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Compagnia Portuale di Civitavecchia vuole discontinuità e critica Msc, Enel, di Majo, Mit e autoproduzione

Nel corso della conferenza stampa indetta per affrontare “la necessità di discontinuità gestionale dell’AdSP del Mar Tirreno Centro Settentrionale”, il presidente della Compagnia Portuale di Civitavecchia, Enrico Luciani, ha lanciato appelli e messaggi precisi a diversi soggetti accusati a vario titolo di penalizzare il sistemi portuale laziale. Dai partiti politici, al Ministero dei trasporti, al […]

di Nicola Capuzzo
20 Ottobre 2020
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Luciani Enrico (Compagnia Portuale Civitavecchia) confrenza stampa

Nel corso della conferenza stampa indetta per affrontare “la necessità di discontinuità gestionale dell’AdSP del Mar Tirreno Centro Settentrionale”, il presidente della Compagnia Portuale di Civitavecchia, Enrico Luciani, ha lanciato appelli e messaggi precisi a diversi soggetti accusati a vario titolo di penalizzare il sistemi portuale laziale. Dai partiti politici, al Ministero dei trasporti, al Gruppo Msc che controlla il Roma Container Terminal, a Enel che si prepara a convertire la centrale, fino al cantiere Privilege e infine chi pensa di fare autoproduzione in banchina.

La richiesta principale di Luciani (che più o meno esplicitamente nel recente passato si è anche candidato a futuro presidente dell’AdSP laziale) arriva nelle conclusioni: “Vogliamo che da oggi parta l’iter per la nomina del nuovo presidente. Non vogliamo alcun commissariamento, nemmeno temporaneo, perché rappresenterebbe la morta del porto. Vogliamo qualcuno in grado di dare nuovo impulso alle attività portuali”. E ancora: “Vogliamo un presidente con comprovata esperienza, che ami questo porto e che tenga al suo rilancio”.

La prima critica mossa dal console (dal 2003) dei portuali di Civitavecchia è proprio nei confronti di chi ha nominato a presidente dell’AdSP qualcuno che “non aveva la comprovata esperienza e competenza in materia” previsto dalla legge. “In porto oggi c’è il nulla cosmico” secondo Luciani, e “manca programmazione. Negli altri scali si fanno sconti e sgravi per attirare gli armatori mentre a Civitavecchia si alzano i diritti per fare cassa, per rimettere a posto un bilancio che sa di de profundis“. Con il risultato che “gli armatori salutano”. I portuali dicono “noi non ci stiamo. Non è possibile che questo accada a Civitavecchia. Mi auguro che sia solo una minaccia l’addio da parte degli armatori”.

L’attacco di Luciani passa poi al Gruppo Msc e al Roma Terminal Container: “Chi l’ha detto che il porto di Civitavecchia i container non li può fare? Msc è il secondo armatore al mondo dopo Maersk nei container, in Italia porta 5 milioni di Teu e a Civitavecchia zero! Basterebbe completare la trasversale (ferroviaria, ndr) Tirreno – Adriatica… si parla di 18 kilometri”.

L’altro attacco agli armatori riguarda l’autoproduzione a bordo delle navi ormeggiate in banchina: “Non consentiremo a nessuno di fare il nostro lavoro. Sporco, mal pagato ma è nostro e non consentiremo a nessuno di farlo al nostro posto”.

Il numero uno dei portuali rivela poi che “la Compagnia Portuale dovrebbe prendere un milione e mezzo di euro per le misure di ristoro alle Compagnie portuali previste dal decreto 34-2020 (Decreto Rilancio, ndr) per il lavoro perso a causa dell’emergenza Covid ma a Civitavecchia l’AdSP non ha avanzo di gestione”. Quindi i portuali rischiano di rimanere a bocca asciutta e per questo chiedono che gli accantonamenti previsti dalla port authority nel suo Fondo rischi vadano prima a supportare i lavoratori del porto e poi semmai i grandi gruppi con cui lo scalo ha contenziosi aperti.

Critiche sono state dirette da Luciani anche ai revisori dei conti dell’ente, accusati di non essersi resi disponibili a incontrare la Compagnia portuale che avrebbe “solo voluto anticipargli quanto grave stava diventando la situazione per i traffici del porto”. Nel mirino anche i premi di produzione del personale della port authority: “Il premio di 500mila euro del 2019 è stato spartito, forse pensano di prenderli anche per il 2020….”. Secondo il console sia i revisori dei conti che lo staff dell’ente dovrebbero essere invece vittime di sacrifici economici così come gli altri lavoratori del porto. “Costa 12 milioni di euro l’anno la struttura della port authority di Civitavecchia, come a Rotterdam” ha sottolineato. Arrivando perfino a invocare l’intervento della Magistratura per tutto ciò che sta avvenendo nello scalo laziale. Compreso il caso del cantiere Privilege: “11 ettari di porto occupati e dove nessuna fa niente”.

Una stoccata Luciani l’ha riservata infine anche a Enel definendolo un soggetto “non pervenuto” e che viene invitato dalla Compagnia portuale a “liberare la banchina e i piazzali. Non si può aspettare fino al 2025 per la riconversione della centrale elettrica dal carbone al gas. Quelle sono banchine da 16 metri di pescaggio. Con la centrale a gas l’indotto non andrà oltre i 70-80 occupati. Finirà tutto; la città sta morendo”.

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