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Imat presenta la prima sala macchine ibrida in Europa e un ponte di comando in scala 1:1 (VIDEO)

La simulazione è sempre più reale e avviene su vere e proprie parti di una nave: il motore su cui intervenire o un master deck da 27 metri per un’esperienza immersiva che richiama a Castel Volturno 40mila marittimi l’anno da tutto il mondo

di Giuseppe Orrù
15 Gennaio 2025
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Castel Volturno (Caserta) – La formazione dei marittimi passa attraverso esperienze il più possibile reali, in un campus che può vantare diversi primati, come l’installazione della prima vera sala macchine ibrida o del primo ponte di comando da 27 metri, in scala 1:1, che riproduce fedelmente quello di una nave da crociera. Qui non si comprano più simulatori, ma vere parti di navi.

Le compagnie di navigazione di tutto il mondo guardano all’Imat (Italian Maritime Academy Tecnologies) di Castel Volturno, in provincia di Caserta, come riferimento qualitativo in termini di formazione per i propri marittimi. A testimoniarlo sono i numeri (120mila ore di corsi in un anno, per 40mila marittimi provenienti da 155 Paesi) e i contratti da 10 a 25 anni appena firmati e in via di definizione che faranno aumentare esponenzialmente le presenze di professionisti del mare in questo campus dove gli spazi sono diventati già troppo stretti.

A fine febbraio è prevista l’inaugurazione della nuova sede tecnica di Imat, che basa la sua proposta innovativa di training su sistemi navali reali portati a terra. Qui tutti incrociano le dita e aspettano la grande conferma: oltre a ministri e a presidenti di compagnie di navigazione di tutto il mondo, si attende che dal Quirinale confermino “l’auspicata presenza” del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Subito dopo partiranno già i primi corsi.

La strada segnata dall’Academy è ormai quella dell’investimento in nuove tecnologie e nell’internazionalizzazione, frutto dei contratti a lunga scadenza che la vedono impegnata con le principali compagnie commerciali, passeggeri e crocieristiche a livello mondiale. Questo ha portato ad aumentare il numero di corsi erogati, dalle certificazioni obbligatorie Stcw ai pacchetti avanzati sviluppati sulle specifiche esigenze delle società armatoriali, e dei marittimi formati. Corsi tailor made che, in caso di urgenza, possono essere attivati da un giorno all’altro se in presenza (anche solo per una persona) o in pochi minuti se online.

“Abbiamo contratti in essere per oltre 4mila navi, il che significa servire circa il 7% della flotta mondiale” – dice il capitano Rosario Trapanese, direttore Sviluppo e Strategia di Imat. “Le certificazioni riconosciute si attestano sulle 40mila, con una partecipazione che vede coinvolte più di un centinaio di nazionalità. Una crescita che, insieme ai consistenti investimenti in nuove tecnologie, si è riflessa anche sulla composizione del personale tecnico: nel nostro team di istruttori sono entrati altre venti professionisti del settore”.

Nei mesi scorsi si è concretizzata la grande ‘transizione’ verso un nuovo modo di concepire l’attività di formazione. “Per quanto sofisticate – aggiunge Trapanese -, le attività svolte in regime di simulazione non bastano più. La nostra idea è quella di sviluppare le competenze attraverso esperienze il più possibile reali, mettendo a disposizione dei corsisti i comandi, le apparecchiature e i sistemi tecnologici presenti e futuri che troveranno a bordo delle navi”.

Da qui la realizzazione della nuova sede tecnica di Imat, dotata di ponti di comando in scala 1:1 degli ambienti operativi. La struttura è dotata da un ponte di comando da 27 metri, e 100 tonnellate di peso in una sala da 1.500 metri quadri collegato ad una centrale macchina gestita da otto operatori in contemporanea. Questa, oltre ad essere collegata con il ponte di comando, è collegata anche all’intero sistema di automazione nave, ai due motori ed i relativi impianti, costituendo un vero e proprio sistema nave per le attività di Vessel Resource Management (Vrm). Il suo costo supera quello di tutti gli altri simulatori che si trovano all’interno della scuola. È il più grande ponte di comando a terra mai costruito, che presto sarà “superato” da un secondo ponte che sarà costruito lì a fianco, da 40 metri di larghezza. I lavori inizieranno a febbraio.

