Rimandato di un anno il voto sul Net Zero Framework, prevalgono Usa, Cina, Russia e sauditi
Accolta una risoluzione dell’Arabia Saudita per rinviare la decisione sulla piattaforma di decarbonizzazione approvata lo scorso aprile

Mesi di propaganda e pressioni contro il programma Net Zero Framework dell’Imo, conclusi dalle minacce del presidente Usa Donald Trump di ritorsioni contro quei paesi che ne avessero votato l’adozione, hanno avuto successo.
Il voto sulla piattaforma di decarbonizzazione dello shipping volta ad abbatterne le emissioni entro il 2050 con un articolato e progressivo sistema di penalizzazioni/incentivi valevole a livello mondiale, faticosamente approvata lo scorso aprile dal Mepc (Marine Environment Protection Committee) dell’Imo, è stato infatti rinviato di un anno con 57 paesi contro 49 che hanno accolto una mozione in tal senso proposta dall’Arabia Saudita, che insieme agli Stati Uniti e ai principali produttori petroliferi del mondo, fra cui Russia e Iran, da subito spingevano per far naufragare il Net Zero Framework.
Arsenio Dominguez, segretario generale (deluso) dell’Imo, ha dichiarato: “Non ho molto da dirvi in questo momento e non capita spesso”. E secondo alcuni delegati sentiti da Tradewinds “la strategia net-zero, tanto sostenuta, difficilmente potrà essere ripresa di fronte a un’opposizione così forte”. Il voto rimanda di un anno qualsiasi discussione e secondo i delegati il ritardo potrebbe suonare la campana a morto per l’intero processo.
Le nazioni economicamente più potenti del mondo, gli Stati Uniti e la Cina, hanno entrambe votato per ritardare il processo, insieme ai due maggiori stati bandiera, Panama e Liberia. L’Italia, allineata con l’Ue (ma Grecia e Cipro si sono astenuti), s’è invece espressa per non rimandare.
A questo punto ogni paese o area proseguirà per conto proprio, a partire dall’Ue, col timore diffuso nell’industria che in svariati casi i diversi sistemi di tassazione si trasformino in gettito aggiuntivo senza alcun ritorno a favore della transizione.
Thomas Kazakos, segretario generale dell’International Chamber of Shipping, ha dichiarato: “Siamo delusi dal fatto che gli Stati membri non siano riusciti a concordare una via da seguire in questa riunione. L’industria ha bisogno di chiarezza per poter effettuare gli investimenti necessari per decarbonizzare il settore marittimo, in linea con gli obiettivi stabiliti nella strategia Ghg dell’Imo”.
I delegati, riporta ancora Tradewinds, hanno segnalato pressioni ad alto livello, con gli Stati Uniti che, nel tentativo di ritardare e ostacolare la adozione, ha messo in guardia contro le restrizioni sui visti per gli equipaggi, le tasse portuali aggiuntive per i paesi sostenitori del Framework e le sanzioni contro i funzionari.
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