“Sui Sieg dei porti serve una nuova disciplina a carattere nazionale”
Appello di Parenti (Ancip) per colmare il vuoto dell’abrogazione del Decreto Giurgola e sanare disomogeneità e disparità locali che finiscono per riverberare sui lavoratori
Contributo a cura di Gaudenzio Parenti *
* direttore generale di Ancip – Associazione Nazionale Compagnie Imprese Portuali
I porti non sono solo operazioni e servizi di carico/scarico di merci e rotabili ovvero transito dei passeggeri. I porti sono molto altro e tra le attività fondamentali degli stessi rientrano i servizi di interesse economico generale: i Sieg (Servizi di interesse economico generale). Servizi questi che saranno sempre più importanti nei nostri porti.
Le imprese concessionarie dei tali servizi garantiscono, infatti, la fruizione in termini funzionali e nel rispetto dei criteri di economicità dei porti commerciali italiani. Costituiscono, inoltre, lo strumento per regolare i processi di urbanizzazione dei porti e renderli competitivi anche sotto il profilo dell’accoglienza, della sicurezza degli impianti e della fruizione urbana, con ricadute positive sulla competitività degli scali.
Nel dettaglio, quando si parla di Sieg, vengono ricompresi i servizi di illuminazione, di pulizia e raccolta rifiuti, di gestione idrica, di mobilità, di manutenzione e riparazione, di gestione informatica e telematica e quelli comuni al settore industriale e al settore commerciale del porto. A livello giuridico rientrano anche altri due servizi fondamentali tra i quali la gestione delle stazioni marittime e dei servizi e delle manovre ferroviarie all’interno del sedime portuale. Ma la sfida futura sarà quella di fare entrare in questo contesto anche la gestione dei cavi sottomarini di trasmissione dei dati e dei server posti sott’acqua, sempre ovviamente negli spazi ricompresi sotto la regolazione delle Autorità di Sistema portuale.
Attualmente, però, tali fondamentali servizi non sono più normati a livello nazionale ma lasciati alla discrezione delle Autorità di Sistema portuale. Con l’abrogazione infatti, da parte del Dlgs 232 del 2017, del D.M. del 14 novembre 1994 si è venuto a creare un vuoto oltre che normativo anche di carattere funzionale nelle singole Autorità, che non consente di ottenere un’omogeneità di inquadramento dei diversi servizi, con la conseguenza che talvolta alcuni di essi ove non specificatamente individuati vengono resi in assenza di regolamentazione ai sensi dell’articolo 68 del Codice della navigazione.
Un altro deficit riguarda il fatto che queste imprese con le proprie lavoratrici e lavoratori non hanno piena e completa dignità nel Contratto Collettivo Nazionale dei lavoratori dei porti. Un vulnus non più accettabile, sia dal lato delle imprese che dovrebbero “gareggiare” in maniera impari con chi applica Ccnl meno onerosi ovvero con tariffe predisposte dalle Adsp che non ne tengono conto; sia dal lato delle lavoratrici e dei lavoratori che non avrebbero le stesse garanzie economiche e normative di chi lavora, invece, presso le imprese portuali (ex artt, 16, 17 e 18 l.n. 84/94).
Deficit che, inevitabilmente, si amplifica anche sull’attuale articolato del famoso “fondo di accompagnamento all’esodo per i lavoratori dei porti” che non prevede, in maniera assurda e molto miope, le lavoratrici e i lavoratori delle Sieg portuali. Tanto più alla luce del fatto che alcune imprese concessionarie che utilizzano il Ccnl dei porti starebbero accantonando le poste economiche previste.
Pertanto, come Ancip, associazione datoriale che rappresenta anche queste imprese concessionarie, abbiamo iniziato delle proficue interlocuzioni con la IX Commissione trasporti nella persona del Presidente, On. Salvatore Deidda, e con il Viceministro alle infrastrutture e trasporti, On. Edoardo Rixi e la propria struttura ministeriale, per valutare delle proposte ovvero modifiche normative, condivise anche con parte del Sindacato nazionale di categoria, per colmare queste lacune e, soprattutto, per omogenizzare ed armonizzare tali servizi su base nazionale anche al livello giuridico. Idee che abbiamo già esposto e rappresentato in varie audizioni presso Il Comitato interministeriale per le politiche del mare (Cipom) e presso la Commissione trasporti della Camera dei deputati. Proposte che, insieme a quelle riguardanti le altre tipologie di imprese portuali, presenteremo eventualmente nell’ ormai imminente Riforma della portualità italiana.
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