Nuovo allarme di Unione Marittimi per il disarmo della nave ex Ilva Corona Boreale
Adi Servizi Marittimi in A.S. avrebbe annunciato ai marittimi l’avvio dello sbarco, con garanzie scarse rispetto a inquadramento contrattuale e sicurezza

Unione Marittimi, in questo caso con il supporto legale dell’avvocato Fabio Altese di Trapani, è tornata a chiede chiarezza e rassicurazioni alle istituzioni e ad Acciaierie d’Italia Servizi Marittimi in A.S. in merito al possibile disarmo della nave Corona Boreale, annunciato per oggi ma dai contorni ancora tutti da definire.
Parte della flotta della ex Ilva Servizi Marittimi, oggi appunto Adi in A.S., lo spintore, ormeggiato a Taranto, già lo scorso maggio pareva destinato a un passaggio di questo tipo, poi non avvenuto.
Secondo la missiva inviata nei giorni scorsi dal legale all’indirizzo di Capitaneria di Porto di Taranto, Mit, Mimit, nonché alla stessa Adi in A.s., alcuni dirigenti dell’azienda avrebbero comunicato in via informale ai cinque marittimi imbarcati sulla nave che oggi 5 agosto 2025 sarebbe stato disposto il suo “disarmo temporaneo” e contestualmente il loro sbarco.
Un annuncio che è stato stigmatizzato da Altese e dal sindacato innanzitutto per lo scarso preavviso (5 giorni, come nel caso precedente), in un “mese particolare” come quello di agosto.
Proprio ricordando il paventato e mai avvenuto sbarco annunciato a maggio, la lettera segnala come all’epoca l’Autorità Marittima competente (ovvero la Capitaneria di porto di Taranto) avesse sconfessato quanto comunicato dall’azienda, evidenziando che al 6 maggio non fosse stata “formalmente avviata alcuna procedura di disarmo né disposto lo sbarco del personale marittimo imbarcato”. Nella stessa comunicazione, prosegue la lettera, la stessa Capitaneria aveva ricordato come una ispezione del Rina condotta a marzo avesse attestato che la nave fosse “sicura del punto di vista della galleggiabilità” e “strutturalmente idonea a sostare in ambito portuale nonché priva di rischi per la sicurezza della navigazione e per l’ambiente marino”. Condizioni in cui però, secondo il sindacato, non verserebbe più ad oggi la Corona Boreale, “soprattutto per quanto concerne i rischi per la sicurezza della navigazione e per l’ambiente marino”.
Un altro punto sottolineato nella missiva riguarda il fatto che nella sua nota la Capitaneria segnalava anche di avere stabilito il numero minimo di personale da destinare al servizio di guardia a bordo durante la fase di disarmo e di avere condiviso le indicazioni con la società armatrice. Le comunicazioni date fornite nei giorni scorsi dai dirigenti di Adi ai marittimi, si osserva, lasciano tuttavia intendere la stessa Capitaneria abbia autorizzato la possibilità di svolgere il servizio da terra.
Un altro tema sollevato nella lettera riguarda l’inquadramento dei marittimi incaricati del servizio di vigilanza una volta formalizzato il disarmo. Stando alle comunicazioni dello scorso maggio, la Capitaneria aveva disposto che questo fosse svolto da personale marittimo imbarcato in regime di comandata, quindi con “regolare inquadramento contrattuale, previdenziale ed assicurativo”. I dirigenti di Adi Servizi Marittimi in A. S. avrebbero invece prospettato ai cinque marittimi della Corona Boreale solo “la mera sottoscrizione di una non ben definita ‘lettera di incarico’”.
Da qui l’appello di Unione Marittimi alla stessa Autorità Marittima affinché vigili sulla sicurezza portuale e sulla corretta assunzione del personale marittimo, sanzionando eventuali irregolarità e faccia chiarezza sui vari punti sollevati.
Ai commissari nominati nell’ambito della procedura di amministrazione straordinaria dell’Ilva e delle società del gruppo, nonché al ministro competente, Unione Marittimi chiede inoltre di accertare se Adi in A.S. possa autonomamente disporre il disarmo delle navi dell’ex Ilva, “considerato che dalle informazioni acquisite e rese pubbliche”, spiega, sembrerebbe che queste continuino ad appartenere al patrimonio dell’Ilva” e “in affitto” ad Adi.
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