Rinunciano agli approdi previsti le navi osteggiate dai presidi in giro per l’Italia
La bulker Usa potrebbe approdare a Savona, ma i sindacati insorgono, mentre si profilano scioperi generali unitari. La Regione Liguria chiederà all’Adsp di Genova trasparenza sui carichi per Israele

I presidi indetti da diverse sigle sindacali nei porti di Livorno e Taranto hanno centrato gli obiettivi: le due navi osteggiate per il coinvolgimento nel traffico di materiali di armamento destinati a Israele, rispettivamente la bulker Slnc Severn e la petroliera Seasalvia, non hanno attraccato.
Nel primo caso la nave, che da due giorni ha staccato l’Ais e che avrebbe del carico destinato a Camp Darby, base Usa vicino a Livorno, starebbe cercando un approdo alternativo. Diversi rumor quotano Savona come il più probabile, con La Spezia e Marina di Carrara a seguire.
Quanto alla Puglia, è stato il comandante della locale Capitaneria di porto, Leonardo Deri, a spiegare che la nave “doveva caricare circa 30 mila tonnellate di greggio destinato a Aschelon. A seguito dei comunicati di Usb e Cobas il direttore del deposito ha deciso di non concedere l’accosto del pontile in concessione. La nave è noleggiata Shell e Eni è solo il caricatore. C’è stata una manifestazione serale presso il varco est dove i manifestanti hanno avuto conferma che la nave non sarebbe entrata per volontà di Eni. Dopo aver comunicato queste notizie i manifestanti si sono sciolti. Attualmente la nave si trova in drifting a 24 miglia circa da Gallipoli (dove si trova ancora mentre scriviamo, nda). Non abbiamo ancora notizie di dove e cosa vorrà fare la Shell, se dovesse caricare con altra destinazione cadrebbe il veto di Eni”.
Versione corrispondente a quella di Eni: “In qualità di mero gestore del terminal di carico di Taranto, e non essendo né proprietaria del carico né del mezzo navale Seasalvia, Eni, sulla base di informazioni preventive di tutela dell’ordine pubblico fornite dalle autorità locali, ha deciso di non effettuare nella serata di ieri le operazioni di carico della Seasalvia. Eni, nel ruolo puramente operativo svolto in questo ambito, non è nella posizione di svolgere alcuna considerazione diversa da quelle indotte dalle normative di sicurezza, operative e commerciali”.
Nell’incertezza dei destini delle due navi, in entrambi i casi sono fioccate le note da parte delle rappresentanze locali competenti per i possibili porti di rimpiazzo (Savona, La Spezia, Marina di Carrara, Puglia, etc) di sindacati di base come Usb, Cobas e Cub e confederali come Filt Cgil a riguardo del rifiuto a operare le navi.
Un’unitarietà di intenti e vedute che rappresenta una novità dopo le frizioni relative alla discordanza sugli scioperi generali indetti da Cgil e da Usb rispettivamente per venerdì scorso e lunedì. La ricomposizione è avvenuta proprio a Genova, dove, a valle di un presidio indetto dopo l’ultimo assalto subìto dalla missione Global Sumud Flotilla, Filt e Usb hanno siglato il patto poi rilanciato a livello nazionale: in caso di altri attacchi sarà sciopero generale senza preavviso, a partire dai porti. Questa volta unitario.
Nel frattempo sono arrivate alcune risposte all’appello di Usb e dell’associazione Weapon Watch che, a margine del passaggio a Genova di alcuni container per Israele protetti e sorvegliati da Digos e forze dell’ordine, hanno invitato i comuni, membri dei comitati di gestione delle Autorità portuali che per lo Stato amministrano le banchine, a chiedere a tali enti di rendere pubblici i dettagli di ogni spedizione da e per Israele. A questo proposito Fratelli Cosulich ha fatto sapere a SHIPPING ITALY che “le autorità competenti hanno attentamente verificato l’intero manifesto di carico della nave Borchard, compreso lo Svad (servizio vigilanza antifrode doganale, ndr), e tutto quanto richiesto è stato regolarmente presentato. Non è emersa alcuna anomalia. È importante sottolineare che, per policy, le navi Borchard non caricano merci appartenenti alle classi 1 e 7 (armi ed esplosivi). La presenza della Digos e di altri organi di controllo ha avuto esclusivamente lo scopo di monitorare e garantire che non si verificassero episodi di tensione o violenza non motivata, considerata la sensibilità del contesto”.
Rosario Carvelli (Filt Cgil e Rsa-Rsl di sito al Genoa Port Terminal), parlando a nome dei lavoratori del terminal precisa che a loro non sono stati mostrati manifesti di carico e quindi non hanno ricevuto direttamente rassicurazioni e garaznie sui container immbarcati.
L’auspicio di una maggiore tarsparenza sui carichi trasportati dalle navi è stato invece raccolto dal primo cittadino di Livorno, Luca Salvetti, in prima fila nel presidio dei giorni scorsi: “L’avversione di questa città ai traffici bellici è storica. Nel 2021 il Comune formalizzò un atto che richiamandosi all’articolo 11 della Costituzione deplora il passaggio di armi in banchina. A maggio, in piena escalation, ho scritto al Prefetto chiedendo il rispetto della 185, perché questa è la strada prevista. Ma l’attenzione è massima e quindi attiverò il nostro rappresentante”. Non altrettanto esplicito il municipio ravennate, che pure sul tema fa sapere che “quanto accaduto rappresenta un precedente su cui si sta operando una riflessione seria e attenta”.
Elusiva invece la risposta della sindaca di Genova, Silvia Salis, malgrado l’impegno “ad azioni finalizzate al rispetto dei diritti umani” dei palestinesi cui la vincola una mozione approvata a fine luglio dalla sua maggioranza: “Genova vuole confermare ogni giorno il suo impegno come città della pace e della solidarietà. Per questo motivo, rivolgo un appello a tutte le autorità competenti affinché vigilino con il massimo rigore sul rispetto delle norme che impongono il divieto di esportare armi a Paesi belligeranti. La posizione della nostra città è già stata espressa pubblicamente in modo chiaro e inequivocabile e continuerò a ribadirla ogni volta che sarà necessario: vogliamo evitare che strumenti di morte possano alimentare ulteriori sofferenze e violazioni dei diritti umani. La nostra voce deve levarsi chiara e forte in difesa dei principi di diritto internazionale e dei diritti umani”.
A sollecitare però la richiesta di trasparenza all’Autorità di sistema portuale genovese sarà Giorgio Carozzi, il rappresentante del governatore della Liguria, Marco Bucci: “La porterò al Comitato di gestione di martedì”.
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