Prosegue la battaglia croata contro il traghetto Drea
La nave, costruita circa 50 anni fa, ha pannelli di amianto integrati nella sua struttura e si trova presso il cantiere Brodosplit per lavori di bonifica e refitting
Il traghetto Drea (ex Moby Drea), costruito con pannelli di amianto integrati nella sua struttura e attualmente ormeggiato nel cantiere Brodosplit di Spalato per lavori di bonifica e refitting, ha recentemente innescato un conflitto tra autorità e cittadini che mette in luce la difficoltà di conciliare volontà politica, complessa realtà operativa del settore marittimo e sensibilità ambientale dell’opinione pubblica.
Secondo quanto riporta lavoce.hr, il Ministero del Mare, dei Trasporti e delle Infrastrutture croato circa una settimana fa aveva imposto la rimozione del traghetto dal cantiere Brodosplit entro sette giorni. Una tempistica che si è scontrata con la dura realtà logistica e tecnica segnalata dall’armatore italiano, Med Fuel S.r.l., che ha inviato una documentazione dettagliata per richiedere una proroga (di 30 giorni), sottolineando le necessità operative che rendevano impossibile la partenza in così breve tempo.
Dal lato tecnico infatti la nave, per poter lasciare le acque croate, deve essere riportata in condizioni di sicurezza per la navigazione e il traino e ciò significa dover riattivare i sistemi critici e i generatori, predisporre un equipaggio qualificato, e stipulare tutte le coperture assicurative necessarie (inclusi i rischi ambientali e di collisione). Indispensabili inoltre sono le certificazioni da parte di ispettori autorizzati, che devono essere in linea con i requisiti della bandiera italiana, e l’organizzazione di assistenza di rimorchiatori conformi alle prescrizioni. Un insieme di operazioni quindi che richiede tempo e una pianificazione accurata, impossibili da completare in una settimana e che ha portato il Ministero a concedere una proroga parziale di 15 giorni. Proroga che è stata motivo di una grande protesta popolare che si è tradotta in quattro manifestazioni di dissenso organizzate dal movimento civico “Città Sana” per ribadire che la città non deve diventare una discarica di sostanze pericolose e che la salute e la sicurezza dei cittadini sono prioritarie rispetto a qualsiasi altra necessità.
Anche il sindaco dei Spalato ha manifestato la propria posizione ferma, sostenendo che la nave “deve lasciare Spalato al più presto” e che la decisione di rimozione è “chiara ed esecutiva”.
Una situazione, quella creatasi, che dimostra come la pressione politica e mediatica stia influenzando le decisioni, cercando di accelerare un processo che, a livello tecnico, richiede tempi non brevissimi. La vicenda è ancora in evoluzione, e l’esito dipenderà da un delicato equilibrio tra la necessità di rispettare le procedure tecniche e la forte volontà popolare di mettere fine a una situazione percepita come un grave rischio per la salute e l’ambiente.
Il Ministero dei Trasporti e del Mare croato ha concesso un ulteriore periodo di 15 giorni, rispetto ai sette inizialmente previsti, entro il quale l’imbarcazione dovrà lasciare la Croazia ma contestualmente è stato vietato al cantiere Brodosplit di eseguire qualsiasi intervento legato alla rimozione dei pannelli contenenti amianto presenti a bordo.
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