Hapag Lloyd chiede garanzie sulla concessione Gpt per continuare a investire in Italia
Ultimatum a Governo e Adsp di Genova: se il titolo concessorio sarà annullato, il liner tedesco non potrà portare avanti i propri piani di sviluppo nel paese
“Non possiamo portare avanti i piani se ci troviamo di fronte a una concessione che – al di fuori del nostro controllo – viene improvvisamente considerata in scadenza alla fine del prossimo giugno, trentuno anni prima di quella data originaria del 2056 che ha giustificato il nostro investimento nel terminal del Porto di Genova”.
Corredato di curioso avverbio (il contenzioso era in pieno svolgimento e noto a chiunque quando Hapag Lloyd rilevò il 49% di Genoa Port Terminal (Gpt), ma evidentemente il dettaglio sfuggì a chi svolse la relativa due diligence senza tener conto del possibile esito sfavorevole poi verificatosi), ha il sapore di un ultimatum quello che il colosso armatoriale-logistico di Amburgo rilascia a valle della espunzione dal Decreto infrastrutture appena approvato dal Governo della norma che avrebbe dovuto incidere, nell’idea del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (confrontatosi coi vertici Hapag a inizio aprile), sul processo di ricusazione della sentenza con cui il Consiglio di Stato a ottobre ha annullato la concessione di Gpt (51% Spinelli, 49% Hapag Lloyd come detto) nel porto di Genova.
Dove Hapag impiega il 90% degli oltre 500 dipendenti italiani e di cui rappresenta “il primo cliente container”, essendo il “secondo dell’intero sistema portuale nazionale”. Genova quindi “rappresenta una sede strategica per il Gruppo fin dagli anni ’90 e, da quasi sei anni, la ‘capitale’ della Regione Sud Europa, che supervisiona l’intera area del Mediterraneo per la compagnia di trasporto container.
Hapag-Lloyd ha investito diverse centinaia di milioni di euro nel porto di Genova (anche in vista di grandi progetti infrastrutturali come la Diga Foranea e il Terzo Valico Ferroviario), sulla base di una concessione inizialmente valida fino al 2056, confidando su una collaborazione stabile, affidabile, improntata alla fiducia e trasparente con le autorità italiane e su un quadro normativo chiaro”.
E possibilmente favorevole: “Con livelli occupazionali raddoppiati dal 2018 e con l’azienda che si è assunta la responsabilità diretta di altri 700 lavoratori nel terminal portuale e nella logistica interconnessa, oggi siamo pronti – sottolinea Hapag-Lloyd Italia – a riaffermare le nostre scelte strategiche. Proprio per questo cerchiamo il massimo livello di trasparenza nei rapporti con le istituzioni, come parte del nostro diritto e dovere di tutelare i nostri investimenti e, per estensione, i nostri azionisti. Con la nostra flotta di circa 300 navi e il coinvolgimento nella cooperazione Gemini, abbiamo bisogno di certezze e affidabilità per continuare a investire e far crescere il nostro business in Italia”.
Da cui, a meno di un mese dall’udienza di ricusazione (rinviata dal Consiglio di Stato, pur respingendo l’argomento dell’Avvocatura di Stato di un’imminente modifica normativa, peraltro, come visto, abortita), il messaggio conclusivo finale, presumibilmente indirizzato all’esecutivo e all’Autorità di sistema portuale di Genova: “Siamo fiduciosi e confidiamo nell’eccellente collaborazione in corso con il governo italiano, come base per superare i fraintendimenti, riattivare la concessione e porre le premesse per lo sviluppo del traffico attraverso Genova nonché per la crescita dell’occupazione”.
A.M.
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