Le navi di Zim nel mirino al porto di Genova e di Livorno
Calp e Usb hanno prima costretto la portacontainer israeliana Zim New Zealand a lasciare il Genoa Port Terminal salvo poi attraccare il giorno seguente ma solo per scaricare evitando imbarchi destinati a Israele
Dopo una prima offensiva a una nave della compagnia di navigazione britannica Borchard Lines, i portuali di Genova organizzati con il Calp e il sindacato Usb hanno messo nel mirino la shipping company israeliana Zim “impedendo il carico della nave Zim New Zealand di materiale bellico diretto a Israele, occupando il Terminal Spinelli (Genoa Port Terminal, ndr) e proclamando immediatamente lo sciopero”. A comunicarlo è stato lo stesso sindacato Usb annunciando che nella tarda serata di sabato la nave in questione ha “abbandonato il porto senza aver caricato i container. A Genova non c’è spazio per i traffici di armi, non c’è spazio per le complicità con il governo genocida di Israele”.
Alcune ore più tardi una nota dello stesso sindacato è tornata sulla vicenda precisando che “nella sera del 27 settembre, i portuali del Calp sono stati avvisati dai lavoratori in turno che, proprio in quel momento, al terminal Spinelli era ormeggiata la Zim New Zealand, nave della compagnia israeliana Zim con a bordo dieci container sospetti. Di fronte a questa segnalazione, i portuali – insieme a una parte della città – hanno scelto di entrare in porto per impedire il carico della nave, mentre un numero sempre maggiore di persone si è diretto in solidarietà verso Varco Etiopia. L’Usb ha immediatamente proclamato uno sciopero di 24 ore a partire dalle 21.30 presso il terminal, per garantire ai lavoratori la possibilità di astenersi da ogni operazione di carico e scarico potenzialmente connessa a traffici di armamenti”.
Poche ore più tardi, “grazie alla forza della mobilitazione e alla presenza massiccia di lavoratori, studenti e cittadine e cittadini solidali, è stato ordinato alla nave di lasciare immediatamente la banchina”. La comunicazione di Usb aggiunge: “Le iniziative nei porti italiani contro le merci israeliane si stanno moltiplicando. È tempo che diventi parola d’ordine comune: embargo immediato di tutte le merci dirette o provenienti da Israele, blocco delle navi israeliane nei nostri porti”.
Nel corso della domenica, però, la nave Zim New Zealand è poi entrata in porto ma “per effettuare solo operazione di scarico di circa 150 container e non effettuerà nessun carico per poi lasciare il porto di Genova” ha fatto sapere il Calp. “Stiamo monitorando la situazione – hanno aggiunto, chiedendo – a tutti di rimanere allertati, nel caso in cui avessimo informazioni diverse e nel caso in cui fosse necessario muoversi verso varco Etiopia. Questa nave non deve imbarcare nulla per Israele”.
Dal capoluogo ligure la protesta dello stesso sindacato di base si è propagata alla Toscana, a Livorno, dove la nave Zim Virginia dovrebbe attraccare presso il Terminal Darsena Toscana, nella notte di lunedì 29 settembre.
“La Rsu Usb di Alp (l’Agenzia per il lavoro del porto di Livorno, ndr), insieme alla segreteria Usb, è pronta a dichiarare sciopero qualora anche i lavoratori dell’art 17 dovessero essere avviati su quella nave. È impensabile – si legge in una nota – che in questo momento drammatico, in cui la popolazione di Gaza è sotto attacco e stremata dalla fame, e mentre i nostri fratelli e sorelle sulla Global Sumud Flottilla sono minacciati costantemente, poter pensare di lavorare una nave della compagnia armatoriale israeliana. Non è solo una questione di coscienza ma anche un messaggio politico che vogliamo mandare”.
Dal sindacato confederale Filt Cgil è arrivato intanto un appello rivolto alle imprese per non lasciare soli i portuali in questa battaglia contro ciò che sta avvenendo in Palestina. “Chi amministra i porti, chi gestisce i terminal, le imprese che negli scali lavorano mostrino il coraggio che la situazione drammatica internazionale richiede e agiscano anche loro per impedire che i porti italiani diventino la piattaforma logistica del genocidio del popolo palestinese”. I portuali rappresentano certamente una punta avanzata del movimento che in questi ultimi mesi si è mobilitato e ha scioperato contro il genocidio in Palestina”. “Noi – afferma infine la federazione dei trasporti della Cgil – siamo al fianco dei portuali in questa lotta ma questo carico però non può essere solo sulle loro spalle”.
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