Presidio in porto a Genova contro la nave che doveva trasportare armi a Israele
Manifestazione e corteo del Calp che ha ‘controllato’ la portacontainer Contship Era giunta sotto la Lanterna senza i container incriminati a bordo grazie all’azione dei colleghi marsigliesi

“Non vogliamo essere complici del genocidio a Gaza”. Con questo slogan un centinaio di manifestanti del Collettivo autonomo lavoratori portuali (Calp) di Genova, tra i quali anche volontari di Emergency, hanno protestato di fronte al varco di lungomare Canepa del porto di Genova per l’arrivo della nave Contship Era da Marsiglia.
La nave, operata dalla compagnia di navigazione Zim, inizialmente sembrava dovesse approdare sotto la Lanterna (al Genoa Port Terminal) con a bordo armamenti in container destinati a Israele ma così non è stato. In Francia, a Fos sur Mer, l’azione dei portuali marsigliesi era infatti già riuscita a evitare “che la nave fosse caricata con 14 tonnellate di nastri per mitragliatrici destinate a Israele” hanno spiegato gli organizzatori della protesta.
La nave è arrivata alle 5 di sabato 7 giugno per uno scalo tecnico ed è ripartita alcune ore più tardi.
Un piccolo gruppo di manifestanti, scortati dalla polizia ha dato anche vita a un piccolo corteo interno al porto per potersi avvicinare alla nave senza comunque raggiungere la banchina. Sono stati accesi alcuni fumogeni e si sono susseguiti alcuni interventi al megafono, poi i manifestanti sono usciti dal porto attraverso il varco di via Albertazzi.
“Non sappiamo se su quella nave ci fossero armi, sembra di no. Ma sappiamo che ogni nave Zim è un anello della catena della guerra. E sappiamo che la logistica italiana, con i porti, gli scali e i depositi militari, è sempre più coinvolta nel traffico di morte. Questa giornata dimostra una cosa semplice: se i portuali si coordinano, se gli operai alzano la testa, se la solidarietà si organizza, allora è possibile fermare il flusso delle armi” ha denunciato in una nota l’Unione Sindacale di base Usb dopo la manifestazione nel porto di Genova.
Secondo l’Usb “è possibile dire No alla guerra, No al riarmo, No all’economia di morte. E allora è il momento di alzare il livello dello scontro. Il 20 giugno costruiamo insieme lo sciopero generale contro la guerra, il carovita, lo sfruttamento. Fermare la guerra è un compito nostro. Blocchiamo le armi, costruiamo la pace con la lotta”.
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