Art. 19 dello Statuto dei Lavoratori e nuova rappresentatitivà comparativa: rischi e opportunità per il lavoro marittimo
Oltre alle difficoltà della misurabilità, l’introduzione di più sindacati con diritto di negoziazione potrebbe compromettere il raggiungimento di accordi utili per i lavoratori invece che portare a una maggiore unità nella contrattazione

Contributo a cura di avvocato Walter Lo Bocchiaro *
* Lo Bocchiaro Studio Legale
La recente sentenza n. 156/2025 della Corte Costituzionale ha dato vita a una vera e propria rilettura e riformulazione dell’articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori. Questa modifica ha introdotto un cambiamento radicale nel panorama sindacale italiano, determinando l’abbandono del vecchio criterio della rappresentatività numerica a favore di quello della rappresentatività comparativa. Un passaggio che segna un importante passo verso una maggiore equità nelle trattative sindacali, ma che porta con sé anche una serie di riflessioni, in particolare per settori particolarmente complessi come quello del lavoro marittimo.
Il cuore della riformulazione risiede nella possibilità di riconoscere la legittimazione dei sindacati a costituire una Rappresentanza Sindacale Aziendale (RSA) non più solo sulla base della loro forza numerica, ma in relazione alla loro rappresentatività effettiva sul piano nazionale. In altre parole, la rappresentanza non dipende più dal numero di iscritti, ma dalla capacità di un sindacato di rappresentare realmente una fetta consistente dei lavoratori, anche se non necessariamente quella più numerosa. Questo concetto, che viene definito come rappresentatività comparativa, ha l’obiettivo di ridurre il potere discrezionale dei datori di lavoro nella selezione dei sindacati con cui negoziare i contratti collettivi.
Il cambio di paradigma, che ha suscitato non poche discussioni nel mondo del diritto del lavoro, mira a rendere la rappresentanza sindacale più inclusiva e democratica, superando il tradizionale modello che premiava, in modo quasi esclusivo, i sindacati maggioritari. Questa nuova visione, purtroppo, non è priva di rischi e complessità. In settori come quello marittimo, dove le dinamiche internazionali, la mobilità dei lavoratori e la concorrenza globale degli armatori giocano un ruolo determinante, la riscrittura dell’articolo 19 può essere vista come un’opportunità di rinnovamento, ma anche come una sfida da affrontare con grande attenzione.
Le implicazioni per il settore marittimo
Nel settore marittimo, caratterizzato da flotte internazionali, contratti trasnazionali e una costante interazione tra normative nazionali e internazionali, l’introduzione del principio di rappresentatività comparativa offre nuovi spazi di intervento per sindacati che, pur non essendo i più numerosi, sono in grado di rappresentare con forza le specifiche esigenze di determinate categorie di lavoratori. In un settore come questo, dove i contratti di lavoro sono strettamente legati a fattori economici globali, la possibilità di avere sindacati che possano negoziare a nome di lavoratori che altrimenti rischiano di essere ignorati è una novità che potrebbe portare effetti positivi.
In passato, infatti, il modello sindacale italiano si fondava sulla forza numerica dei sindacati, un sistema che, sebbene efficiente sotto certi aspetti, non sempre rifletteva la diversità e le specificità di alcuni settori, come appunto quello marittimo. Nel caso delle flotte internazionali, ad esempio, la rappresentanza sindacale è stata a lungo ostacolata dalla competizione tra i sindacati, da una parte, e dalla flessibilità dei contratti marittimi, che di per sé non avevano bisogno di rispettare gli stessi criteri di protezione previsti per i lavoratori di terra. Inoltre, la concorrenza globale ha permesso agli armatori di sfruttare le normative più favorevoli di paesi con bandiere di comodo, causando un fenomeno di dumping sociale che ha messo in difficoltà le flotte italiane, costrette a competere a parità di condizioni ma con costi decisamente più elevati.
Il nuovo sistema, che premia la rappresentatività effettiva, potrebbe finalmente risolvere alcune di queste problematiche. I sindacati che storicamente si sono occupati di difendere i diritti dei lavoratori marittimi nelle flotte più piccole, ma ugualmente importanti, potrebbero ora avere una maggiore forza contrattuale. Non si tratta più di contare i membri di un sindacato, ma di dimostrare che quel sindacato ha la capacità di rappresentare, in modo significativo, gli interessi di una categoria di lavoratori, anche se non è il più grande.
