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Raddoppiato nel 2024 il numero di marittimi abbandonati a bordo

Casi raddoppiati (oltre 3mila) nell’esercizio scorso secondo l’Itf. Record fra i lavoratori indiani

di REDAZIONE SHIPPING ITALY
26 Febbraio 2025
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Il 2024 è stato un anno nero per l’abbandono di marittimi, il cui raddoppiato è quasi raddoppiato rispetto all’anno precedente passando da 1.676 a 3.133 lavoratori del mare.

Lo ha rilevato l’Itf – International Transport Workers Federation: “L’anno scorso sono state abbandonate in totale 312 imbarcazioni, rispetto alle 132 del 2023, con un sorprendente aumento del 136%. Ventotto imbarcazioni sono state inoltre responsabili dell’abbandono di più equipaggi nello stesso anno, con tre imbarcazioni segnalate tre volte e 25 segnalate due volte” ha spiegato una nota.

Un rapporto dell’ITF, presentato all’Organizzazione marittima internazionale (Imo), descrive in dettaglio “l’aumento vertiginoso degli abbandoni segnalati e sottolinea il fallimento del sistema delle bandiere di comodo, fondamentale per l’attuale impunità delle violazioni dei diritti dei marittimi”.

I marittimi abbandonati possono sperimentare mesi di salari non pagati, condizioni di bordo estremamente scadenti, cibo e acqua potabile inadeguati e lunghi periodi di lavoro senza un adeguato riposo. In alcuni casi, vengono lasciati completamente bloccati per mesi, persino anni: “La mancanza di controllo e di reattività da parte degli Stati di bandiera e di approdo, la mancanza di assicurazione per le navi e il rifiuto degli armatori di accettare di maltrattare il proprio equipaggio sono fattori comuni che contribuiscono all’abbandono e complicano la risoluzione dei casi” ha aggiunto l’Itf.

Steve Trowsdale, coordinatore dell’Itf Global Inspectorate, ha affermato: “Il 2024 è stato l’anno peggiore mai registrato per quanto riguarda l’abbandono dei marittimi.  Il 90% del commercio globale avviene tramite trasporto marittimo e i marittimi sono la spina dorsale di questo settore. È una vergogna assoluta che armatori senza scrupoli stiano abbandonando così tanti equipaggi impunemente da parte di governi e regolatori internazionali. Questo non è altro che un tradimento dei lavoratori chiave del commercio globale”.

Secondo i dati Itf il 90% delle imbarcazioni abbandonate naviga sotto bandiera di comodo, così distribuite: Panama: 43; Palau: 37; Tanzania: 30; Comore: 29; Camerun: 20; Sconosciuto: 20; Bahrein: 16; Togo: 9; St. Kitts: 9; Vanuatu: 8. Risultano dovuti 20,1 milioni di dollari ai marittimi per salari non pagati (l’Itf ha recuperato finora 10,4 milioni di dollari). Le navi cargo sono le imbarcazioni abbandonate più segnalate (il 30% di tutte le imbarcazioni – 93).

Questa la distribuzione dei luoghi di abbandono:

Medio Oriente: 108 (principale Paese in cui si è verificato l’abbandono nella regione: Emirati Arabi Uniti, 42); Europa: 74 (principale Paese in cui si è verificato l’abbandono nella regione: Turchia, 25); Asia Pacifico: 62 (principale Paese in cui si è verificato l’abbandono nella regione: India, 13); Africa: 34 (principale Paese in cui si è verificato l’abbandono nella regione: Gibuti, 9); America Latina e Caraibi: 19 (principale Paese in cui si è verificato l’abbandono nella regione: Brasile, 5); Nord America: 8 (principale Paese in cui si è verificato l’abbandono nella regione: Stati Uniti, 6); Segnalati in mare: 7.

Ad attenzionare un particolare dettaglio sulla nazionalità dei marittimi abbandonati (si veda il grafico in pagina) è stato Gian Enzo Duci, managing director di Esa Group, società specializzata anche nel manning: “I dati 2024 pubblicati dall’ITF sulle navi e sui marittimi abbandonati vanno analizzati con attenzione e non possono essere trascurati dal cluster marittimo internazionale. Se Siria e Ucraina possono essere parzialmente spiegate dalle vicende geopolitiche che interessano quei Paesi, il caso India meriterebbe un focus a parte soprattutto se comparato alle Filippine che pur avendo un numero maggiore di persone ‘in acqua’ ha abbandoni ben inferiori probabilmente a dimostrazione di un sistema più strutturato e di una migliore implementazione della Mlc”.

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