Zanetti (Confitarma): “La flotta italiana decresce, ecco cosa serve per tornare a investire”
Ets, Fuel Eu, Decreto rinnovo flotte, Sea Modal Shift e varie altre misure al centro delle critiche e delle richieste dell’armamento nazionale la cui flotta è tornata ai livelli del 2006 in termini di Gross Tonnage

Roma – La marina mercantile italiana è oggi la prima al mondo nel settore dei traghetti, la seconda in Europa per navi cisterna product tanker, conta in generale oltre 1.200 navi per 12,5 milioni di tonnellate di stazza (ai livelli del 2006) ma da alcuni anni risulta costantemente in calo sia dal punto di vista della proprietà armatoriale che da quello del numero di unità iscritte.
Mario Zanetti, presidente della Confederazione Italiana Armatori (Confitarma), durante l’assemblea annuale andata in scena a Roma ha richiamato l’attenzione del Governo sulla “urgenza di semplificare la normativa e la governance del settore nonché di avviare un ripensamento radicale delle politiche industriali europee”.
Ottenuto quest’anno il rinnovo decennale dei benefici fiscali e contributivi garantiti dal Registro Internazionale delle navi e dalla Tonnage Tax, “molto resta ancora da fare” secondo Zanetti. L’elenco dei desiderata è lungo (e piuttosto noto).
Si va dalla “necessità di rendere definitiva la misura che uniforma le procedure di arruolamento dei marittimi in Italia a quelle adottate all’estero”, alla richiesta di “proseguire con la delega alle organizzazioni riconosciute per altre visite ispettive come quelle Mlc, superare la duplicazione delle visite mediche e aggiornare l’ordinamento di sanità marittima”. Altrettanto urgente è “accelerare la digitalizzazione delle carte di bordo e degli adempimenti amministrativi presso le Autorità marittime e consolari che spesso rallentano l’operatività delle navi”, così come “va garantita la mobilità dei marittimi chiarendo il quadro normativo in materia di visti e velocizzando il rilascio degli stessi anche in previsione della prossima entrata in vigore dell’Entry Exit System”.
Nel mirino ancora una volta le nuove tasse europee applicate alle navi: “Misure regionali, come Ets e FuelEe Maritime, applicate solo al settore marittimo, stanno già producendo distorsioni pesantissime. Nel 2026, a pieno regime, l’Ets peserà in Europa per oltre 8 miliardi di euro/anno, di cui oltre 600 milioni sugli armatori italiani. Ancora più gravoso il FuelEu Maritime: 1,5 miliardi di euro già nel 2025, fino a 65 miliardi l’anno dal 2050” ha evidenziato Zanetti.
Il numero uno di Confitarma ha chiesto poi di “estendere le esenzioni Ets anche a Sicilia e Sardegna, a tutela dei servizi marittimi ro-pax sopra le 5.000 GT (gross tonnage) e delle navi cisterna anche sotto le 5.000 GT impiegate nelle rote di corto cabotaggio essenziali per la continuità territoriale e la sicurezza energetica del Paese”.
Imposte che paradossalmente rischiano pure di raddoppiare perché tra pochi giorni a Londra si terrà la votazione decisiva sull’Imo Net-Zero Framework che introduce un meccanismo globale di carbon pricing. “Chiediamo con forza che l’Europa assuma una posizione chiara e inequivocabile. Con l’adozione di tale Framework non ha più senso mantenere strumenti regionali come Ets e FuelEe che comporterebbero una doppia tassazione a carico delle sole imprese europee, compromettendo la competitività della nostra flotta”. La votazione è in programma a Londra a metà mese presso l’International Maritime Organization.
Oltre a ciò gli armatori chiedono che “le risorse generate dal settore marittimo (tramite il gettito fiscale, ndr) vengano reinvestite nello stesso attraverso un fondo dedicato che favorisca ricerca, innovazione, rinnovo della flotta, incentivi per l’intermodalità e riduzione del differenziale di costo dei carburanti alternativi rispetto a quelli tradizionali. Solo così la transizione potrà generare opportunità e non frenare lo sviluppo industriale”. Per l’incentivo al trasporto combinato strada-mare dei camion e dei semirimorchi Confitarma che il fondo “Sea Modal Shift venga portato ad almeno 100 milioni di euro l’anno, così da valorizzare appieno il potenziale delle autostrade del mare”.
A proposito di rinnovamento della flotta le shipping company italiane hanno “già avviato nuovi investimenti per 2,5 miliardi di euro, con oltre 60 navi ordinate, l’80% delle quali già predisposte per l’uso di combustibili alternativi”, ma “è urgente – chiede ancora l’associazione – anche un intervento che consenta alle imprese armatoriali italiane attive nel bunkeraggio di competere ad armi pari con i concorrenti comunitari, per garantire equità nel mercato interno europeo evitando la perdita di quote strategiche di attività a favore di operatori esteri”.
Con riferimento al Decreto Rinnovo Flotte, la cui prima versione “poteva essere una grande occasione di rilancio, ma i risultati non sono stati all’altezza e non per mancanza di interesse dell’armamento”, “serve ora un nuovo bando per tutte le tipologie di naviglio che Confitarma rappresenta”. Allo stesso tempo la transizione verde richiede strumenti finanziari tarati sulle specificità dello shipping: “In questo quadro, la revisione della tassonomia europea è decisiva per rendere possibili il rinnovo delle flotte, lo sviluppo dei porti e la piena attuazione degli investimenti del Pnrr e del Piano Nazionale Complementare”.
Zanetti ha infine annunciato che è stato avviato insieme alle organizzazioni sindacali un tavolo tecnico per la costituzione di un innovativo sistema di assistenza sanitaria integrativa dedicato alla forza lavoro. “È un percorso complesso – ha concluso – che richiede di adattare uno strumento concepito per i lavoratori a terra alle specifiche peculiarità ed esigenze dei lavoratori marittimi. Il confronto sta procedendo con spirito costruttivo e con l’obiettivo di poter garantire una polizza sanitaria a partire dal 2026”.
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