Confitarma promuove (ma con almeno due riserve) la bozza di riforma portuale
Il principale timore è che i trasferimenti di risorse finanziarie alla Porti d’Italia Spa (con conseguente diminuzione delle entrate delle Adsp) possano innescare un aumento degli oneri per gli utenti portuali
Sulla riforma dell’ordinamento portuale promossa dal viceministro Edoardo Rixi iniziano a emergere anche i pareri di alcune primarie associazioni di categoria.
Fra queste Confitarma, la Confedeazione (confindustriale) degli armatori italiani che ha condivido con la propria base associativa una bozza di commenti e osservazioni al disegno di legge che introduce modifiche a diversi articoli della Legge n. 84/1994 e che prossimamnete dovrebbe essere sottoposto al Consiglio dei Ministri per la sua formale presentazione in Parlamento.
Il giudizio sul testo è frutto di un’analisi condotta dal Gruppo Tecnico Porti e Infrastrutture e successivamente dal Consiglio Generale di Confitarma, messo nero su bianco in un documento che evidenzia gli aspetti positivi del provvedimento e quelli che suscitano alcune perplessità, richiedono ulteriori approfondimenti e chiarimenti.
Il documento esprime “un generale apprezzamento per i principi ispiratori della bozza di disegno di legge di riforma portuale, che recepisce quanto da tempo auspicato da Confitarma in merito alla necessità di istituire una cabina di regia centrale dotata di poteri effettivi, in grado di individuare e coordinare gli investimenti strategici sulla base di una visione unitaria e integrata della portualità italiana. E’ auspicabile che tale impostazione risponda all’esigenza di disporre di un soggetto centrale capace di interloquire con i grandi gruppi internazionali, assicurando una controparte istituzionale dotata di adeguata capacità decisionale e contrattuale”.
Tuttavia l’esame della bozza di disegno di legge evidenzia anche alcuni aspetti che secondo Confitarma richiedono ulteriori approfondimenti e chiarimenti. In primis “la previsione che l’attività della ‘Porti d’Italia S.p.A.’ sia finanziata attraverso la quota relativa alla componente investimenti dei canoni di concessione delle aree demaniali e delle banchine portuali, nonché mediante una percentuale (tra il 15% e il 25%) delle tasse di ancoraggio, delle tasse portuali sulle merci sbarcate e imbarcate e delle tasse per il rilascio delle autorizzazioni per i servizi e le operazioni portuali, solleva alcuni elementi di preoccupazione. Tale redistribuzione delle risorse dalle Autorità di Sistema Portuale (AdSP) alla nuova società, conseguente al trasferimento di determinate competenze, dovrà essere necessariamente accompagnata da un corrispondente riequilibrio finanziario tra centro e periferia, al fine di evitare squilibri tra entrate e uscite per le AdSP” sottolinea l’associazione degli armatori. “Infatti – aggiungono – se la diminuzione delle entrate delle AdSP non fosse compensata da una proporzionale riduzione delle loro spese, ne deriverebbe un inevitabile aumento degli oneri per gli utenti portuali, con conseguente riduzione della competitività degli scali nazionali. Tutto ciò desta preoccupazione anche alla luce del nuovo comma 14-bis dell’articolo 6 della legge n. 84/94 che prevede la soppressione di un’AdSP in caso di risultato di esercizio negativo per due volte nell’arco di un triennio, con il trasferimento delle relative funzioni ad altra AdSP”. Secondo Confitarma “tale meccanismo, pur muovendo dall’intento di rafforzare la responsabilità gestionale, potrebbe indurre le AdSP ad aumentare i diritti portuali e i canoni concessori al solo fine di evitare risultati di bilancio negativi, penalizzando così la competitività degli scali italiani”.
L’associaizone presieduta da Mario Zanetti ritiene dunque necessario che “eventuali squilibri di bilancio siano affrontati prioritariamente attraverso misure di efficientamento e razionalizzazione delle AdSP, evitando interventi che incidano negativamente sulla competitività del sistema portuale nazionale” e che “siano definiti e codificati sin da subito criteri chiari di efficientamento organizzativo delle AdSP, in parallelo con la costituzione della nuova società. Solo qualora questi criteri fossero pienamente rispettati, alle AdSP dovrebbe essere consentito di aumentare i diritti portuali e i canoni concessori”.
Altro aspetto meritevole di attenzione riguarda i criteri di individuazione delle infrastrutture strategiche per la portualità nazionale e le relative fonti di finanziamento. “E’ opportuno – secondo Confitarma – che vengano previste norme transitorie volte ad assicurare adeguate garanzie per le società concessionarie e gli investitori privati, in particolare con riferimento agli investimenti già effettuati o programmati nei terminal portuali”.
L’associaizone auspica infine che, “nel corso dell’iter parlamentare, gli obiettivi di fondo della riforma vengano preservati, evitando modifiche che ne snaturino l’impianto originario, e che gli aspetti critici vengano superati nell’interesse della competitività complessiva del sistema portuale italiano e della sua capacità di sviluppo infrastrutturale, coerente con gli effettivi fabbisogni dell’utenza e con le sfide del mercato internazionale”.
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