Per la diga di Genova fumata grigia su dragaggio e riempimenti
Problemi legati ad amianto, nichel e cromo, non arriva il via libera definitivo all’uso di fondali e terre di scavo per riempire i cassoni. Ma cambia il controllore

Mentre si attende lo stanziamento da parte del Governo dei 302 milioni di euro necessari (fra l’altro) a coprire gli extracosti emersi in fase progettuale, consentendo al commissario straordinario Marco Bucci di bandire i lavori per la Fase B della nuova diga foranea del porto di Genova, anche la Fase A continua a procedere a rilento.
Oltre alle note problematiche sulla produzione dei cassoni, in particolare a non sbloccarsi è la duplice tematica terre-riempimenti: il progetto infatti prevede di usare per il riempimento dei 103 cassoni della nuova diga (7 quelli ad oggi posati, riempiti solo parzialmente con materiale di cava) i materiali del dragaggio di avamporto e bacino di Sampierdarena e le terre di scavo dell’altra maxiopera portuale (realizzazione del nuovo bacino navale di Sestri Ponente, cosiddetto ribaltamento a mare).
Il problema si trascina da mesi e il pronunciamento nei giorni scorsi da parte del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica non lo risolverà del tutto. Quanto al dragaggio, infatti, pur ritenendo il Mase “ottemperata” la condizione soggetta a parere, il proponente (cioè l’Autorità di sistema portuale di Genova che ha appaltato Fase A) “sarà tenuto a perfezionare quanto richiesto dalla Regione Liguria”; mentre, per ciò che concerne l’uso per riempire i cassoni delle terre di Sestri, la condizione posta dal Mase è stata solo “recepita limitatamente a questa fase precedente l’avvio dei lavori”, essendo per l’avvio il proponente “tenuto a riscontrare quanto richiesto dalla Regione Liguria, Arpa Liguria e Ispra”.
Ricapitolando, una prima piccola porzione di dragaggio (circa 65mila metri cubi) è stata autorizzata a marzo, anche se ha visto recentemente slittare il termine dei lavori. Sulla parte più ponderosa dell’operazione (che, come anticipato da SHIPPING ITALY, è stata ridimensionata a 400mila mc) i rilievi degli enti preposti (in primis l’esclusione dal riutilizzo nei cassoni dei sedimenti di qualità ecotossicologica peggiore) sono stati quasi tutti ottemperati. Per procedere, oltre a rifinire il piano di monitoraggio ambientale, l’Adsp dovrà a questo punto ottenere dal commissario Bucci (a ciò preposto dal decreto ambiente che in autunno gliene ha dato i poteri sottraendoli alla Regione Liguria) l’autorizzazione allo sversamento nei cassoni, previa espressione dei vincolanti pareri della stessa Regione e di Arpal (che non dovrebbero però essere problematici, essendosi i due enti già espressi nell’ambito della procedura Mase).
Più critica la questione sestrese, che attiene a 220mila mc di terre rinvenienti dallo scavo in programma per costruire il nuovo bacino navalmeccanico. Innanzitutto in generale Adsp dovrà “presentare un protocollo dettagliato di caratterizzazione dei materiali provenienti dall’opera C nonché una proposta di analisi di rischio ai fini del refluimento dei suddetti materiali in ambiente conterminato” (cioè i cassoni della diga).
Nel dettaglio, per la quota a mare, di 38mila mc, gli enti summenzionati hanno chiesto un surplus di approfondimento, motivato con la diffusa presenza di amianto riscontrata nei carotaggi effettuati nella parte a terra.
Proprio l’amianto è uno dei problemi dei 182mila mc ‘terrestri’. Gli enti hanno accolto la lettura di Adsp sulle cosiddette “non non conformità” (qui la spiegazione), per cui le terre con concentrazione di amianto probabilmente ma non certamente superiore alla soglia di legge potranno essere riversate nei cassoni. Quelle in cui la concentrazione è senz’altro superiore dovranno però essere smaltite e, per quanto minoritarie, la cosa è già costata una variante da 22 milioni di euro e potrebbe volercene un’altra se le succitate ulteriori caratterizzazioni rivelassero la presenza di altre porzioni incontrovertibilmente pregne di amianto oltre i limiti di legge.
Non è tutto. In questi mesi è emersa anche una presenza significativa di nichel e cromo. Adsp, col supporto di uno studio di geologi, ha sostenuto che si tratterebbe di valori naturali, compatibili con le caratteristiche del terreno sopra cui sorge il cantiere navale, tanto che la soglia limite si alzerebbe a 1500 mg/kg. “In merito – hanno però eccepito Regione, Arpal e Ispra – va tuttavia evidenziato che lo studio geologico presentato non arriva a formulare una proposta di valore di fondo naturale per i due parametri che occorrerà definire, prima dell’avvio degli scavi, come riferimento da assumersi nel sito di produzione durante la caratterizzazione in corso d’opera dei materiali prodotti”.
In sostanza, cioè, il Mase ha stabilito che, prima di muovere alcunché a Sestri Ponente, Adsp dovrà con l’appaltatore integrare e puntellare gli studi effettuati finora e sottoporli agli enti preposti, in primis la Regione Liguria, poco convinti che gli alti valori rilevati per le due sostanze non abbiano origine antropica legata al cantiere, richiedendo quindi adeguati trattamenti.
La consolazione, per Bucci commissario, è che, fra i dieci direttori della precedente amministrazione, l’unico a non esser stato confermato dal Bucci presidente della Regione Liguria è proprio quello della Direzione ambiente, che, protagonista nei mesi scorsi dei numerosi rilievi di cui sopra, nei prossimi mesi sarà chiamata a valutare gli aggiustamenti richiesti.
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