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La norma pro-Spinelli riproposta nei correttivi al Decreto infrastrutture in conversione

Nuova proposta anche per destinare il 10% delle tasse portuali al prepensionamento degli inidonei delle compagnie portuali

di Andrea Moizo
12 Giugno 2025
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Genoa Port Terminal NC

La norma pro-Spinelli per chiarire gli ambiti di applicazione dei Piani Regolatori Portuali (e risolvere le criticità del Genoa Port Terminal la cui concessione è stata dichiarata illegittima dal Consiglio di Stato) torna all’attenzione del Parlamento.

Alcuni deputati della Lega hanno infatti inserito fra le proposte di emendamento al Decreto Infrastrutture un articolo identico a quello che, previsto dalle prime bozze del provvedimento, ne venne poi estromesso durante il passaggio in Consiglio dei Ministri. Esso prevede che le caratteristiche e la destinazione funzionale delle aree portuali si intendano d’ora innanzi riferite agli ambiti complessivamente considerati, come disegnati e specificati nel piano regolatore portuale (Prp), e non alle singole porzioni dei medesimi.

È il tema al centro del contenzioso che ha portato nell’autunno scorso il Consiglio di Stato ad annullare la concessione di Genoa Port Terminal, 150mila mq nel porto di Genova, che costituisce il cuore dell’attività del gruppo Spinelli. Il ricorrente, il terminal Sech del gruppo Psa, contestava la nullità del titolo in ragione del fatto che esso, rilasciato nel 2018, non avesse specificato quanto previsto dal Piano regolatore portuale vigente (tutt’oggi), cioè che i singoli terminal di quell’ambito possono movimentare container solo in via secondaria rispetto alle merci varie. Con la conseguenza che Gpt è diventato, lasciando in secondo piano le merci varie, il secondo terminal container dello scalo, a detrimento fra l’altro di Sech.

Tesi che il Consiglio di Stato accolse, annullando la concessione rilasciata dall’Autorità di sistema portuale di Genova. La quale però ha successivamente rilasciato un titolo temporaneo a Gpt, in attesa del verdetto sulla causa di ricusazione dell’autunnale sentenza avviata dal terminalista innanzi il Consiglio, in parallelo ad analogo ricorso in Cassazione. Entrambi i pronunciamenti sono attesi a giorni, mentre la proroga del titolo temporaneo, in scadenza a fine mese, sarà presumibilmente proposta dal commissario straordinario dell’Adsp in pectore, Matteo Paroli, dopo le dimissioni del predecessore Massimo Seno e l’annullamento del Comitato di gestione da esso convocato ad hoc.

Così, quale che sia il verdetto di Consiglio di Stato e Cassazione, Genoa Port Terminal potrà continuare a operare. Dopodiché, se l’emendamento sarà approvato, potrà sperare nella rinnovazione del titolo già chiesta, a quel punto senza i limiti oggi previsti dal Prp. Uno scenario che, secondo il viceministro delle infrastrutture e dei trasporti Edoardo Rixi, sarebbe così frequente nei porti italiani da valere una norma d’urgenza erga omnes. Da notare come, forse per un errore di impaginazione, nel faldone degli emendamenti la norma pro-Spinelli è accompagnato a una relazione tecnica che parla di tutt’altro (si veda l’immagine in pagina).

Fra gli emendamenti proposti dalla maggioranza, svariati quelli che hanno accolto le richieste di ritocco alle misure originariamente previste dal decreto: è il caso degli interventi caldeggiati da Cna Fita e Anita in materia di tempi di carico-scarico dei camion, la stabilizzazione della norma sulle targhe prova, i chiarimenti interpretativi di quella sui canoni demaniali marittimi, le semplificazioni chieste da Assarmatori in tema di codice della navigazione (fra cui l’alleggerimento e la razionalizzazione delle ispezioni a tutela della salute e sicurezza delle sistemazioni e dell’ambiente di lavoro a bordo delle navi).

Non mancano alcuni emendamenti significativi del tutto innovativi rispetto al testo originario. Fra essi da segnalare quello che, ampliando le previsioni del comma 15-bis dell’articolo 17 della legge 84/1994, consentirà alle Adsp di destinare un ulteriore 10% delle tasse portuali all’incentivo all’esodo dei lavoratori delle compagnie portuali risultati inidonei negli anni 2023, 2024 e 2025 (come quelli ad esempio della Culmv di Genova). Un altro emendamento allarga le finalità dei piani operativi di intervento per il lavoro portuale adottabili dai presidenti delle Adsp: oggi sono finalizzati “alla formazione professionale per la riqualificazione o la riconversione e la ricollocazione del personale”, domani potrebbero essere ampliati “alle misure di incentivazione al pensionamento, per gli anni 2023, 2024 e 2025, per i lavoratori delle imprese articolo 16” operanti in conto terzi (come quelli ad esempio della Cpl di Livorno).

Raccolto poi l’invito a intervenire per lo sblocco del fondo (alimentato anche dall’1% delle tasse portuali) per il prepensionamento dei dipendenti di Adsp, terminalisti, imprese portuali e altre imprese titolari di autorizzazioni o di concessioni in porto. La relazione tecnica rappresenta l’urgenza e l’indifferibilità del provvedimento: “I potenziali beneficiari si stimano in circa 5.000 lavoratori con media anagrafica superiore ai 50 anni, per cui si presume una possibilità di utilizzo volontario del costituendo fondo per una media di 100 lavoratori all’anno nei prossimi 20 anni. Dai dati e dalle informazioni raccolte le risorse accantonate dalle imprese ammonterebbero a circa 5 milioni di euro. È evidente pertanto che si debba dare corso alla costituzione del fondo per evitare che dette risorse ritornino nelle disponibilità delle aziende per impossibilità sopravvenuta di poterle liberare”.

Da segnalare infine la proposta di trasferire la giurisdizione sul porto di Marina di Carrara dall’Adsp di La Spezia a quella di Livorno, e quella su Termoli da Bari ad Ancona.

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