Ravenna e l’Emilia Romagna fermano due container di armi per Israele
Avvertiti dai portuali del porto, gli enti pubblici azionisti di Sapir e Tcr, i terminal interessati, intervengono per bloccare il transito
Sono stati bloccati nel porto di Ravenna i due container di esplosivi diretti ad Haifa, in Israele.
Lo ha reso noto il sindaco di Ravenna Alessandro Barattoni comunicando che le armi avrebbero dovuto essere imbarcate su una nave di Zim per salpare poi alla volta di Israele.
“Siamo stati informati informalmente – ha detto- da alcuni lavoratori portuali del previsto arrivo e poi dell’imbarco di due container classificati come 1-B-4, quindi contenenti esplosivi. La notizia ci è stata confermata e a quel punto Comune, Provincia e Regione, azionisti di Sapir e quindi di Tcr, hanno espresso loro la contrarietà al transito di armi sui loro terminal, chiedendo di inserire nel codice etico il valore della pace e del rispetto dei diritti universali dell’uomo”.
“Vorrei invitare l’onorevole interrogante (Alessandra Maiorino, M5S ndr) a studiare il regolamento Uama (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento, ndr), perché non serve autorizzazione per nulla che parta dai porti. Io non so nulla di quanto è successo al porto di Ravenna, perché non sono armi, non sono munizioni italiane. Mi dispiace ma non abbiamo inviato armi italiane in Israele. Mi auguro che lei, che è una professoressa, studi un po’ meglio le leggi della Repubblica” ha replicato il Ministro degli Esteri Antonio Tajani a una senatrice che nel question time odierno gli chiedeva conto dell’accaduto, come se la legge 185/1990 non disciplinasse anche il transito di armi verso paesi che, come Israele, sono responsabili, secondo organismi internazionali, di violazioni dei diritti umani.
Ad ogni modo Sapir e Tcr hanno raccolto l’invito degli enti locali e espresso la propria “indisponibilità a fare entrare nei propri terminal” quei carichi, che pertanto “non transiteranno dal porto di Ravenna”.
“La movimentazione di container contenenti materiale bellico, pur rientrando formalmente tra le operazioni che la nostra società è autorizzata a svolgere, non gode ad oggi di un chiaro inquadramento normativo operativo, e si colloca in una situazione di altissima esposizione mediatica e sindacale” ha spiegato la Compagnia Portuale di Ravenna (l’articolo 17 dello scalo) in una nota inviata, secondo Il Resto del Carlino, a Sapir. “Alla luce di ciò, riteniamo doveroso preannunciare il concreto rischio di problematiche di ordine pubblico connesse a tale movimentazione, che potrebbero determinare, nella migliore delle ipotesi, il blocco della nave interessata e dell’intera operatività del terminal. Con la presente invitiamo pertanto il Terminalista Tcr a voler intercedere con la Compagnia Zim per valutare l’opportunità di rinviare o riconsiderare la movimentazione dei suddetti container, al fine di evitare possibili disordini e garantire la regolare continuità delle operazioni portuali”.
Forte il messaggio che Barattoni ha messo per iscritto nella lettera ufficiale inviata a Sapir: “C’è sempre una parte dalla quale stare. E l’Emilia Romagna e Ravenna hanno ben chiaro quale sia: quella delle vittime innocenti e degli ostaggi. Non quella dei governi criminali e delle organizzazioni terroristiche. Ogni azione, compresa l’inazione, è un’azione politica”.
“Le iniziative nei porti stanno facendo quanto il Governo non riesce a fare”. Ad affermarlo la Filt Cgil nazionale, sottolineando che “la mobilitazione dei lavoratori portuali di Ravenna oggi ha impedito l’imbarco di due container, contenenti materiale esplosivo di tipo bellico con destinazione Haifa in Israele. L’iniziativa di Ravenna è frutto della sensibilità dei singoli lavoratori del porto, tra questi molti nostri delegati che ringraziamo. È anche il segnale di una sensibilità crescente contro il transito di armamenti verso paesi che, come nel caso di Israele, violano i diritti umani e di fatto”.
A.M.
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