Sono veri anche i motori: uno dual fuel da 16 MW, 230 tonnellate di peso, collegato ai sistemi ausiliari, che per il trasporto e l’installazione ha richiesto una sfida ingegneristica non indifferente. Il propulsore ha viaggiato da Trieste a Caserta con diversi trasporti eccezionali, smontato, e posato con una gru con un braccio da 100 metri, su una base fortificata con pali di cemento armato. Poco più a fianco si trova una seconda sala macchine con un motore da 2,7 MW, con la possibilità di caricare 0,5 MW di batterie al litio (unica sala macchine Hybrid in Europa).

“Per la prima volta – spiega Rosario Trapanese – è stato messo a punto un sistema che permette l’interazione con impianti veri: attraverso interfacce software i motori e tutti gli altri dispositivi possono essere avviati nel corso delle prove pratiche”.

Gli investimenti Imat non si fermano qui. Il Centro si è dotato anche di un avanzatissimo simulatore Tug (che sarà a breve integrato nel sistema della nuova sede), 32 nuove aule per un totale di 3mila metri quadri divisi su tre piani, oltre all’implementazione continua della piattaforma software proprietaria attraverso cui il centro eroga online parte della sua offerta formativa.

“Nel corso del 2025 – aggiunge Trapanese – sarà realizzata il primo impianto al mondo, dedicato alla formazione, di bunkeraggio Lng e l’installazione di un “damage control and flooding simulator” collegato a un sistema di gestione delle emergenze. È il primo progetto del genere che si realizza in Europa, dove si movimenterà gas a -196 gradi. L’obiettivo è quello di sostenere la competitività dell’industria marittima a partire da una risposta allineata, quando non in anticipo, alle trasformazioni tecnologiche di questo settore”.

La prossima sfida sarà quella della ricettività. Due le soluzioni al vaglio: la costruzione di una vera nave da crociera in un lago artificiale, di quattro ponti, con almeno 600 cabine, dotata di ristoranti, cucine, lavanderie, gestione rifiuti (dove ovviamente fare dei corsi ad hoc) o un resort per ospitare i marittimi in arrivo da tutto il mondo, collocato all’interno di un grande campus.

Il personale docente ha un’età media giovane, intorno ai 40 anni. Molti di questi sono marittimi provenienti da importanti compagnie di navigazione, invitati a diventare formatori Imat che possono continuare a declinare la loro professionalità a terra, vicino alla famiglia e in condizioni di vita più semplici di quelle di un marittimo imbarcato.

Fondato nel 2005 Imat si sta imponendo a livello internazionale come uno dei centri più innovativi nel settore della formazione marittima portando il Mediterraneo a confrontarsi con le tradizionali realtà del Nord Europa. Il know how sviluppato nel corso degli anni ha ricevuto anche il riconoscimento dell’Ue, con il coinvolgimento in importanti progetti europei.

Tra gli ultimi, nel ruolo di capofila, “Overheat” che ha per obiettivo lo sviluppo di competenze e tecnologie per la prevenzione e gestione degli incendi del carico a bordo delle navi portacontainer. “La partecipazione a queste iniziative consolida il percorso di internazionalizzazione del nostro Centro – dice Erminia Della Monica, amministratore unico di Imat -, permettendoci di scambiare buone pratiche, conoscenze e competenze con attori essenziali nella filiera dell’industria marittima. Il settore della formazione conferma, quando supportato da una visione improntata all’investimento in capitale umano, mezzi e tecnologie innovative, di poter giocare un ruolo di propulsione per gli sviluppi futuri di tutto il comparto marittimo”.

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