Autotrasporto container e Piano operativo comunale agitano il porto di Livorno
Terminalisti e operatori di banchina preoccupati dal necessario parere della Soprintendenza per qualunque intervento, mentre il trasporto su gomma è in agitazione per le attese di carico/scarico

L’estate si scalda sulle banchine livornesi: ad alzare la temperatura per terminalisti e operatori portuali è l’imminente approvazione da parte del consiglio comunale del Piano operativo comunale (Poc), strumento urbanistico che disciplina l’attività edilizia e urbanistica di un comune, specificando le regole per gli interventi sul territorio.
Come spiegato da Il Tirreno, “fino ad oggi una deroga consentiva all’interno dell’area portuale interventi urbanistici di ampliamenti e innalzamenti sulla base del piano regolatore generale, mentre da ora tutto l’ambito portuale sarà considerato assoggettato alla tutela paesaggistica e servirà dunque sempre il placet della Soprintendenza per qualunque intervento. Per di più scatterà la novità del tetto vincolante del 10% massimo per gli aumenti delle dimensioni fisiche delle infrastrutture, capannoni, magazzini ma non solo, in considerazione del fatto che il Poc dovrà rispettare i dettami del Piano di indirizzo territoriale della Regione Toscana con valenza paesaggistica (approvato nel 2015) il quale prevede un vincolo estensivo su tutto il territorio costiero assoggettato a tutela paesaggistica, che limita al 10% massimo gli ampliamenti degli edifici esistenti”.
Tale cambiamento ha messo in subbuglio il cluster portuale. “La sezione terminalisti portuali di Confindustria Toscana Centro e Costa ha ritenuto, nel rappresentare il problema alle istituzioni interessate, di proporre la propria collaborazione costruttiva, suggerendo una modifica al ‘Piano di indirizzo territoriale della Regione Toscana del 2015, che supererebbe il problema” ha spiegato il presidente Roberto Alberti, a valle di una riunione con Comune e Regione.
Un percorso che, ancor più della possibilità di convincere la Soprintendenza a una deroga simile a quella esistente, ha trovato sponda nell’amministrazione comunale col sindaco Salvetti che, scaricando su Roma la responsabilità, al Tirreno annuncia di essere pronto a sostenere la battaglia degli imprenditori portuali: “I terminalisti e con loro tutto il mondo portuale fanno bene ad essere preoccupati. Sono mesi che stiamo dicendo alla Paesaggistica in Regione che il Ministero non doveva dare via libera alla Soprintendenza per apporre il vincolo sulle aree portuali. Lo abbiamo detto a tutti: ministero, politici, autorità di sistema. Nessuno ha alzato la voce. Ora noi approviamo il Poc perché è già troppo tempo che la città aspetta dopodiché siamo pronti con prefetto, operatori e governo a riaprire la questione per modificarla”.
Se in tutto questo l’Adsp, non inserita tra gli enti competenti all’espressione di pareri sul Poc, ha fatto da osservatrice, diverso è il caso dei borbottii dell’autotrasporto. Diverse associazioni di categoria – Assotir, Cna Fita Livorno, Confartigianato Livorno e Trasportounito – sono tornate a sollevare la problematica dei camion in entrata e uscita dal porto di Livorno, costretti a lunghe attese per le operazioni di carico e scarico dei container e hanno chiesto all’ente di integrare il Port Control System con i dispositivi di tracciamento installati sui mezzi, come avviene a La Spezia. Infine, pur riconoscendo che l’introduzione della Port Fee ha parzialmente riequilibrato la situazione, le associazioni confidano che il nuovo Osservatorio dell’Adsp possa affrontare con efficacia le numerose criticità del sistema portuale, dalle perdite di viaggi alla gestione inefficiente dei container, proponendo un modello logistico più funzionale per tutti gli attori coinvolti.
Un’indebita accelerazione secondo l’Adsp: “Nemmeno un mese fa le associazioni sono state convocate a Palazzo Rosciano per affrontare il problema insieme alla comunità portuale, accettando la proposta dell’Adsp di collaborare alla formazione di un apposito Osservatorio sul tema, cui affidare il compito di analizzare, nei tempi necessari, le criticità del Sistema e individuare possibili soluzioni.
Sorprende, dunque, l’ennesimo pressing mediatico da parte degli autotrasportatori, proprio mentre il resto del cluster fa squadra sul tema. Rimaniamo convinti che ogni possibile soluzione debba passare attraverso un percorso di confronto e, se possibile, di condivisione di dati certi sui lamentati ritardi. Serve una collaborazione ad ampio raggio per affrontare alla radice le cause profonde di questi disservizi, nella consapevolezza che l’attuale aumento tariffario posto in essere (la Port fee), per riequilibrare i sovraccosti non possa essere la risposta definitiva ai problemi segnalati. L’auspicio è che la categoria voglia tornare a viaggiare in sinergia di intenti con tutto il sistema porto”.
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