La rilevanza della sentenza alla luce del CCNL 2024
L’introduzione del principio della rappresentatività comparativa assume una particolare rilevanza anche alla luce dei recenti aggiornamenti della contrattazione collettiva di categoria, avvenuti nel luglio del 2024, che ha introdotto nuove misure per la salute, la sicurezza e la retribuzione dei marittimi. Il nuovo contratto collettivo ha cercato di rispondere a diverse sfide, tra cui quella delle differenze salariali tra le flotte italiane e quelle internazionali, con l’intento di migliorare la qualità della vita lavorativa dei marittimi. La sanità integrativa, ad esempio, rappresenta una novità assoluta, così come il sistema di retribuzione progressiva che premia l’esperienza e la posizione a bordo delle navi.
Un altro aspetto fondamentale di questa riformulazione riguarda il ruolo dei sindacati nella negoziazione dei contratti collettivi. Con l’introduzione della rappresentatività comparativa, anche quei sindacati che, pur non essendo i più numerosi, rappresentano un’importante fetta di lavoratori, potrebbero finalmente avere voce in capitolo nella negoziazione della contrattazione collettiva e integrativa di secondo livello. Ciò sarebbe un passo significativo per una migliore applicazione delle disposizioni contrattuali, sia in Italia che a livello internazionale.
Le difficoltà della misurabilità e del pluralismo sindacale
Uno degli aspetti che potrebbe rivelarsi problematico è la misurabilità della rappresentatività comparativa. Come determinare con certezza quale sindacato rappresenti effettivamente la maggior parte dei lavoratori? La riscrittura dell’articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori ha aperto la strada a una maggiore pluralità sindacale, ma questa pluralità potrebbe risultare difficile da gestire senza strumenti chiari e condivisi. La valutazione della rappresentatività di un sindacato non è un compito semplice, soprattutto in settori in cui la mobilità dei lavoratori è un fattore determinante, come nel caso dei marittimi.
Inoltre, la gestione del pluralismo sindacale potrebbe creare conflitti interni tra i sindacati stessi. Se la riforma permette l’ingresso di più sindacati nelle trattative, sorge il problema di come questi sindacati possano collaborare tra loro senza che la frammentazione indebolisca la forza contrattuale complessiva. A questo si aggiunge la difficoltà di coordinare le voci sindacali in un settore come quello marittimo, dove le trattative internazionali e le normative transnazionali rendono particolarmente complessa la gestione di conflitti di interessi tra le diverse sigle sindacali.
Il rischio, quindi, è che l’introduzione di più sindacati con diritto di negoziazione non porti a una maggiore unità, ma a una divisione delle forze che possa compromettere il raggiungimento di accordi utili per i lavoratori. La questione del pluralismo sindacale, quindi, è una sfida aperta che dovrà essere affrontata con attenzione, affinché la nuova legislazione non provochi una proliferazione incontrollata di sigle sindacali che potrebbero, in ultima analisi, indebolire il potere contrattuale collettivo.
Conclusione: un’opportunità per il lavoro marittimo, ma con delle sfide da superare
In conclusione, la rilettura e riformulazione dell’articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori, attraverso la sentenza della Corte Costituzionale, rappresenta un’importante opportunità per il settore sindacale italiano, in particolare per settori come quello marittimo. Se da un lato la rappresentatività comparativa potrà finalmente dar voce ai sindacati che rappresentano efficacemente i lavoratori, anche se non sono i più numerosi, dall’altro lato bisognerà fare attenzione alle difficoltà che nascono dalla misurabilità della rappresentatività e dalla gestione del pluralismo sindacale. Il rischio di una frammentazione potrebbe compromettere l’efficacia delle trattative e rallentare i progressi verso una maggiore equità nel settore marittimo.
Tuttavia, se il legislatore riuscirà a garantire un sistema che regoli correttamente questi aspetti, i lavoratori marittimi potrebbero finalmente beneficiare di una rappresentanza sindacale più giusta e in grado di rispondere meglio alle sfide globali del settore. Una maggiore equità nelle trattative sindacali e una maggiore protezione per i lavoratori sono obiettivi che possono essere raggiunti, a condizione che si superino le difficoltà legate alla gestione del pluralismo e alla definizione chiara della rappresentatività comparativa.
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