Su retribuzione ferie la Filt Cgil apre alla negoziazione con terminalisti e armatori
Il segretario generale D’Alessio propone un adeguamento del Ccnl basato sul calcolo della media delle componenti variabili e continuative del salario dei portuali

L’appello ai sindacati lanciato dalla sezione terminal operator di Confindustria Genova due giorni fa non è andato a vuoto.
Il segretario generale porti e trasporto marittimo della Filt Cgil Amedeo D’Alessio, attraverso le colonne di Port News (la testata edita dall’Autorità di sistema portuale di Livorno), ha infatti espresso la posizione del maggior sindacato di categoria sul tema dei rimborsi monstre che, come svelato da SHIPPING ITALY, sulla base di una recente sentenza del Tribunale del lavoro di Venezia, i terminalisti di tutta Italia potrebbero vedersi costretti a versare ai dipendenti, dato che secondo i giudici il forte gap fra il salario ordinario e quello riconosciuto durante le ferie non è conforme alla normativa europea.
Nell’articolato intervento D’Alessio ha innanzitutto sottolineato la solidità della posizione giuridica dei lavoratori, richiamando “il principio antidissuasivo” della normativa europea e la corposa giurisprudenza sottostante anche all’ultima pronuncia giudiziaria in questione. E, nel tentativo di confutare diplomaticamente lo spauracchio agitato da controparte (la decadenza dell’intero Ccnl col venir meno dell’articolo 11 relativo alla disciplina delle ferie dei dipendenti), ha prima ricordato come “qualora una norma interna (i Ccnl sono equiparati a fonti del diritto, ndr) risulti in contrasto con un principio del diritto dell’Unione dotato di effetto diretto (come è stato riconosciuto per il diritto alle ferie retribuite), il giudice nazionale ha l’obbligo di disapplicare la disposizione nazionale confliggente”. E ha poi evidenziato che l’approccio dei giudici “supera, quindi, la mera elencazione delle voci retributive contenuta nei contratti collettivi e impone una valutazione sostanziale di ciascuna componente”.
Da qui la pars costruens, con quella che di fatto, previo il riconoscimento di come l’orientamento di Cassazione “non introduce un principio di onnicomprensività assoluta della retribuzione feriale”, è una proposta di mediazione, presumibilmente atta a sanare in qualche modo anche il pregresso (la sentenza veneziana ha riconosciuto arretrati fino al 2007).
D’Alessio, rivendicata ancora l’imprescindibilità, derivante dalle sentenze, dell’integrazione della “base di calcolo prevista dall’attuale contratto collettivo”, propone nel dettaglio di includere nel salario feriale, “previa valutazione sostanziale di ogni emolumento, una media delle componenti variabili e continuative della retribuzione ad oggi ancora escluse (…). In questo modo, oltre a sanare l’irregolarità e a conformare le aziende ai principi giurisprudenziali consolidati, si restituirebbe centralità al ruolo negoziale delle parti che trova la sua massima espressione nell’esercizio della contrattazione” conclude il sindacalista, ributtando la palla della responsabilità di un’eventuale opzione dello scontro giudiziario frontale nel campo della controparte.
Non solo terminalistica: in una nota diffusa in queste ore, infatti, Filt Cgil chiama in causa e avanza la stessa proposta anche all’industria armatoriale, relativamente a cui una tematica analoga a quella dei portuali è stata aperta da una sentenza di Cassazione relativa al caso di un marittimo di Caronte&Tourist.
Non resta che attendere la risposta datoriale.
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