Anche Filt Cgil critica sulla la riforma portuale
Diversi i rilievi alla bozza sollevati dal sindacato, che si allinea alla richiesta di un percorso partecipativo presentata da diverse parti sociali
Si allunga la lista delle osservazioni critiche sulla bozza di testo di riforma portuale che il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini ha detto voler portare in Consiglio dei Ministri entro la fine dell’anno.
“Critico” ha definito il proprio giudizio in una nota la Filt Cgil: “La bozza di riforma rappresenta un peggioramento rispetto ai principi fondativi della legge 84/94, basata su autonomia amministrativa e finanziaria, responsabilità, sviluppo, partecipazione e trasparenza. Una riforma che non affronta le vere criticità del settore, come il fondo prepensionamenti e che mette a rischio l’equilibrio costruito in trent’anni tra pubblico e privato, territori e istituzioni, impresa e lavoro. L’istituzione di Porti d’Italia spa modifica l’attuale governance multilivello che si è dimostrata finora efficiente, privando le Autorità di sistema portuale degli avanzi di amministrazione e delle principali entrate portuali. Una misura che penalizza il loro funzionamento con pesanti ricadute sui bilanci delle stesse e sulla tenuta dell’intero sistema”.
Secondo la Federazione dei trasporti della Cgil “questa manovra rischia di danneggiare la funzione sociale delle Adsp e conseguentemente gli interventi previsti dalla legge anche per la tenuta occupazionale nei momenti di crisi dei traffici. Il personale non viene valorizzato con il rischio di generare esuberi e tagli, aggravando il sottodimensionamento degli enti attuali. Anche il ruolo del contratto nazionale porti viene ignorato. Inoltre mancano interventi per migliorare la sicurezza sul lavoro nei porti, per ridurre la frammentazione degli appalti, per contrastare il fenomeno delle posizioni dominanti di potere che stanno determinando monopoli, i quali minano alla base la concorrenza e per impedire il nascere di nuovi terminal al di fuori del network delle Adsp, come nel caso di Fiumicino. Sul piano istituzionale la riforma solleva più di un dubbio in merito alla sua coerenza con le competenze delle regioni in materia portuale ed anche il metodo adottato è inaccettabile, senza alcun coinvolgimento delle organizzazioni sindacali e senza nessun confronto preventivo”.
Da qui una richiesta al Mit condivisa con più soggetti: “A fronte di tale impianto e metodo serve formalmente l’apertura immediata al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di un tavolo di confronto, con tutte le parti sociali e datoriali per arrivare ad una soluzione equilibrata e condivisa. È necessario un percorso serio, trasparente e partecipato che parta dall’applicazione piena e corretta della Legge 84/94”.
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