Nuova inchiesta giudiziaria e perquisizioni colpiscono Liberty Lines
Operazione della della Guardia di Finanza sui rapporti convenzionali con Regione Siciliana e Mit: 67 indagati e azienda posta sotto sequestro. Coinvolti funzionari Rina e della Capitaneria
È in corso da stamane un’operazione della Guardia di Finanza presso sede e uffici secondari di Liberty Lines.
Poche le notizie filtrate fino ad ora. L’oggetto dell’indagine riguarderebbe le corresponsioni elargite dalla Regione Siciliana alla compagnia della famiglia Morace in relazione al rapporto convenzionale che la lega all’ente per il servizio di collegamento marittimo delle isole minori mediante mezzi veloci, già al centro dell’inchiesta Mare Monstrum risalente al 2017.
Le forze di polizia avrebbero perquisito le sedi di Liberty e anche almeno un ufficio della Capitaneria di Porto. Gli indagati sarebbero 67 e fra gli oggetti sottoposti a sequestro ci sarebbero conti correnti e la compagnia armatoriale stessa, affidata come amministratori giudiziari ai commercialisti Pietro Squatrito e Fabrizio Abate e dell’avvocato Emanuele Lo Voi Geraci, per un valore di 100 milioni di euro.
Fra gli indagati a vario titolo per frode in pubbliche forniture, truffa aggravata, falso ideologico e omissione della denuncia di avarie ci sono comandanti e dirigenti della compagnia armatoriale, fra cui il presidente di Liberty Lines Alessandro Forino, il direttore generale Gianluca Morace, il direttore tecnico Ferdinando Morace e l’amministratore delegato Carlo Cotella. Convolti anche alcuni funzionari Rina e funzionari della Capitaneria di Porto di Trapani, accusati di corruzione per aver, in cambio di assunzioni di congiunti e biglietti, asservito la propria funzione di pubblico ufficiale agli interessi di Liberty mediante la rivelazione di eventuali notizie segrete o riservate apprese in ragione del proprio ufficio nonché l’adozione di provvedimenti favorevoli agli interessi della compagnia.
Ai dipendenti di Liberty si imputa di aver utilizzato in numerosissime occasioni mezzi “privi delle condizioni di efficienza e sicurezza, come previste nella normativa nazionale e comunitaria richiamate nel capitolato di appalto e nel contratto pubblico, non disponendo peraltro di un mezzo di riserva previsto dal contratto – ovvero disponendo soltanto di mezzo di riserva non idoneo”.
Con l’omissione delle avarie e la falisificazione dei giornali nautici, inoltre, numerosi fra gli indagati avrebbero indotto in errore la Regione Siciliana (per quel che riguarda i contratti con essa) e il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per quanto riguarda l’esercizio dei servizi di collegamento veloce che Liberty esercita come consorziata di Società di Navigazione Siciliana in convenzione con lo Stato, “in ordine al possesso dei requisiti richiesti dal bando di gara riguardanti il mantenimento dell’efficienza e della sicurezza delle unità veloci utilizzate nelle tratte di collegamento, il rispetto delle prescrizioni e delle normative nazionali e comunitarie concernenti i predetti mezzi navali e precludendo alla Stazione Appaltante di esercitare il proprio diritto di risoluzione anticipata del contratto in caso di grave inadempienza agli obblighi contrattuali”.
Questa la posizione espressa finora da Liberty Lines: “In merito alle operazioni condotte questa mattina dalla Guardia di Finanza presso i nostri uffici, relative a presunte irregolarità operative, Liberty Lines conferma la propria fiducia in un esito positivo delle indagini e assicura che il servizio pubblico di collegamento veloce con le isole siciliane proseguirà regolarmente”.
Gli avvocati della compagnia trapanese e degli azionisti, Alfonso Furgiuele, Lorenzo Contrada, Giovanni Di Benedetto, hanno aggiunto che “il decreto di sequestro ai danni dei loro assistiti è stato emesso, dalla procura della Repubblica di Trapani, in carenza sia di qualsivoglia ragione di urgenza sia degli ulteriori presupposti che avrebbero consentito l’adozione. Nei modi e termini di legge si rappresenteranno al Giudice i vari elementi che ne impongono la caducazione ripristinando la piena operatività della società”.
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