In arrivo la rivoluzione che semplificherà i dragaggi portuali
Il Ministero dell’Ambiente porterà in Conferenza Stato-Regioni il testo dell’allegato tecnico appena riscritto e alleggerito di un terzo con effetti immediati sugli escavi dei fondali

Dopo anni di tentativi a vuoto, sarà il governo Meloni a smantellare e riscrivere la norma sui dragaggi portuali al fine di semplificarne l’esecuzione. In settimana, infatti, la Conferenza Stato-Regioni esaminerà l’allegato tecnico al decreto ministeriale del 2016 che costituisce il cuore della legge e che il Ministero dell’ambiente ha fatto nelle scorse settimane riscrivere (qui il testo: DM 173 – 2016 Nuovo AllegatoTecnico).
L’allegato, redatto nove anni fa col supporto di Ispra, Cnr e Iss in ossequio a prassi e convenzioni internazionali, stabilisce un percorso logico di procedura. I fondali vanno campionati e caratterizzati, poi si integrano i risultati dell’analisi chimica con i test eco-tossicologici di impatto dei materiali sull’ambiente in cui si opera, dopodiché, così classificati i volumi di terra da dragare (da A a E in ordine crescente di contaminazione), si stabiliscono le modalità di gestione, in un’ottica di differenziazione mirata primariamente al riutilizzo per ripascimento o riempimento di opere portuali, prevedendosi il riversamento in mare per i volumi innocui e lo smaltimento in discarica per i più inquinati. Infine s’organizza il monitoraggio.
Il cortocircuito nell’applicazione da parte delle Autorità di sistema portuale di tale norma, che è parte di un corpus che vuole coniugare la tutela dell’ambiente con quella dell’attività economica, si verifica per il fatto che gli enti non hanno per funzione istituzionale la gestione del demanio in un’ottica plurale di interessi, fra cui appunto anche la tutela ambientale, ma tout court l’attrazione di traffici portuali.
Per giunta in una scoordinata concorrenza interna, costrette a imputare alla finanza pubblica e non all’utenza l’infrastrutturazione portuale (dragaggi compresi) e in assenza di una regia statale, che dovrebbe fra l’altro organizzare e smistare i traffici anche in base alle esigenze di profondità e ottimizzare gestione e destinazione dei sedimenti di dragaggio. Col risultato di una corsa disordinata a opere di scavo, imperniata su criteri di fretta e risparmio che contrastano con una norma che ha soprattutto finalità di tutela ambientale.
Nessuno ha mai provato a intervenire su queste incongruenze (manca persino una norma specifica sul riutilizzo dei sedimenti di dragaggio), risolvendosi in passato a tentare di soddisfare la velleità delle Adsp di dragaggi più agevoli con modifiche al testo unico, impantanatesi per il detrimento della tutela ambientale che esse avrebbero provocato, reso pubblico dall’iter parlamentare, dalle relative interlocuzioni con associazioni ed enti tecnici e dalla conseguente visibilità di tali modifiche.
Non lo ha fatto neppure il Mase che ha però cambiato approccio, destituendo l’Osservatorio cui il legislatore aveva affidato il compito di monitorare la funzionalità della norma e proporre eventualmente ritocchi ad essa migliorativi. E sostituendolo con un gruppo di lavoro fortemente ridimensionato nella componente tecnica a vantaggio di quella politica, guidato da regioni a maggior velleità dragatoria come Liguria e Friuli Venezia Giulia.
L’obiettivo era così intervenire direttamente sull’allegato senza passare per il Parlamento e le relative audizioni: un decreto ministeriale può essere modificato anche solo con un altro decreto ministeriale e, nel caso di specie, col semplice passaggio in Conferenza. L’esito è che l’allegato è stato tagliato di un terzo (da 68 a 45 pagine), ma in modo lineare: campioni più ampi, analisi meno dettagliate, ecotossicologia molto ridimensionata, opzioni di gestione più lasche e sistema di monitoraggio ridotto.
Ma senza prove e senza studi sugli effetti. “Analizzando lo stesso set di dati, però, con le nuove metodologie risultano la metà dei fanghi di classe D e il doppio delle classi più pulite rispetto ai risultati che si hanno coi criteri vigenti” afferma, dietro anonimato, uno dei tecnici Cnr che hanno seguito direttamente la materia ma senza poter mettervi parola. Dragare i porti fra una settimana sarà più facile, gli effetti ambientali da scoprire.
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