Traffici via mare in aumento solo dello 0,5% nel 2025 secondo Unctad
I soli scambi di container tuttavia cresceranno in misura leggermente superiore, per un +1,4%

Il trasporto marittimo delle merci continua a mutare, spinto da una crescita contenuta dei volumi ma anche da un allungamento delle distanze percorse.
Lo si legge nell’ultima Review of Maritime Transport dell’Unctad, diffusa oggi. Relativamente al 2024, l’analisi della Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo indica ora un incremento del 2,2% (rispetto all’anno precedente) dei flussi in volume (tonnellate), che si è tradotto però in un aumento ben maggiore (+5,9%) in termini di tonnellate-miglia, con una percorrenza media per viaggio di 5.245 miglia (contro le 4.831 del 2028), per via dell’allungamento delle rotte via il Capo di Buona Speranza. “La distanza non è più una questione geografica; è geoeconomia” scrive al riguardo Unctad nella sua relazione.
Transizioni energetiche, riallineamenti delle alleanze geopolitiche e spinte economiche diverse porteranno però a un rallentamento della crescita già nel 2025, anno che secondo l’agenzia delle Nazioni Unite si chiuderà con un aumento molto limitato (+0,5%) dei volumi scambiati via mare, con un contributo più alto però (+1,4%) dal segmento container.
Meglio andrà però nel medio termine, ovvero nel quinquennio 2026–2030, per il quale Unctad stima un incremento annuo del 2% (e del 2,3% per il traffico container), con aumenti invece molto contenuti in termini di tonnellate-miglia (0,3%).
Queste tendenze secondo l’agenzia Onu stanno anche ridefinendo il profilo della flotta globale. Al 1 gennaio 2025, questa contava 112.500 navi commerciali, con capacità di carico complessiva pari a 2,44 miliardi di tonnellate, in aumento del 3,4% sull’anno precedente. Alla data del successivo 8 maggio, inoltre, risultava alimentato da carburanti alternativi l’8% della flotta operativa e il 53% di quella in ordine (in termini di tonnellate).
Tra i recenti o persistenti trend riscontrati da Unctad ci sono infine anche quello relativo alla volatilità dei noli, ormai diventata la norma, così come quello legato alla costante congestione portuale e ai crescenti tempi di attesa per le navi negli scali. Nel dettaglio, quelli medi sono saliti dalle 5,2 ore di dicembre 2023 alle 6,4 ore del marzo 2024 per i porti delle economie sviluppate (per quelli dei paesi in via di sviluppo, si è passati nello stesso intervallo da una media 10,2 ore a una di 10,9 ore). Tra i dati positivi, si segnala infine un aumento della diversità di genere tra i lavoratori dei porti, con la quota femminile arrivata in media a contare per quasi il 40% delle posizioni manageriali (ma ancora meno del 2% nelle attività di handling, nonostante la tendenza crescente verso l’automazione e la digitalizzazione che sta trasformando anche queste professioni).
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