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Dal 5 luglio le navi da crociera via da San Marco, ma i sindacati confederali protestano

C’è una data per l’addio delle navi da crociera a San Marco e al Canale della Giudecca, e secondo quanto riporta il Corriere del Veneto è quella del prossimo 5 luglio. Secondo quanto riferito dalla testata veneziana, il governo avrebbe già pronto al riguardo un provvedimento che avrebbe inoltre tra i suoi punti centrali la […]

di Nicola Capuzzo
17 Giugno 2021
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C’è una data per l’addio delle navi da crociera a San Marco e al Canale della Giudecca, e secondo quanto riporta il Corriere del Veneto è quella del prossimo 5 luglio.

Secondo quanto riferito dalla testata veneziana, il governo avrebbe già pronto al riguardo un provvedimento che avrebbe inoltre tra i suoi punti centrali la deviazione dei transiti a Marghera tramite il canale dei Petroli (“attraverso la bocca di porto di Malamocco e non più quella del Lido”), la nomina di un commissario straordinario che andrebbe a occuparsi dei cosiddetti “approdi diffusi” così come a verificare il possibile utilizzo del canale Vittorio Emanuele per le navi più piccole (che continuerebbero ad approdare alla Stazione Marittima), così come uno stanziamento da 100 milioni di euro per “attrezzare i nuovi terminal” (in primis Vecon, ma non è escluso che possa essere coinvolto anche Tiv) e a mo’ di compensazione per i disagi. Il testo sarebbe già stato trasmesso alla Regione Veneto.
Il commissario, aggiunge ancora Il Corriere del Veneto, dovrà valutare se i due approdi — oltre a quello sulla banchina nel canale industriale nord, il cui approntamento come aveva precisato già lo scorso dicembre l’allora ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli richiederà tempi più lunghi — potranno diventare ‘definitivi’ fino alla realizzazione di un nuovo terminal fuori dalla Laguna. Al riguardo si segnala peraltro che pochi giorni fa la AdSP ha pubblicato l’avviso di preinformazione senza effetto di indizione di gara per il ‘concorso di idee’ relativo a questa soluzione. Come già noto, il piano è di arrivare a realizzare “punti di attracco fuori dalle acque protette della laguna di Venezia” che possano essere utilizzati sia dalle navi passeggeri con stazza lorda superiore alle 40.000 tonnellate sia dalle portacontainer”.

Tornando al nuovo piano definito dal provvedimento, va aggiunto che questo, seppur non confermato, ha però già incontrato l’opposizione dei sindacati confederali, che si sono detti contrari al trasferimento immediato delle navi a Marghera.  “È necessario che il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili ci convochi urgentemente utile, per smentire quanto dovrebbe accadere entro il prossimo 5 luglio affinché l’intera portualità veneziana ed il sindacato non riprendano a manifestare per affermare le proprie ragioni a favore del lavoro e dell’economia cittadina” ha dichiarato il segretario nazionale Filt Cgil Natale Colombo. Secondo Colombo in particolare il trasferimento, stante “l’inesistenza delle infrastrutture necessarie ad accogliere i passeggeri”, sarebbe “un atto assolutamente ingiustificato ed irresponsabile”, che rischia di “aprire una preoccupante stagione vertenziale che non aiuta affatto la ripresa dell’economia del territorio, oltre a pregiudicare pesantemente la ripresa del lavoro nei terminal fortemente penalizzati dalla pandemia”. Simile il commento di Monica Mascia, Segretario Nazionale Fit-Cisl, che ha affermato: “Abbiamo lavorato per mesi per trovare una soluzione condivisa che tenesse conto certamente delle esigenze del capoluogo veneto ma anche dell’occupazione e, più in particolare, delle 5.000 fra lavoratrici e lavoratori, diretti e indiretti, coinvolti e della adeguatezza delle infrastrutture a disposizione, nonché dell’ambiente. Come parti sociali avevamo individuato la soluzione stazione marittima come punto di approdo e ora si inverte la tendenza, senza nemmeno tenere conto del fatto che Marghera non è ancora adeguatamente attrezzata ad accogliere i passeggeri”.

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