Nell’affare Ck Hutchison prova a inserirsi anche Cma Cgm
Il Cfo Ramon Fernandez ha confermato che la shipping company transalpina è interessata all’operazione che vede coinvolte anche Blackrock, Msc e Cosco

Oltre alla cinese Cosco, anche la shipping company francese Cma Cgm ha fatto sapere di essere interessata a rilevare alcuni terminal portuali di CK Hutchison, dopo che questa settimana si sono conclusi i colloqui esclusivi tra il gruppo di Hong Kong e un consorzio guidato da BlackRock e partecipato da Terminal Investment Limited (Msc). Lo scorso marzo era stata già trovata un’intesa per un affare da circa 22,8 miliardi di dollari rimesso però in discussione dalla Repubblica Popolare cinese.
Come per Msc, anche per Cma Cgm acquisire una partecipazione nei 43 terminal di CK Hutchison presenti in 23 Paesi sparsi in giro per il mondo (Cina esclusa) offrirebbe un maggiore controllo sulla catena di approvvigionamento e rappresenterebbe quindi una significativa integrazione verticale.
“È molto importante per il settore, ed è importante per noi come attore di primo piano in questo ambito” ha dichiarato alla stampa Ramon Fernandez, chief financial officer di Cma Cgm, durante la presentazione dei risultati del secondo trimestre della società. “Siamo presenti in 65 terminal in tutto il mondo, quindi seguiamo questa operazione con grande attenzione e siamo naturalmente interessati a partecipare” ha aggiunto.
CK Hutchison ha comunicato lunedì di essere in trattative con il consorzio per aggiungere un “importante investitore strategico” cinese all’offerta; nello specifico sarebbe appunto Cosco interessato a unirsi.
Cma Cgm, terza al mondo (per offerta di stiva) nella classifica delle compagnie di navigazione attive nel trasporto di container, ha registrato nel secondo trimestre ricavi praticamente stabili a 13,2 miliardi di dollari, mentre l’utile netto è sceso a 521 milioni di dollari rispetto ai 661 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente. Il gruppo mantiene una posizione prudente sulle prospettive per la seconda metà dell’anno, citando incertezze geopolitiche e macroeconomiche.
Il traffico globale di container è cresciuto di oltre il 4% nei primi cinque mesi del 2025, trainato principalmente dall’aumento delle esportazioni cinesi. Mentre le esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti sono diminuite dell’8%, quelle verso il Sud-Est asiatico sono aumentate del 18%, verso il Medio Oriente del 15% e verso l’Unione Europea dell’11%. Il nuovo accordo Ue – Usa richiederà agli operatori di adattarsi, ma riguarda solo circa il 2% del commercio globale di container, pertanto l’impatto diretto sarà limitato rispetto ai cambiamenti ben più significativi tra Cina e Stati Uniti, ha spiegato Fernandez.
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