Confetra chiede all’Europa di guardare all’Asia ed eliminare le barriere interne
L’analisi di De Ruvo esorta a compensare i cali sull’export con gli Usa aprendosi a Cina e India, e chiede al Governo di agire su energia, capitale e infrastrutture

L’introduzione di dazi nel commercio internazionale, pur portando sempre a ricadute negative, ha innescato un dibattito importante sulle strategie economiche italiane ed europee. È quanto sostiene Carlo De Ruvo, presidente di Confetra, che invita i governi a un cambio di rotta: superare l’esclusiva “Alleanza Atlantica” e aprirsi con decisione a nuove economie ad alta crescita per non perdere competitività.
L’analisi di De Ruvo si basa sui dati del Fondo Monetario Internazionale, che prevedono per il 2025 e 2026 una crescita del Pil europeo dell’1,0% e dell’1,2% (con l’Italia rispettivamente allo 0,5% e allo 0,8%). Uno scenario che si contrappone nettamente al dinamismo di Paesi come l’India e la Cina, che superano il 6% e il 4%.
Secondo Confetra, è a queste economie che l’Italia deve guardare per compensare eventuali cali di export verso il mercato statunitense. Il potenziale è vasto: l’Italia destina meno dell’1% del suo export all’India e solo il 2,5% alla Cina. Il divario con i principali partner europei è evidente: la Germania fornisce il 2,6% delle merci importate in Cina (contro lo 0,7% italiano) e il 2,6% di quelle dirette in India (contro lo 0,9% italiano).
Questi mercati, insieme a quello turco e al Mercosur, rappresentano un’opportunità ancora più interessante perché le categorie merceologiche maggiormente richieste sono quelle in cui l’Italia eccelle: macchinari, apparecchi elettrici, mezzi di trasporto e prodotti di lusso.
Per De Ruvo, le società italiane come Ice e Sace hanno un ruolo strategico fondamentale: devono agire come facilitatori per accompagnare le imprese, di ogni dimensione, verso questi nuovi mercati e aiutarle a stringere relazioni commerciali stabili. Tuttavia, l’appello di Confetra si estende anche a riforme interne, necessarie per sbloccare la competitività.
Per De Ruvo le imprese manifatturiere hanno anche bisogno che i governi italiano ed europeo si attivino per chiudere gli accordi di libero scambio in corso ed eliminino tutte quelle barriere che ne ostacolano la competitività, a partire da: mercato energetico, è necessaria una politica europea unica affinché siano eliminate quelle asimmetrie che fanno sì che il costo dell’energia in Italia sia maggiore del 60% rispetto a Francia e Spagna e del 20% rispetto alla Germania; mercato unico dei capitali, dal 2014, anno in cui se ne è iniziato a parlare poco si è fatto mentre sarebbe necessario rilanciare il mercato europeo delle cartolarizzazioni, rafforzare la partecipazione degli investitori al dettaglio e una maggiore centralizzazione della vigilanza sui mercati dei capitali. E’ necessario favorire l’accesso delle PMI ai mercati dei capitali e incentivare l’indirizzamento del risparmio privato ai mercati; favorire l’innovazione creando ecosistemi industriali all’avanguardia e soggetti industriali di rilevanza globale (nelle prime 10 aziende del mondo per capitalizzazione non c’è nemmeno una UE). Per farlo, occorre anche prevedere degli incubatori di start up, finanziando l’innovazione; miglioramento delle infrastrutture di frontiera, le criticità che si registrano sui valichi alpini sono una barriera per il nostro export e una tassa invisibile per le merci italiane. Registriamo criticità un po’ su tutti i fronti: il tunnel del Monte Bianco con frequenti chiusure per manutenzione, il Fréjus che ha appena riaperto, il Brennero con le gravi limitazioni che impongono le autorità austriache. “Occorre lavorare come Italia ed Europa per la loro rimozione” conclude la nota dell’associazione.
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