto è cambiata: i porti di Livorno (359mila metri lineari offerti), Genova e Catania guidano la classifica, ma è tutto il Mezzogiorno a giocare un ruolo chiave, intercettando oltre il 50% delle tratte.
L’evoluzione del settore è stata trainata dagli investimenti privati degli armatori. Rispetto al 2004, l’offerta di stiva è più che raddoppiata, passando da 1,1 a 2,5 milioni di metri lineari disponibili ogni settimana. Anche la frequenza dei collegamenti è aumentata drasticamente, salendo a 291 viaggi settimanali, pari a un aumento del 163% sulle rotte internazionali.
Attualmente oltre la metà dell’import e il 40% dell’export italiano viaggiano via mare, con ciò confermando la leadership italiana nel segmento Ro-Ro.
Durante l’evento al Ministero, il vicepremier e ministro Matteo Salvini ha ribadito il valore geopolitico delle AdM affermando che “non sono semplici collegamenti, ma direttrici che confermano il ruolo dell’Italia come crocevia tra Occidente e Oriente”. Una visione questa condivisa da Giuseppe De Rita, presidente Censis, che ha parlato di una “storia di successo frutto di una forte intenzionalità politica”, e da Davide Bordoni, amministratore unico di Ram, che ha assicurato il supporto della società in house per guidare il comparto attraverso la “doppia transizione digitale ed ecologica”.
Nonostante i positivi aspetti statistici, il rapporto evidenzia le forti preoccupazioni delle associazioni di categoria Confitarma e Assarmatori. L’entrata in vigore nel 2024 del sistema Emission Trading System per il marittimo ha fatto lievitare i costi operativi.
La preoccupazione è quella del “back shift”: se il trasporto via nave diventa troppo oneroso a causa delle tasse ambientali, la logistica potrebbe tornare a preferire la strada, vanificando vent’anni di benefici ambientali. Per evitare questo scenario e la concorrenza aggressiva dei porti nordafricani – esenti da molte normative Ue – gli operatori chiedono tre interventi urgenti: misure compensative per sostenere la competitività delle flotte; accelerazione sul Pnrr per l’elettrificazione delle banchine e semplificazione digitale per rendere i porti italiani più veloci ed efficienti.
All’evento, che ha visto una nutrita rappresentanza istituzionale, hanno preso parte anche il viceministro Edoardo Rixi, e i vertici tecnici del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
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