Con questa dichiarazione, in vista della riunione del Marine Environment Protection Committee (Mepc) dell’Imo in programma questa settimana (dal 14 al 17 ottobre), l’Europa in un colpo solo ha risposto al pressing (in direzione contraria degli Stati Uniti) e ha fatto sapere di essere pronta a riconsiderare le attuali tassazioni applicate a livello continentale al trasporto Marittimo (Ets e Fuel Eu). Negli ultimi mesi, in Italia e non solo, le associazioni degli armatori hanno a più riprese chiesto che le navi impiegate su rotte da e per i porti europei non dovessero sottostare a una doppia imposizione fiscale (continentale e mondiale).
Il programma Net-Zero Framework, frutto di un accordo preliminare raggiunto ad aprile per imporre un costo per le emissioni al settore marittimo mondiale, oltre che dall’Ue è sostenuto anche da Gran Bretagna, Cina e Giappone, mentre è fortemente osteggiata dagli Stati Uniti che si era ritirata dai colloqui (in segno di dissenso) e che ancora nei giorni scorsi è tornata a minacciare “misure reciproche” (tasse portuali e restrizioni sui visti) contro i paesi favorevoli a introdurre qualsiasi tariffa applicata alle navi statunitensi.
“Gli Stati Uniti si muoveranno per imporre questi rimedi alle nazioni che sponsorizzano questa esportazione neocoloniale di normative climatiche globali guidata dall’Europa” ha affermato il Dipartimento di Stato americano in una dichiarazione dell’11 ottobre. da qui la dichiarazione di Bruxelles del giorno successivo.
La norma sulle emissioni di carburante per uso marittimo proposta dall’Imo imporrebbe una tassa alle navi di stazza superiore alle 5.000 tonnellate che superano una soglia di emissioni e premierebbe le imbarcazioni che consumano carburanti più puliti. Le navi potranno acquistare unità di compensazione o pagheranno una penale se emettono più della soglia. Le navi che emettono meno di una soglia separata riceveranno unità in eccesso.
Secondo la bozza di regolamento, i proventi derivanti dalla misura verrebbero raccolti da un Fondo Net-Zero dell’Imo che sarà istituito dal Segretariato dell’International maritime Organization e la cui distribuzione dei proventi deve ancora essere decisa. Gli armatori chiedan oche vada a finanziare la transizione ecologica del naviglio attraverso il sostegno al retrofit delle navi, alle nuove costruzioni o a compensazione del maggior costo dei carburanti puliti.
Secondo una ricerca dell’University College di Londra, lo standard Imo sui carburanti potrebbe generare tra 11 e 12 miliardi di dollari all’anno tra il 2028 (anno di entrata in vigore della nuova normativa) e il 2030, poiché la maggior parte delle navi probabilmente ne pagherebbe le conseguenze nei primi anni di attuazione.
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