Hapag-Lloyd detiene il 7,4% del mercato globale del trasporto marittimo di container, posizionandosi al quinto posto a livello mondiale per capacità di stiva offerta in termini di Teu; Zim invece si classifica al nono posto, con una quota di mercato del 2,5%. Globes ha appreso che anche ‘i primi due della classe’ ovvero Msc (che ha un market share del 20,2% in termini di capacità), e Maersk (14,3%), avrebbero espresso interesse all’acquisizione della società israeliana, la cui capitalizzazione di mercato è attualmente di 2,4 miliardi di dollari.
L’interesse pe questa operazione nasce dopo che Eli Glickman, amministratore delegato di Zim dal 2017, ha presentato un’offerta per l’acquisto della società insieme al magnate delle spedizioni Rami Ungar, e il consiglio di amministrazione di Zim ha deciso di valutare altre possibilità. L’opportunità si presenta in seguito alla vendita da parte dell’ex azionista di controllo Kenon Holdings, a sua volta controllata da Idan Ofer, della propria partecipazione in Zim.
Il comitato dei lavoratori di Zim ha espresso una ferma opposizione alla mossa di Hapag-Lloyd, tra i cui principali azionisti figurano Qatar Holding LLC (12,3%), una divisione della Qatar Investment Authority, e il fondo sovrano saudita Pif (10,2%).
“L’acquisizione di ZIM da parte di Hapag-Lloyd, controllata da Qatar e Arabia Saudita, rappresenta un pericolo diretto per la sicurezza del Paese” ha dichiarato a Globes il presidente del comitato dei lavoratori di Zim, Oren Ksafim. “Nella controffensiva ‘Spade di Ferro’, quando Maersk, Msc e tutte le compagnie di navigazione straniere abbandonarono Israele, solo Zim ha continuato a portare cibo, medicine e munizioni salvando il Paese”.
I lavoratori inoltre aggiungono: “Il 98% del commercio israeliano avviene via mare. Se la Zim finirà in mano di Qatar e Arabia Saudita, nella prossima guerra saremo isolati via mare. Non abbiamo un confine terrestre aperto. Il mare è la nostra arteria vitale. Lo Stato detiene una golden share che gli consente di bloccare l’accordo. Chiediamo al ministro dei trasporti e al governo di invocarla immediatamente e impedire la vendita. Non si tratta solo di un altro accordo finanziario; si tratta di stabilire se avremo rifornimenti nel corso della prossima guerra”.
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