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La vaccinazione a due velocità è un rischio per la ripresa economica globale secondo Bimco

Al di là di ogni possibile questione ‘morale’, in un contesto iperconnesso come quello attuale una distribuzione equa del vaccino anti-Covid nel mondo è la vera chiave per poter avviare una ripresa duratura, anche per quei paesi in cui le percentuali di immunizzati sono più alte. E’ la tesi evidenziata in quello che con ogni […]

di Nicola Capuzzo
9 Settembre 2021
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Al di là di ogni possibile questione ‘morale’, in un contesto iperconnesso come quello attuale una distribuzione equa del vaccino anti-Covid nel mondo è la vera chiave per poter avviare una ripresa duratura, anche per quei paesi in cui le percentuali di immunizzati sono più alte.

E’ la tesi evidenziata in quello che con ogni probabilità sarà uno degli ultimi report di Bimco a firma di Peter Sand (l’analista ha infatti svelato che lascerà l’organizzazione per passare nella squadra di società di analisi Xeneta), dedicato al tema della ripresa globale e alle interruzioni nelle supply chain.

Nel report l’analista cita innanzitutto la previsione del Fondo Monetario Internazionale, che anche nel suo ultimo report ha detto di stimare per l’anno in corso un rimbalzo del 6%, dato dietro il quale si nasconde però un aggiornamento della previsione con un rialzo di 0,5 punti percentuali per le economie avanzate (che passano quindi a un +5,6%) ma al ribasso per quelle emergenti di 0,4 punti percentuali (che scendono quindi al +6,3%).

L’analisi di Bimco passa poi in rassegna le principali regioni geografiche a partire dall’Asia, area in cui proprio il basso tasso di vaccinazioni, unito al dilagare della variante Delta, ha messo in difficoltà diverse economie, a partire da quella del Vietnam, paese che fino a poco tempo fa era stato indicato come buon esempio di capacità di gestione della pandemia. Dopo una crescita del 28,4% delle esportazioni (e del 9,3% della produzione industriale) nella prima metà dell’anno, nei mesi di giugno, luglio e agosto l’attività manufatturiera vietnamita è calata per via della chiusura di alcune fabbriche e il Pmi Index (che misura la propensione agli acquisti da parte dei relativi responsabili aziendali) è sceso a 40 punti. Come visto, il virus ha colpito l’area di Ho Chi Minh City mettendo in difficoltà diversi servizi portuali. Relativamente alla Cina, il report cita il caso dei voli interni, che all’incirca nello stesso periodo (dalla fine di luglio alla prima metà di agosto) si sono dimezzati, per poi riprendere alla fine del mese, causando comunque un crollo della richiesta di carburante. In particolare se nel primo trimestre la crescita era stata del 18,3% sullo stesso periodo del 2020, nel secondo questo dato è calato al 7,9%. Similmente nel mese di luglio la produzione è cresciuta del 6,4%, il tasso più basso dall’inizio dell’anno, mentre l’indice Pmi ha raggiunto ad agosto il suo livello più basso, fermandosi a 46,7 punti.

Relativamente all’Europa, Bimco evidenzia come la crescita del Pil del 13,2% (sul 2020) osservata nel secondo trimestre sia “impressionante” ma ancora non sufficiente a recuperare la perdita del 13,6% che si era osservata un anno fa, tanto che ad oggi il prodotto interno lordo complessivo del Vecchio Continente è ancora del 2,2% inferiore a quello del 2019. In questo quadro è significativo l’andamento di due delle principali cinque economie del continente: se del quintetto nessuna infatti si prevede tornerà quest’anno ai livelli pre-Covid, quella dei Paesi Bassi riuscirà però a rimanere solo dello 0,5% inferiore al 2019. Al capo opposto la situazione dell’Italia, tra i cinque l’unica che secondo le stime della Commissione Europea invece non registrerà alcuna crescita. L’Europa è per Bimco il contesto in cui si sostanzia la sua tesi iniziale: nonostante i livelli elevati delle vaccinazioni, che permettono a diversi servizi di restare aperti nonostante l’affermarsi della variante Delta del virus, le carenze di materie prime (e i loro costi crescenti) e le difficoltà di trasporto dai paesi orientali per le ragioni viste sopra ‘remano contro’ l’affermarsi della ripresa. Nel Regno Unito, dove alle difficoltà della pandemia si sommano quelle legate alla Brexit, i problemi delle catene di approvvigionamento sono ancora più pronunciati e ormai ‘visibili’ nei ristoranti e nei supermercati. In particolare a giugno l’economia nel paese si è contratta del 2,2% (del 2,1% nei servizi e del 2,3% nella produzione industriale).
In questo panorama sono ancora in controtendenza gli Usa (che hanno registrato un +2% nel secondo trimestre rispetto ai livelli pre-Covid), trainati da un aumento della domanda di beni di consumi (+19,9%), in particolare durevoli (+33,3%), anche se la crescita è ancora limitata dalle esportazioni (inferiori del 9,9% nel secondo trimestre rispetto al 2019). La velocità di ripresa del paese sembra però essere arrivata al picco ed è minacciata dalle frequenti infezioni degli Stati a basso tasso di vaccinazione, che generano lockdown e bassa ripresa dei servizi. A frenare il ritmo della ripresa sono però anche qui le carenze, sia di materiali che di manodopera, nonché la pressione sulla capacità produttiva, che ha causato un aumento dei prezzi. Si prevede però che resti elevata la domanda di beni di importazione con l’avvicinarsi delle festività.

In conclusione, secondo Bimco, sono proprio le divergenze nei percorsi intrapresi da economie avanzate ed emergenti a rappresentare una minaccia per la ripresa economica globale. “La soddisfazione di una domanda elevata in un mondo più o meno senza restrizioni” si scontra cioè con l’ostacolo costituito dal fatto che “molti dei principali centri di produzione del mondo stanno lottando con l’aumento dei tassi di infezione”. L’organizzazione ricorda come l’Ocse abbia già previsto che la maggior parte delle principali economie del mondo ha già raggiunto il suo picco di crescita per quest’anno e ora procederà a ritmo più lento. In sintesi, i guadagni “facili” derivati ​​dalla riapertura delle economie sono stati realizzati e i prossimi saranno più impegnativi da realizzare perché le industrie chiave non possono raggiungere il loro vero potenziale a causa di fattori come la carenza di materiali e manodopera.

In questo scenario, secondo Bimco, considerato che la domanda di beni nel mondo sviluppato rimarrà elevata, anche se la produzione e le catene di approvvigionamento potranno tenere il passo prima del 2022 non si avrà alcuna ‘normalizzazione’. Tutti gli occhi restano in ogni caso puntati sulla Cina e sulle sue strategie di contenimento del Covid, ben sapendo che la strada dell’eradicazione duratura del virus – quella cioè che sembra essere stata scelta dal paese – porterà probabilmente a nuove chiusure di fabbriche e porti, con pochissima possibilità di prevedere dove queste si verificheranno e quanto dureranno.

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